Non prendete in giro l'Italia

Aspiranti premier e parlamentari, liberateci dal tema delle fake news in campagna elettorale. Abbiate pietà di chi (non) andrà a votare

Un recente articolo di Joe Biden, ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America per otto anni accanto a Barack Obama, ha riaperto la discussione sull’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, quando vinse il No con le conseguenti dimissioni dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Secondo Biden (e Michael Carpenter, l'altro autore dell'articolo pubblicato su Foreign Affairs), alcuni gruppi di troll - istituiti e/o sovvenzionati dal governo russo - avrebbero postato sui social tante informazioni false così da inquinare il dibattito, facendo emergere le ragioni del No per impedire l'approvazione delle riforme costituzionali volute dal governo dello stesso Renzi. Non solo. Secondo Biden e Carpenter la **Russia starebbe supportando Lega Nord e Movimento 5 Stelle **in vista delle prossime elezioni politiche della primavera 2018.Motivo? Creare ancora più instabilità in Europa con la vittoria di forze che vedono nell'Unione un pericolo.

Così, il tema delle fake news rischia di diventare sempre di più centrale nella discussione della campagna elettorale italiana. Purtroppo impoverendo di contenuti il dibattito. Se si è in buona fede, quando si menziona l'espressione fake news, si sta infatti parlando del nulla. Altrimenti si sta provando a svicolare di fronte a mancanza di idee e progetti per il futuro. Tra parentesi: le elezioni si vincono sul domani, non sui risultati ottenuti. Giusto o sbagliato, è così. Si spera che tutti ne prendano atto, Matteo Renzi compreso.

Perché si sta parlando del nulla o si sta svicolando? Prima di tutto perché le fake news, le quali in molti ripetono essere nate in rete, in internet non si sono affatto generate. È inutile ricordare come il mai avvenuto allunaggio del 1969, il presunto legame tra vaccini e autismo o la ridicola efficacia del metodo Stamina (solo per citare tre casi) sono il frutto di menzogne apparse su media tradizionali e non online. È quindi facilmente dimostrabile che le fake news non nascono in rete, ma semmai molto prima.

Parlare di fake news è poi un modo per sviare da propri insuccessi o povertà di argomenti. Come mai, infatti, in Francia (elezione di Emmanuel Macron) o in Germania nessun hacker di stato (russo) è stato in grado di condizionare le elezioni? Il sospetto è che si cerchi continuamente un alibi. Così, perdendo tempo, si parla di leggi contro le fake news - peraltro solo online come se sulla carta non ce ne fossero - o di auspicabili accordi con social network in grado di correggere i propri algoritmi per diminuire il numero di bufale. Chi scrive pensa che solamente attraverso una sana educazione ai cittadini (partendo dalle scuole) su come leggere e fidarsi delle notizie si possa aiutare la società nella formazione di un'opinione pubblica.

È poi illegale che alcuni stati influenzino le elezioni altrui? È difficile stabilirlo scientificamente. È però altrettanto indubbio che, nei suoi primi 50 anni di storia repubblicana, proprio la vita politica dell'Italia sia stata fortemente condizionata dalle superpotenze dell'epoca. Sia la DC sia il PCI avevano contatti diretti - su cui passavano anche ingenti investimenti - con, rispettivamente, Stati Uniti e Unione Sovietica. Il problema di oggi, più di allora, è semmai che i nostri leader mostrano sempre maggiore subalternità rispetto a quelli stranieri. Prova ne siano i continui selfie di Matteo Salvini con Vladimir Putin o Marine Le Pen o le dichiarazioni da studente in gita di Matteo Renzi, la prima volta a Downing Street: "È un sogno essere qui".

Infine: è così strano che la propaganda passi sui media? Tutt'altro. In Italia conosciamo benissimo questo meccanismo che ha visto il suo picco più di 23 anni fa, quando il "principiante" della politica Silvio Berlusconi inondava le sue reti televisive (allora più potenti di oggi) con improbabili promesse come il milione di posti di lavoro in più. È in quel momento che in Italia il marketing è entrato ufficialmente in politica e i nostri governanti sono diventati follower della pancia del paese più che laeder in grado di parlare al nostro cervello. In questo senso c’è una grande continuità tra Silvio Berlusconi e Forza Italia e Beppe Grillo con il "suo" Movimento 5 Stelle.

Non prendiamoci in giro, dunque. E togliamo le fake news dalla campagna elettorale, tra l’altro periodo nel quale la politica - quasi per definizione - mente un po’ di più. Pensiamo al futuro di questo paese che nonostante tutto e anche “sorprendentemente” è ricominciato a crescere, come ha detto qualche giorno fa il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Serve un progetto per il futuro.

1.Capire come affrontare i nuovi equilibri imposti dalle tecnologie in termini di lavoro, welfare, fisco, ambiente, industria.

2.Decidere quale sia il nostro ruolo in Europa.

3.In che modo avvicinare il Sud Italia al Nord.

4.Comprendere perché in alcune parti d’Italia incubi del passato come CasaPound o Forza Nuova stanno tornando.

5.Avere una strategia su integrazione e immigrazione che vada oltre il sacrosanto salvataggio di vite in mare.

L’elenco delle cose su cui si dovrebbe avere le idee chiare è lunghissimo. È su quello che ci si dovrebbe confrontare. Ammesso che esistano, infatti, nessuno vincerà o perderà per alcuni gruppi di troll russi.