Osakue, il governo non riesce a dare solidarietà senza se e senza ma

Bastavano (e servivano) parole chiare e semplici contro l'aggressione all'atleta azzurra e sui molti altri casi verificatisi in queste settimane: e invece c'è sempre un "ma" che quasi giustifica

Daisy Osakue

Io non voglio cavalcare la questione razzista o sessista ma in questa vicenda una cosa è chiara: che a mezzanotte c’erano dei ragazzi che avevano in mano un uovo e che lo hanno tirato addosso proprio a me, non a caso ma colpendomi da una distanza di un metro” ha detto Daisy Osakue, l’atleta 22enne colpita l’altro ieri notte a Moncalieri da un nuovo a distanza ravvicinata. Diagnosi: abrasione della cornea dell’occhio sinistro. A pochi giorni dall’esordio della primatista italiana di lancio del disco ai campionati europei di Berlino.

Quella zona è frequentata da prostitute, forse mi hanno scambiato per una di loro, ma sicuramente è stato un gesto premeditato – ha aggiunto – quei vigliacchi pensavano che fosse una di quelle ragazze che non li avrebbe denunciati. Ma io ho una voce e posso parlare. Anzi, la mia domanda è: quando ci muoviamo e ci opponiamo a questa situazione inaccettabile? Mi era già capitato di essere vittima di episodi di razzismo, ma solo verbali*. Quando però si passa all’azione, significa che si è superato un altro muro***”.

Il punto è la distanza fra (orridi) pensieri e (delittuose) azioni si sta accorciando. Non solo negli ambiti del razzismo tout court o della giustizia fai-da-te (vedi il caso Aprilia) ma anche, più in generale, dell’impunità percepita rispetto a questi gesti di umiliazione continua e reciproca. La società italiana si è rotta, questo è chiaro. E a farne le spese sono anzitutto, ma non esclusivamente, le categorie più fragili: migranti (o presunti tali), stranieri (o presunti tali), disabili, senzatetto e così via.

Difficile fornire una profondità storica a omicidi e aggressioni a sfondo razziale. Certo è che dal primo giugno, giorno di insediamento del governo, si contano oltre 30 fatti del genere. Li ha mappati il giornalista Luigi Mastrodonato su Google Maps (qui): la media è di uno ogni due giorni a cui, fa notare, “se ne aggiungono sicuramente altre non denunciate”. Insomma, il razzismo non è un’invenzione. L’eventuale evoluzione storica va ovviamente approfondita ma oltre 30 gesti simili, alcuni drammatici, in neanche due mesi dovrebbero essere, ora e adesso, un problema per tutti.

E invece c’è chi ironizza sull’uovo di Osakue, chi minimizza, chi dileggia le persone che si ritengono sconvolte da un’aria sempre più irrespirabile, chi cerca di annacquare spiegando che nei giorni scorsi quella "banda dell’uovo" avesse già colpito. Come se il problema fosse sempre circoscritto, specifico, limitato e mai inquadrabile in un fenomeno più ampio di intolleranza ormai sottopelle.

Come sempre, a sera, le reazioni di governo e istituzioni lasciano amareggiati. Se il ministro dell’Interno Matteo Salvini doveva solo schierarsi dalla parte della nostra discobola senza se e senza ma, non ha perso tempo per infilarcelo, il solito “ma”. E così hanno fatto molti parlamentari della maggioranza: “Ogni aggressione va punita e condannata, sono e sarò sempre a fianco di chi subisce violenza” ha detto il capo della Lega. E qui avrebbe dovuto fermarsi. Al contrario, ha spiegato che “di certo l’immigrazione di massa permessa dalla sinistra negli ultimi anni non ha aiutato, per questo sto lavorando per fermare scafisti e clandestini”. Cosa c’entri l’eventuale elevato numero di sbarchi del passato con azioni del genere, così come sul tiro al bersaglio dal balcone su una bimba di 16 mesi o su un operaio al lavoro, è difficile capirlo. Giustificare e certificare simili nessi di causalità è un errore ancora prima che un avvelenamento del dibattito pubblico.

L’obiettivo è in realtà sfruttare ai propri fini quanto sta accadendo in queste settimane: “Emergenza razzismo in Italia? Non diciamo sciocchezze – ha aggiunto Salvini – ricordo che solo negli ultimi tre giorni, nel silenzio generale, la Polizia ha arrestato 95 immigrati, mentre altri 414 sono stati denunciati”. Il partner di governo Luigi Di Maio, perché ormai il socio di minoranza è diventato il M5S, ha invece raggiunto come spesso gli capita dietro la maschera della sua sicumera dalle gambe d'argilla vette di assoluto surrealismo: “Qualcuno per sentirsi un po’ di sinistra perché non lo è più deve attaccare Matteo Salvini considerandolo di estrema destra”. Siamo dunque alla difesa d’ufficio di un alleato di governo che indossa magliette di estrema destra postando foto su Twitter e inviando messaggi precisi a chi deve raccoglierli.

Il premier Giuseppe Conte, infine,** **sulla stessa linea: “Un gesto inqualificabile – ha detto il presidente del Consiglio a proposito dell'aggressione a Okasue – le ho augurato di poter riprendere subito la sua disciplina, spero tante medaglie alle Olimpiadi”. Per poi, anche qui, aggiungere la giusta tara di scarico di responsabilità (impossibile limitarsi alla solidarietà, evidentemente): “Non bisogna confondere – ha spiegato il presidente del Consiglio – determinazione con razzismo: chi pensa che Salvini sia razzista si sbaglia di grosso. Qui si tratta di cambiare le regole sulla migrazione, questo non è razzismo”. Il primo passo è sempre evitare di chiamare le cose col loro nome: il nostro presidente del Consiglio lo chiama "determinazione".