La Bonino peggio di Riina, quando i preti sparlano sui social

Dopo l'attacco alla 17enne vittime di stupro un altro sacerdote bolognese scambia il social per un pulpito e paragona l'attivismo pro-aborto della leader radicale all'ex capo di Cosa nostra

Già il contenuto è raccapricciante. In più, è stato rilanciato – con la solita leggerezza – su Facebook. In una sequela continua di preti e sacerdoti che scambiano i social network per pulpiti improvvisati da cui lanciare le loro sgangherate accuse. Prima è capitato con tale don Lorenzo Guidotti, a Bologna, che si è rivolto con toni e parole inqualificabili alla richiesta d’aiuto di una 17enne che ha denunciato una violenza sessuale. Puntualmente difeso dai soliti ignobili come Matteo Salvini e Carlo Giovanardi. Adesso con un altro, Francesco Pieri, sempre a Bologna, che invece ha pensato bene di produrre un obbrobrioso paragone: quello fra le sanguinarie azioni criminali di Totò Riina e l’attivismo a favore dell’aborto di Emma Bonino.

Con uno di quegli orrendi post colorati ha pensato bene di lanciare questa domanda: “Ha più morti innocenti sulla coscienza Totò Rijna (sic!) o Emma Bonino?”. Costui insegna alla facoltà teologica dell’Emilia-Romagna e, come spiegano le cronache, ha incassato anche il Like di don Massimo Vacchetti, vice-economo della Curia e responsabile della Pastorale dello sport. Segno che il sentimento è evidentemente più diffuso e che ai ministri di Dio non crea alcuno scompiglio mettere l’uno contro l’altro l’ex capo di Cosa nostra condannato a decine di ergastoli e morto senza mai pentirsi a una delle più importanti personalità repubblicane. Certo resasi responsabile di numerosi procurati aborti nel corso degli anni Settanta, specialmente nel percorso verso la campagna per il referendum e dopo aver fondato a Milano il Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto. Per questo, e per sollevare un dibattito essenziale, si è costituita prima di dare inizio alla sua carriera politica.

Se per la scienza un embrione di due mesi non è un bambino, senza dubbio può esserlo per un cattolico. Se il metodo Karman poteva essere e anzi senz’altro era discutibile, si dimentica di collocare le azioni di Bonino nel giusto contesto: quello di un Paese in cui l’interruzione di gravidanza era reato e che camminava verso un salto di qualità nei diritti delle persone. Le diverse notizie circolate negli anni, per esempio quella di aver causato 3mila ricoveri per setticemia, non sono confermate. Ciò che è confermato, invece, è che i decessi procurati dagli aborti clandestini precedenti la legge 194 erano stimati intorno ai 20mila all’anno. E che addirittura prima del metodo Karman si utilizzavano modalità ben più pericolose.

Al netto del percorso di vita e di attivismo politico di Bonino, su cui ovviamente ciascuno può pensare ciò che crede (fra 1974 e 1975 gli aborti clandestini per aspirazione, usando spesso pompe da bicicletta, sarebbero stati migliaia) quello che sconvolge è il paragone. In che modo un prete può affiancare simili personalità e rilanciare questa sua osservazione in pasto ai social? Non è vero, come approfondisce il prete nei commenti, che “moralmente non c'è differenza”. Eccome se c’è differenza: fra una persona che ha lottato, magari sporcandosi le mani, per allargare i diritti civili e il capo della Mafia ce n’è, di differenza. Ma d’altronde il dialogo è impossibile con uno che, più avanti, pubblica un vecchio articolo del cardinale Giacomo Biffi, scomparso nel 2015, in cui l’ex arcivescovo bolognese paragonava l’aborto ai lager nazisti. Il fondamentalismo non ha colore né costituisce esclusiva di una confessione religiosa. Tutt’altro.

Pieri è infatti ritenuto vicino al Popolo della Famiglia e incassa la solidarietà di un qualche esponente di quella formazione che spiega come il prete sia stato “vittima della gogna mediatica”. “Per la seconda volta i media stanno cercando di mettere sulla graticola un sacerdote della diocesi di Bologna, per un post privatamente scritto su Facebook – ha spiegato Mirko De Carli – è evidente che, in un momento di disorientamento e di divisione nel mondo cattolico, si vogliano colpire le prese di posizione degli ecclesiastici che suonano meno allineate con il pensiero unico”.

Primo, definire la profonda indignazione di moltigogna mediatica” sembra una follia. Le reazioni altrui sono sempre eccessive ma non si analizza mai la violenza feroce di chi ha dato il calcio d’inizio. Secondo, se posizioni del genere guadagnano attenzione è anche perché – oltre alla loro inadeguatezza sotto ogni punto di vista – sono state diffuse su una piattaforma pubblica. Qualsiasi post “privatamente scritto su Facebooknon ha in realtà alcuno statuto di privatezza. E d’altronde non si può pensare che l’autore non ne fosse consapevole. Al contrario, viene il dubbio che si faccia di tutto per mescolare i piani e confondere le menti.