Negozi chiusi a Natale. E l'ecommerce?

Il candidato premier dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, insiste sulla legge per alcune chiusure obbligatorie nei festivi. Come affrontare la concorrenza online?

Negozi chiusi durante le feste, famiglie più felici”, scrive Luigi Di Maio, il candidato premier del Movimento 5 Stelle, nel suo ultimo post sul blog di Beppe Grillo. Il deputato pentastellato entra a gamba tesa in un dibattito ricorrente in Italia, da quando, nel 2012, il decreto Cresci Italia del governo Monti ha liberalizzato gli orari dei negozi. Ha senso che un esercente tenga aperto a Natale o Santo Stefano? Di Maio sventola la proposta di legge 5 Stelle, già approvata alla Camera: sei giorni di riposo obbligatori per i negozianti sui dodici festivi in calendario e rotazione tra gli esercizi affinché il 25% delle insegne sia aperto. “I negozi sempre aperti dal lunedì alla domenica senza rotazioni e senza possibilità di chiusura hanno massacrato le famiglie degli esercenti che non si riposano più. I bimbi devono crescere a contatto con i loro genitori”, è l'affondo di Di Maio.

Il candidato grillino tocca un nervo scoperto. Si avvicina Natale, siamo tutti più buoni e una cattedrale dello shopping come il centro commerciale Oriocenter di Bergamo aperta il 25 dicembre prefigura lo squallore di corsie vuote e commessi con le braccia conserte in attesa che all'orizzonte si affacci un cliente. A metà novembre oltre mille lavoratori del centro hanno chiesto di rivedere il piano di aperture festive, che per la prima volta contempla Natale e Santo Stefano, ma senza successo. I sindacati minacciano sciopero. La Cgil è sempre stata scettica sugli orari liberalizzati. Federmoda (galassia Confcommercio) ha preso le distanze. Lo stesso Giorgio Santambrogio, presidente dell'Associazione distribuzione moderna (Adm), che riunisce le sigle di rappresentanza dei supermercati (favorevoli alla riforma Monti), dichiara a Wired: “Mi dissocio dai centri commerciali aperti a Natale, non penso che siano economicamente sostenibili”. Per un candidato premier questa “corrispondenza d'amorosi sensi”, per scomodare il Foscolo, è una manna. Per di più se la legge c'è, è stata votata già alla Camera e manca il Senato.

L'Italia è in effetti l'unico Paese in Europa che non pone vincoli all'apertura dei negozi. E la proposta 5 Stelle tempera in parte la liberalizzazione, poiché prevede una percentuale di esercenti in funzione anche nei giorni di festa. Non tiene però conto di un concorrente strisciante: l'ecommerce. Il Politecnico di Milano ha calcolato che anche in Italia i consumatori comprano online più prodotti che servizi. Nel 2017 i volumi di vendita valgono 23,6 miliardi di euro, il 17% in più rispetto all'anno precedenti e il 52% passa dall'acquisto di beni, dalla spesa alimentare all'abbigliamento, fino all'elettronica. Dopo il turismo, che comprende le prenotazioni di hotel, viaggi e trasporti ed è il primo settore per valore, gli italiani spendono 4 miliardi in elettronica di consumo (+28% in un anno), 2,5 miliardi in abbigliamento (+28%), poi arredamento e alimentari. Circa un quinto del valore della spesa passa dallo smartphone. Si acquista quando si ha tempo, dal divano alla metropolitana.

Le cifre dell'ecommerce in Italia sono ancora residuali rispetto al volume dei consumi, ma tracciano l'andamento dei prossimi anni. Il Black Friday è approdato in Italia sulla scia degli sconti offerti online ma quest'anno ha contagiato tutti i negozi, dalle grandi catene alle vetrine sotto casa. Domandarsi se abbia senso tenere aperto un negozio di vestiti a Natale o a Pasqua è legittimo ed è sensato rispondersi che non c'è necessità di avere esercizi aperti tutti i giorni a tutte le ore del giorno. Però è opportuno anche osservare che mentre un negozio online può acquisire ordini in qualsiasi momento, anche mentre si ingolla il pranzo di Natale, salvo consegnarlo quando è più comodo, il negozio fisica lega il suo fatturato alle aperture.

Di Maio coglie nel segno quando riconosce che il lavoro festivo toglie tempo alla famiglia, ma la soluzione è la sola chiusura natalizia, peraltro a rotazione (quindi, prima o poi, capiterà di dover lavorare)? Forse bisognerebbe lavorare di sponda, sulla conciliazione tra i tempi della famiglia e quelli del lavoro (un genitore da solo andrebbe facilitato nella gestione dei festivi), la semplificazione dei contratti per affrontare i picchi di lavoro, creare camere di compensazione per gli esercenti stessi. E affrontare la questione ecommerce: quel grande bazar infatti, senza commessi, può restare sempre aperto. Per questo Adm chiede di giocare ad armi pari. Se gli altri sono chiusi, d'altronde, Amazon ringrazia.