Elezioni 2018, da oggi tacciano i sondaggi e parlino i programmi

Per quindici giorni prima del voto, anziché appellarsi a numeri e percentuali, i partiti dovranno parlare agli elettori dei programmi di governo. Cosa che, fino ad oggi, hanno fatto solo in parte

Oggi si chiude. Finalmente. I sondaggi ci piacciono tanto. Ma anche basta. Nel 2010 l’Autorità per le comunicazioni ha giustamente ritenuto che i 15 giorni precedenti le elezioni andassero silenziati. Da quando i sondaggi si usano infatti (anche) come ingrediente propagandistico, più che fornire una fotografia degli orientamenti – spesso rivelatasi assai diversa dai risultati, ma questo è ovviamente il rischio del mestiere – finiscono per influenzare l’elettorato, convincendolo di una situazione o di un’altra. Non è responsabilità dei sondaggisti, visto che in Italia ce ne sono molti e bravi. Piuttosto, della lettura distorta che i leader forniscono di quelle cifre.

Così oggi arrivano gli ultimi scatti. O meglio gli ultimi che potranno essere diffusi visto che liste e partiti continueranno a commissionarne, fino all’ultimo minuto, e a farli circolare internamente. E qualcosa salterà fuori in ogni caso. Quello di Ipsos per il Corriere della Sera, per esempio, parla – una costante, d’altronde – di “governo impossibile”. Cioè di un centrodestra in vantaggio ma non tanto da strappare i 316 seggi alla Camera (siamo sui 283), il centrosinistra a 158 scranni (considerata una ventina di + Europa di Emma Bonino, due mesi fa inesistente e stimato sopra il 3%), il Movimento 5 Stelle con 152 e Leu con 24 deputati. In questi ultimi due casi con una fetta preponderante o totale di nomi provenienti dalle liste proporzionali. L’unica strada possibile parrebbe un esecutivo di larghe intese FI-Pd, anche se potrebbe aprirsi qualche altro spiraglio. Sono, infatti, parecchi i fattori da considerare: le modalità di voto che proibiscono il disgiunto, i 75 seggi uninominali in bilico al Sud e non ultime le epurazioni pentastellate che comincerebbero a essere significative, ancora prima delle urne.

A mettere tutti insieme i sondaggi delle ultime ore ci ha pensato YouTrend con la sua Supermedia. L’esito della media di tutti i sondaggi vede il M5S prima lista al 27,8%, il Pd al 22,9, Forza Italia al 16,8, Lega al 13,2 e Leu al 5,8. Quanto a coalizioni, il centrodestra sarebbe al 37,5%, il centrosinistra al 27,5 e il M5S al 27,8.Pure in questo caso viene evidenziata la crescita delle liste alleate del Pd con una questione non da poco: se +Europa dovesse superare la soglia di sbarramento 3% il Pd si vedrebbe togliere seggi e dovrebbe a quel punto confermare l’alleanza elettorale anche in Parlamento, invece di portare a casa i voti di Bonino limitandosi a una pattuglia di eletti sicuri nei collegi. E mentre gli italiani all’estero stanno già votando (con un record di iscritti) anche Demos per Repubblica segnala soglie simili (27,8% per M5S, 21,9% per il Pd, 16,3% per FI, 13,2 per la Lega, 6,1 per Leu).

Al netto dei numeri, e sperando anche di dimenticarcene un po’, l’unica speranza è che questa orribile campagna elettorale, fatta di cifre senza logica, avvelenamenti continui dell’opinione pubblica,** sgangherata anche nello stile e nelle scelte**, lasci ora spazio, e davvero, a qualcosa di simile ai programmi. Ai discorsi nel merito. Ai calcoli ben fatti. Ai problemi che toccano la pelle delle persone.

È vero, i partiti disporranno comunque di sondaggi che ne orienteranno le mosse. Ma se intendono far breccia su quel continente di incerti (più o meno uno su tre) che sceglieranno se e come esprimersi nelle ultime ore, dovranno entrare nel vivo delle loro proposte (qui abbiamo raccolto e confrontato i programmi per ambiente, diritti civili, economia, scienza e salute, innovazione).

L’impressione è che abbiano per ora dato fondo a ogni argomento possibile, dai (soliti e terribili) condoni ai redditi di cittadinanza fino al taglio delle tasse in un Paese che, con quel debito e una crescita moderata, dovrebbe solo badare a tenere i conti in ordine. Eppure le ultime due settimane libere da percentuali potrebbero darci una mano a ripulire un po’ il terreno dai rottami della propaganda, ad alleggerire i toni e a chiedere conto, per davvero, qual è l’idea d’Italia che queste persone hanno in testa. Punto percentuale in più o in meno.