Perché il 5 settembre la Lega potrebbe scomparire

Se il 5 settembre arrivasse la conferma del sequestro dei fondi futuri, per la Lega sarebbe la fine. Ma il partito potrebbe rinascere con altro nome

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(Foto: wikipedia.org)[/caption]

Mercoledì 5 settembre potrebbe essere il giorno in cui la serranda della sede della Lega verrà chiusa per l’ultima volta. Il tribunale del Riesame, chiamato a pronunciarsi in merito ai 49 milioni di euro dei rimborsi elettorali che secondo la Cassazione il Carroccio deve restituire, potrebbe portare il partito all’estinzione.

La conferma arriva dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che durante un'intervista ha detto che la requisizione degli introiti futuri del partito sarebbe una mazzata insopportabile. Fino a oggi il partito ha restituito circa 1,5 milioni di euro e, se la giustizia decidesse di bloccare i fondi del partito fino al saldo del debito, mancherebbe l’ossigeno necessario a garantirne la sopravvivenza.

In questo caso il tribunale del Riesame non è chiamato a esprimersi sul reato in sé, peraltro già confermato dalla Cassazione a inizio di luglio 2018 ma sul sequestro del denaro che entrerà nelle casse del partito. Secondo l’articolo 316 capoverso 2 del Codice di procedura penale, che disciplina le misure cautelari reali, il tribunale può essere adito “se vi è fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie delle obbligazioni civili derivanti dal reato, la parte civile può chiedere il sequestro conservativo dei beni dell’imputato o del responsabile civile, secondo quanto previsto dal comma 1” il quale, a sua volta, autorizza il pubblico ministero a richiedere un sequestro conservativo. In parole povere qualsiasi bene materiale e immateriale riconducibile alla Lega può essere sequestrato.

Giorgetti, tra i crediti esigibili dal Carroccio, cita i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri regionali, in realtà al 31 dicembre 2017 la Lega aveva 8 milioni di euro in investimenti, anche questi quattrini che la Gdf potrebbe esigere.

Cosa succederàSe la decisione non sorridesse alla Lega le ipotesi sono molteplici ma per lo più dirette alla rifondazione del partito con un altro nome o, come riporta il Corriere della Sera, il segretario leghista e vicepremier Matteo Salvini potrebbe puntare a un’unica grande coalizione di centro-destra, dando vita a un partito unico che racchiuderebbe la “nuova Lega”, Forza Italia e Fratelli d’Italia, possibilità che deve essere gradita a tutte le parti coinvolte, anche quelle minori e locali. Una sorta di enorme quartier generale, un golem che può essere impiegato per difendersi dai persecutori perché, secondo Salvini, la sentenza con cui la giustizia ha riconosciuto l’appropriazione indebita dei rimborsi elettorali è una decisione politica.

Forse l’alternativa c’è già, si tratta di una considerazione fatta dall’Huffington Post che ha ritrovato, nella Gazzetta Ufficiale del 14 dicembre del 2017, la pubblicazione dell’avvenuta formazione di un nuovo partito politico, il cui nome è “Lega per Salvini Premier”, una formazione che si distanzia dalla parola “Nord” e dal simbolo che richiama la figura di Alberto da Giussano. Una nuova casa già pronta, che deve solo essere arredata e occupata.

A prescindere dalla forma e dai contenuti, davanti al sorgere di un nuovo partito i 49 milioni (meno il milione e mezzo circa già rifuso) sarebbero irrecuperabili. Questa la preoccupazione del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi.

Perché si è arrivati a questo puntoIl 3 luglio del 2018 la Cassazione si è espressa sul ricorso accolto lo scorso 13 aprile, con cui la procura di Genova chiedeva di estendere il blocco dei fondi anche alle entrate future della Lega, fino al raggiungimento dei 49 milioni di euro incassati in modo fraudolento dai rimborsi elettorali lungo il triennio 2008-2010.

La sentenza di primo grado risale al luglio del 2017 e, oltre a stabilire il risarcimento dei fondi illeciti, ha inflitto una condanna di due anni e mezzo al fondatore del partito Umberto Bossi e una condanna di 4 anni e 10 mesi per l’ex tesoriere Francesco Belsito.