Governo e preincarico, chi sarà la lepre di Mattarella?

Domani inizia il secondo giro di consultazioni: il tempo stringe e anche se ad aprile non accadrà nulla il presidente della Repubblica si prepara a una mossa come mandato esplorativo o preincarico

Difficilmente il preincarico spetterà a Luigi Di Maio. Finché non ci saranno i numeri in Parlamento, il rischio è di bruciarsi, nonostante ogni martellante rivendicazione. Per questo venerdì sera Sergio Mattarella metterà quasi sicuramente sul tavolo un’altra personalità. O, se così non sarà, pur sciogliendo i prossimi due giorni di consultazioni con un’apparente fumata nera, **la farà passare per vie ufficiose disegnandola all'orizzonte. **Per smuovere le acque e anche per far capire che, se un terzo giro di consultazioni ci sarà, avverrà solo per andare definitivamente a chiudere.

Purtroppo (per il Paese) ogni condizione del panorama politico volge a sfavore del presidente della Repubblica: le elezioni in Molise e poi in Friuli-Venezia Giulia, l’assemblea nazionale del Pd, la guerra di logoramento che il Movimento 5 Stelle ha deciso di condurre tenendo ben saldi i punti: Di Maio presidente, no a Berlusconi e, da quel che si capisce sugli ultimi contatti con il Pd, no alla legittimazione di Renzi. Così si va poco lontano. Senz’altro, nulla è possibile prima di maggio.

Anche se spingere per non tornare al voto a giugno, dunque far trascorrere la deadline dei primi del prossimo mese, ultima finestra utile per un’elezione entro l’estate, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. A quel punto, come abbiamo spiegato in più occasioni, un governo dovrà nascere davvero – non fosse che per gestire le questioni europee e di bilancio oltre che per traghettare il Paese verso nuove, eventuali tornate autunnali o invernali – e il quadro potrebbe cambiare in profondità, aprendo a geometrie parlamentari al momento imperscrutabili. Ma chi sarà la “lepre” che Mattarella sguinzaglierà fra i palazzi del potere di Roma per capire l’aria che tira?

Difficile capirlo. In questi casi i presidenti delle camere sono sempre in pole position – più per un mandato esplorativo in senso stretto che per un rischioso preincarico pieno in stile Bersani 2013 – ma in queste ore si aprono scenari e autocandidature (tipo quella del presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick) che danno l’idea dei margini di manovra di Mattarella. Nel recente passato un compito di questo genere è stato per esempio assegnato all’allora presidente del Senato Franco Marini, a Giovanni Spadolini e all’ex presidente della Camera Nilde Iotti.

Dopo oltre un mese di melina, corteggiamenti, liti e incroci di veti che stanno infiacchendo i cittadini, infatti, la pazienza sta per esaurirsi. Soprattutto perché non si vedono passi in avanti di un qualche valore politico. Mattarella deve quindi battere un colpo: il puzzle, da solo, non si ricompone perché ciascuno tiene un tassello stretto nel pugno.

Tutti dicono di voler ragionare sui programmi ma la sostanza dei grillini è Di Maio o morte, quella del centrodestra legata a doppio filo alla sorte di Berlusconi (oppure voto) e quella del centrosinistra condannata a dilaniarsi fra aperturisti e renziani di ferro tranne clamorosi e improbabili showdown del 21 aprile.** **Così non si va da nessuna parte e certo un eventuale mandato alla presidente del Senato Alberti Casellati non sposterebbe chissà quali equilibri. Discorso diverso un’esplorazione a Roberto Fico, presidente della Camera, che forse – per contiguità a sinistra – potrebbe ammaliare qualche deputato dem in più. Ma l’impressione è che ci voglia un nome davvero sopra le parti, a cui magari dare un preincarico invece di un semplice mandato, che metta i leader all’angolo.