Elezioni, un governo a 5 stelle è improbabile (ma non impossibile)

Alle ultime elezioni i sondaggisti sono andati molto fuori centro, e se succedesse di nuova la partita sarebbe aperta per tutti

Per cercare di dare il quadro più accurato possibile dei futuri scenari politici, tifoserie di ogni genere a parte, i dati dei sondaggi sono soltanto il punto di partenza. Quando chiediamo al dottore di fare una diagnosi difficile è certo importante sapere cosa ci dice ma chi, potendo, non andrebbe a controllare quante volte in passato ha azzeccato malattia e cura giuste?

Capire quanto possiamo fidarci dei sondaggi e dei sondaggisti è allora fondamentale per mettere in prospettiva i numeri che ci piombano addosso da ogni dove, e prepararci a eventuali – spesso inevitabili – errori. Il modo forse più semplice è tornare indietro di qualche anno, e verificare a posteriori quanto i sondaggisti sono andati vicini al risultato finale. Meno sono stati affidabili in passato, più sembra ragionevole aspettarci sorprese anche a questo giro.

Guardando alle due scorse principali elezioni, politiche del 2013 e europee del 2014, troviamo che in entrambi i casi i sondaggisti non hanno saputo affatto anticipare due grandi successi elettorali, prendendo ampi granchi. Nella prima elezione il Movimento 5 Stelle è stato di gran lunga sottovalutato, portando a un enorme errore nelle aspettative degli analisti.

Nel periodo precedente al voto, la media dei sondaggisti lo dava intorno al 15,5%, con il risultato reale però superiore di ben 10 punti: un errore medio di dimensioni colossali. Per dare un’idea, se lo stesso dovesse ripetersi anche quest’anno il Movimento 5 stelle sarebbe a un tiro di schioppo dal formare una maggioranza di governo – al netto dell’incognita dei candidati eletti nei seggi uninominali.

Perché questo accada dovrebbero mettersi in fila una serie di eventi al fondo improbabili, e certo non aiuta la debolezza del Movimento nel presentare candidati forti proprio nei collegi uninominali da cui emergeranno cerca un terzo dei nostri rappresentanti.

Ma sarebbe un errore scambiare una probabilità piccola per nessuna probabilità, e non aggiustare le nostre aspettative di conseguenza: soprattutto in una elezione ad alto grado di incertezza come quella che ci attende.

D'altra parte bisogna ricordare che, in caso di un risultato di un risultato superiore alle aspettative, altri partiti o loro membri potrebbero decidere di appoggiare con i loro voti una maggioranza a 5 stelle. Il leader di Liberi e uguali Pietro Grasso, per esempio, ha tutt'altro che escluso questa possibilità.

Resta comunque difficile dire quanto è plausibile un errore dei sondaggi tanto grande in favore del Movimento 5 stelle. Un argomento in sfavore di questa tesi è che il partito risulta molto stabile nei suoi consensi elettorali catturati dai sondaggisti, con valori che certo oscillano ma tutto sommato non cambiano tantissimo da oltre un anno a questa parte.

Se davvero ci fosse un errore di quest'ampiezza, dovrebbe essere sistematicamente a sfavore dei 5 stelle da molto tempo – il che di nuovo è difficile ma certo non inaudito.

Errore simile, anche se più ridotto, si è verificato anche l’anno dopo in occasione delle elezioni europee. Questa volta i sondaggisti non sono stati in grado di predire il successo del Partito democratico, che ottiene il più ampio risultato elettorale della sua storia con poco meno del 41% dei voti.

E tuttavia, stando ai sondaggisti, avremmo dovuto aspettarci un risultato senz’altro buono, ma certo non eccezionale, tanto che la media delle rilevazioni lo dava 8 punti più in basso: al 33% circa. Di nuovo una differenza tale da cambiare completamente lo scenario, e che se si verificasse di nuovo potrebbe sconvolgere ogni previsione che oggi diamo per scontata.

Per quanto riguarda la coalizione di centro-destra, sia per Pdl-Forza Italia che per la Lega Nord in passato i sondaggisti si sono rivelati invece relativamente accurati. Alle politiche 2013 quest’ultima ha fatto circa un punto peggio del previsto, compensata da un Pdl che invece ha battuto i sondaggi di un ammontare simile. Alle europee 2014 i risultati reali sono stati ancora più vicini a quelli previsti.

Una parola di prudenza va spesa per Liberi e uguali, che al momento sembra viaggiare su risultati piuttosto buoni e vicini al 6,5%. Tuttavia alle scorse politiche entrambe le liste più a sinistra sono poi risultate sopravvalutate. Rivoluzione civile, guidata dall’ex pubblico ministero Antonio Ingroia, in particolare ottiene la metà dei voti previsti e non porta nessun candidato né alla Camera né al Senato. Sinistra ecologia e libertà va invece leggermente peggio del previsto, ma soltanto di qualche decimale, e facendo parte di una coalizione ottiene invece 37 deputati e 7 senatori.

Per orientarci nella giungla dei sondaggi, torna utile mettere in fila i risultati per ciascuno degli istituti che li hanno condotti. In questo modo sappiamo chi ha avuto ragione più spesso, o almeno si è avvicinato di più al risultato reale, e chi invece ha sparato del tutto fuori centro.

Non tutti i sondaggi sono creati uguali, e se diversi di questi istituti oggi non lavorano più ce ne sono altri spesso citati che invece ritroviamo. Guardare ai loro numeri passati è sia una guida per noi elettori, così da interpretare i numeri che ci arrivano per capire quali sono buoni e quali meno, sia un modo di rendere i sondaggisti responsabili delle informazioni che mettono in circolo.

Magari, con un po’ di fortuna, questo sarà di sprone per fare meglio in futuro.

Sapere di quanto sbagliano i sondaggisti non ci dice con certezza se succederà ancora né in quale caso: a estrapolare dal passato ci vuole sempre prudenza perché in fondo qui abbiamo considerato due soli eventi. Ma almeno può renderci più pronti a eventuali sorprese, uno scenario verso il quale sembrano portarci tutti gli indizi oggi disponibili.