9 vecchie pubblicità sessiste rifatte al contrario
Il sessismo in pubblicità ha contribuito negli anni a una certa visione della donna e del suo ruolo nella società. Ma cosa sarebbe successo a parti invertite? Il fotografo Eli Rezkallah, con il progetto*“In a parallel universe”*, ha provato a immaginarlo ricreando una serie di immagini pubblicitarie, fittizie, dove il maschio è al centro di un messaggio denigratorio o sminuente, in parallelo con pubblicità d'epoca con un'estetica alla *Mad Men. *L'intento di Rezkallah era di mettere in discussione il sessismo moderno, "mostrandolo in tono ironico per accendere una conversazione attraverso il gioco di ruolo".
L'intento era nobile ma Rezkallah si è scontrato, a vari livelli, con la reazione del pubblico. Alcuni gli contestano di aver semplicemente proposto uno stereotipo al contrario, altri di non contestualizzare le immagini nella cultura del tempo. C'è anche chi su Twitter lo accusa di arrivare tardi sull'idea e sul concept delle pubblicità sessiste al contrario e in effetti pare proprio così.
Problema più scottante, alcune delle vecchie pubblicità utilizzate da Rezkallah sembrano presentare qualche problema di attendibilità. Ad esempio quella del claim Hardee's viene bollata come fake, per vari motivi: la catena è nata negli anni '60 e il simbolo appare più recente, generato dalla fusione con un altro player sul mercato.
Inoltre, la pubblicità, paradossalmente, parla male del prodotto. Cercando in rete, sembra che l'immagine utilizzata sia il clone di un'altra pubblicità d'epoca, di una ditta che produceva, per davvero, lavandini. Qualche dubbio solleva anche l'immagine della pubblicità della birra Schlitz: la frase nell'immagine o è stata aggiunta a posteriori?
C'è anche il tema contestualizzazione: ad esempio una delle immagini utilizzate da Rezkallah, quella dei pantaloni Mr Leggs, era stata anni fa al centro di un'analisi in Francia per capire dove fosse apparsa per la prima volta, per dimostrare che c'era una logica di racconto inopportuna, ma non sessista a senso unico.
Insomma, pur non togliendo nulla all'aspetto creativo e al messaggio generale, sembra che il fotografo libanese non abbia prestato la dovuta attenzione, pensando più al fine dell'operazione che all'aspetto filologico.
Potete farvi un'idea del progetto, guardandolo le foto qui sopra.