Governo, come procederà il mandato esplorativo di Casellati

Sergio Mattarella incaricherà la presidente del Senato. Le possibili direzioni del suo lavoro: prendere tempo, pressare Berlusconi o favorire l'apertura del forno col Pd

Maria Elisabetta Alberti Casellati (foto: Lapresse)

Sergio Mattarella ha fatto la mossa più saggia. Quella che, in fondo, tutti si aspettavano. Ha optato cioè come primo passo, sebbene non sia costituzionalmente formalizzato, il “mandato esplorativo” assegnato alla presidente del Senato. Niente più, niente meno che chiedere a una personalità di alto profilo e garanzia di fargli in qualche modo da supplente. Anzi, appunto da “esploratore” dentro il Parlamento, per smuovere le acque e rompere la ragnatela di veti incrociati che da oltre un mese blocca ogni ipotesi di esecutivo. Maria Elisabetta Alberti Casellati non sarà mai presidente del Consiglio: l’incarico che il capo dello Stato le ha affidato oggi serve fondamentalmente a prendere altro tempo. Ma, nello stesso momento, a fare un passo in più fuori dallo studio alla Vetrata. Andando a vedere le carte, se ce ne sono.

Anche perché nelle ultime ore si sono registrati movimenti significativi e speculari: tanto il forno del centrodestra sembra raffreddarsi quanto quello col Partito democratico pare aumentare la temperatura. A partire dalla mezza apertura di Maurizio Martina sui punti programmatici che i dem ritengono prioritari per il Paese e che i 5 Stelle hanno definito “iniziativa utile”. Certo, se da una parte c’è il veto su Silvio Berlusconi dall’altra non va meglio, visto che una qualsiasi trattativa, semmai ci sarà, non potrà non passare dal riconoscimento di Matteo Renzi, segretario de facto ed ex solo per finta visto che i gruppi parlamentari fanno riferimento a lui nella quasi interezza. Ma il margine, almeno sotto il profilo del muro contro muro, sembra negli ultimi giorni pendere un po’ di più verso largo del Nazareno.

Come potrà procedere, dunque, Casellati? Le direttrici sono tre, e potrebbero essere imboccate anche contemporaneamente. La prima, come si spiegava, è sciogliere i nodi e prendere tempo. Mattarella non ha alcuna intenzione di tornare al voto a giugno e dunque il primo obiettivo è chiudere la pericolosa finestra dei primi di maggio, quella dopo la quale sarebbe tecnicamente impossibile indire nuove elezioni. Passando quella scadenza verrebbe disinnescata anche una certa quota di minacce e ricatti reciproci.

Il tempo sarà però utile anche al famoso (e ormai stucchevole) gioco dei forni: se davvero uno sta per chiudersi e l’altro per aprirsi, occorre accompagnare M5S e Pd verso questa strada. Ma Casellati è berlusconiana di ferro, e dunque è probabile che il primo e più forte passaggio che le toccherà sarà, sempre che ci riesca alla luce dell’incarico che riveste, pressare Berlusconi verso un passo indietro. O almeno di lato. Non tanto da trattare lei stessa per conto di Forza Italia ma certo persuadendo l’ex cav. a un via libera a Matteo Salvini per un governo grilloleghista con l’appoggio esterno dei forzisti. Ficcando in ghiacciaia la presunta alleanza di centrodestra. Impresa titanica, visto il Berlusconi degli ultimi giorni, scatenato nella sua campagna elettorale per le regionali soprattutto in Molise.

Mossa saggia, certo, ma non c’è da attendersi troppo. Casellati terrà dei colloqui a palazzo Giustiniani, qualcosa di simile sebbene di più informale rispetto a quanto avvenuto al Colle, e probabilmente ai primi della prossima settimana riferirà a Mattarella. Se ci saranno novità, il presidente assegnerà un preincarico. Se non ce ne saranno, farà lo stesso. Al capo dello Stato non rimarrà infatti che assegnare un compito a quel punto politico a uno dei due leader, Di Maio o Salvini, che per come sono messe saranno piuttosto restii ad accettarlo per non bruciarsi alle camere. Così fosse, non rimarrebbe che un “governo di tutti” dove M5S e Pd potrebbero trovare un accordo sotto il nome di una personalità di alto profilo, una sorta di erede di Stefano Rodotà.