Ambiente e sostenibilità, la Svizzera al primo posto al mondo (e Burundi all'ultimo)

Secondo il rapporto Epi, la principale minaccia per la salute pubblica è la scarsa qualità dell'aria. Le nazioni con le migliori prestazioni ambientali sono Svizzera, Franca e Danimarca, mentre l'Italia si trova al 16simo posto

Svizzera, Francia e Danimarca. Sono queste le nazioni appena salite sul podio (rispettivamente, prima, seconda e terza) dell'ultimo rapporto dell'Environmental Performance Index (Epi, indice di sostenibilità ambientale). La classifica, che in altre parole misura l'impatto ambientale e le prestazioni dei singoli paesi, è stata stilata dai ricercatori delle università di Yale e Columbia, in collaborazione con il World Economic Forum, in corso a Davos. Dall'istantanea di quest'anno, che ha analizzato 180 paesi prendendo in considerazione ben 24 indicatori (che permettono di capire quanto e in quale ambito un singolo Paese si sta impegnando maggiormente e dove invece si deve concentrare di più per salvaguardare l'ambiente e di conseguenza noi esseri umani), è emerso che la qualità dell'aria è la principale minaccia ambientale per la salute pubblica.

Come si legge nel rapporto, la prima classificata di quest'anno, è la Svizzera, il paese che riflette le prestazioni più elevate nella maggior parte dei problemi globali e in particolare per la qualità dell'aria e per la protezione del clima; seguita poi da Francia, Danimarca, Malta e Svezia. Invece, a trovarsi agli ultimi posti della classifica ci sono India e Bangladesh, insieme a Burundi, Repubblica democratica del Congo e Nepal, che, precisano i ricercatori, sono indicativi della necessità di ulteriori sforzi di sostenibilità nazionale su una serie di fronti, in particolare per la qualità dell'aria, la protezione della biodiversità e la riduzione delle emissioni di gas serra.

Gli Stati Uniti si sono posizionati al 27esimo posto con punteggi elevati in alcuni ambiti, come i servizi igienico-sanitari e la qualità dell'aria, ma hanno riportato prestazioni più basse su altri, tra cui la deforestazione e le emissioni di gas serra. Tuttavia, questa classifica mette gli Stati Uniti vicino alle nazioni industrializzate, dietro alla Francia (2° posto), Regno Unito (6° posto), Germania (13° posto), Italia (16° posto), Giappone (20° posto) e Canada (25° posto). Tra le economie emergenti, la Cina e l'India occupano rispettivamente il 120° e il 177° posto, a riprova delle tensioni demografiche e della rapida crescita economica che impongono all'ambiente, mentre le Seychelles, secondo l'Epi, sono il paese che ha fatto più progressi negli ultimi dieci anni, grazie soprattutto al suo impegno nella lotta alle emissioni di gas serra.

Riassumendo, sempre secondo il rapporto, la comunità globale sta facendo progressi su una serie di questioni, come l'accesso all'acqua potabile, i servizi igienico-sanitari e la protezione degli ecosistemi marini, mentre altre questioni rimangono delle vere e proprie sfide, come la sostenibilità della pesca, soprattutto in Papua Nuova Guinea e Portogallo, la scarsa qualità dell'aria, in particolare in India, Cina e Pakistan, e la deforestazione, soprattutto in Indonesia, Malesia e Cambogia.

(foto: Epi)

L'analisi dell'Epi, inoltre, evidenzia che il reddito di un Paese (il Pil) è uno dei fattori determinanti nel successo ambientale: gli investimenti nell'acqua potabile e nei servizi igienici moderni, per esempio, si traducono rapidamente in risultati migliori per la salute ambientale. Tuttavia, precisano i ricercatori, alcuni paesi hanno ottenuto punteggi che superano le nazioni che hanno con situazioni economiche simili, dimostrando quindi che un buon governo e opportune scelte politiche influenzano notevolmente anche i risultati. “Poiché la comunità mondiale persegue nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, i responsabili delle politiche devono sapere chi è in testa e chi è in ritardo sulle sfide energetiche e ambientali”, precisa Daniel C. Esty, direttore dello Yale Center for Environmental Law & Policy. “L'Epi del 2018 conferma che il successo in termini di sviluppo sostenibile richiede sia il progresso economico per investire in infrastrutture ambientali sia un'attenta gestione dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione”.

Va precisato, tuttavia, che sebbene l'Epi si basi sui migliori dati globali disponibili, provenienti da enti di ricerca internazionali e organizzazioni internazionali, gravi lacune nei dati ne limitano la capacità di misurare i risultati (e in particolare i cambiamenti nelle prestazioni) su una serie di questioni importanti. “Sono necessarie migliori raccolte di dati, rapporti e verifiche su una vasta gamma di questioni ambientali”, ha affermato Zach Wendling, autore del rapporto. “Il mondo ha bisogno di dati migliori sull'agricoltura sostenibile, sulle risorse idriche, sulla gestione dei rifiuti e sulle minacce alla biodiversità. Il sostegno ai sistemi di dati globali è uno dei passi più importanti che la comunità mondiale può intraprendere per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.