No, Almirante e ciò che ha rappresentato non meritano una strada

La maggioranza grillina in Campidoglio appoggia una mozione di Fratelli d'Italia. La sindaca Raggi, all'oscuro, blocca tutto nella notte. Perché Roma non vuole un simile affronto

Qualche giorno fa mi sono complimentato con Virginia Raggi. Ho scoperto che il prossimo 20 giugno un piazzale di Villa Ada verrà intitolato a un mio vecchio amico ucciso 12 anni fa a Gerusalemme: si chiamava Angelo Frammartino, non aveva neanche 24 anni, era un costruttore di pace, un volontario, un giovane impegnato a costruire un futuro migliore. Venne ammazzato nei pressi della Porta di Erode, accoltellato da un palestinese suo coetaneo, un affiliato della Jihad islamica che quel giorno aveva progettato di colpire un ebreo. Scambiò quel ragazzo moro e formidabile per ciò che non era, spezzando la sua vita all’istante.

Non ho fatto in tempo a rallegrarmi per quella scelta che ieri, in un blitz che riporta alla luce un antico mantra della destra romana, la maggioranza grillina in Assemblea Capitolina ha appoggiato una mozione presentata da Fratelli d’Italia per intitolare una strada a Giorgio Almirante. Fumosa la storia del suo supporto al Manifesto della razza, lui che certo non ebbe problemi a scrivere nel 1942 che “il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza” su quella *Difesa della razza *con cui collaborò dal 1938 come segretario di redazione.

Dopo la guerra – combatté in Africa – l’8 settembre aderì alla Repubblica Sociale Italiana arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di generale. Divenne capo gabinetto del ministero della Cultura popolare Mezzasoma, tenente della** brigata nera,** dipendente sempre dal Minculpop occupandosi della lotta contro i partigiani, in particolare nella Val d’Ossola e nel grossetano. E ancora, nel maggio 1944 firmò quello che in Maremma chiamavano il “manifesto della morte” in cui veniva assicurata la fucilazione a tutti i partigiani, i militari sbandati e i ribelli che non avessero deposto le armi e non si fossero arresi e consegnati ai tedeschi o alla polizia di Salò.

Un percorso lunghissimo, articolato, che si intreccia agli angoli più bui della Storia italiana, macchiato degli aspetti più inquietanti e dal tentativo di egemonizzare l’area della destra nazionale. Almirante partecipò alla fondazione dei Fasci di azione rivoluzionaria nel 1946.Nello stesso anno nacque il Movimento sociale italiano di cui, l’anno dopo, divenne segretario generale e dove sarebbe ritornato nel 1969 dopo complesse e fratricide lotte intestine. Fu accusato di “pubblica istigazione ad attentato contro la costituzione” e **“**insurrezione armata contro i poteri dello Stato” e certo la sua figura meriterebbe ben altri approfondimenti. Diciamo solo una cosa: una città martoriata dalla guerra fascista (due i quartieri medaglia d’oro al valor civile, Quadraro e Centocelle), teatro di un spietati rastrellamenti (solo 16 ebrei sopravvissero dei 1259 ebrei deportati dal ghetto) e di massacri di massa come quello delle Fosse Ardeatine non merita un affronto simile. Merita nomi di pace, non di dolore.

A quanto pare la sindaca Virginia Raggi, impegnata nella registrazione di un’intervista televisiva, non ne sapeva nulla. Avrebbe però rapidamente deciso di bloccare l’applicazione della mozione dopo una prima posizione davvero troppo sibillina: “Se il provvedimento è passato vuol dire che i consiglieri si sono determinati e vogliono comunque intitolare la strada a questo personaggio. Il sindaco prende atto della volontà dell'aula, che è sovrana come il Parlamento” aveva spiegato da Vespa. Per poi, evidentemente, rifletterci a mente fredda lontano dalle telecamere.

Pare dunque che la prima cittadina promuoverà una nuova mozione per vietare l'intitolazione di strade ad esponenti del fascismo o persone che si siano esposte con idee antisemite o razziali, di cui sarà appunto prima firmataria: “Nessuna strada a Roma sarà dedicata a Giorgio Almirante”. Questa la nota arrivata dopo mezzanotte. Molto bene, atto dovuto. Ma rimane quell’occhiolino strizzato dalla sua maggioranza pentastellata al vecchio pallino della Meloni, che per un simile "riconoscimento" si batte da tempo. Rimangono le continue e indegne sbandate a destra che, su scala locale, fanno il paio con le dinamiche nazionali.

Avevano infatti votato a favore Fratelli d’Italia, la lista collegata “Con Giorgia" e, appunto, M5S per un totale di 23 voti, due astenuti e uno contrario, una grillina che evidentemente deve aver avuto un sussulto di dignità. Il centrosinistra non c’era: i consiglieri erano usciti dall’aula Giulio Cesare per protesta rispetto all’assenza della sindaca Raggi. Gesto legittimo ma non è la prima volta che i dem se la fanno fare sotto il naso mentre inscenano proteste simboliche quanto sterili sotto il profilo pratico.

I consiglieri di destra, giubilanti e in cerca di cinque minuti di celebrità insieme all’ex sindaco Gianni Alemanno, ai capigruppo alla Camera di FdI ormai organicamente maggioranza di governo, considerano Almirante “padre della patria”. No, Almirante fu tutto tranne che un padre della patria: fu un cattivo maestro, un condannato per collaborazionismo con le truppe naziste, un fascista e razzista biologico immarcescibile più volte accusato di contiguità con ambienti dell’eversione nera a cui troppi comuni italiani – pare circa 200 – hanno dedicato negli anni strade, giardini, piazze o strutture. Più che intitolare direi che bisognerebbe iniziare a cancellare.