Quel razzista pericoloso (e sano di mente) di Traini

Sentenza esemplare per il 29enne che ha ferito sei immigrati lo scorso 3 febbraio. Nessun commento dai vari Salvini, Berlusconi e Meloni che avevano parlato di "squilibrato" e prodotto di "chi riempie l'Italia di clandestini"

Dunque Luca Traini era perfettamente in grado di intendere e di volere quando ha impugnato la sua pistola, è salito in macchina e se n’è andato in giro per Macerata a caccia di neri ferendo sei persone. L’attentato del 3 febbraio scorso, che tanto ha scosso una campagna elettorale estremamente tossica, si è (per il momento) chiuso in primo grado con una condanna esemplare: 12 anni di reclusione, tre di libertà vigilata e risarcimento delle vittime per il 29enne con la “zanna di lupo” sulla tempia. No, a quanto pare non era “colpa di chi ci riempie di clandestini”, come disse a caldo l’ancora non ministro Matteo Salvini (Traini fu anche nel giro della Lega locale) al solito nel tentativo di costruire una “nuova normalità” al male. Era un banalissimo, semplice e pericolosissimo razzista xenofobo. Come tanti, troppi, fra di noi.

Fra l’altro, per cercare di avvalorare la perizia psichiatrica della difesa che lo aveva etichettato come soggetto “border line” Traini ha anche rilasciato delle dichiarazioni spontanee in aula, prima della sentenza, spiegando che “dopo otto mesi di detenzione ho constatato che il male è insito nell’uomo, a prescindere dal colore della pelle”. Per poi scusarsi con i suoi bersagli umani. A nulla sono valse le nere lacrime di coccodrillo visto che gli otto giudici della Corte d’Assise del capoluogo marchigiano hanno accolto in pieno le richieste del procuratore Giovanni Giorgio. Stabilendo, questo il dato essenziale, un punto chiarissimo: razzismo e fascismo esistono ancora e occorre combatterli con decisioni come queste nelle aule dei tribunali. L’unico luogo deputato, movimenti culturali a parte, a dare l’esempio.

Dunque no, cari Berlusconi e Meloni, Traini non è uno “squilibrato e il fascismo “non è morto e sepolto”. Né tantomeno “storicizzato”: al contrario, se ne sta scrivendo oggi un nuovo capitolo. Questa sentenza umilia intellettualmente dunque anche chi, come l’ex cav., nelle ultime settimane di propaganda elettorale in vista delle scorse elezioni del 4 marzo aveva tentato di raccogliere i voti più scuri e neri, sbandando pericolosamente verso l’elettorato antidemocratico e fascistoide. “Questo gesto è stato di qualcuno che non è a posto con la testa, uno squilibrato, non credo gli si debba attribuire una motivazione politica” disse ancora il leader di Forza Italia. Stesso tenore per la capa di FdI.

No. Il tribunale di Macerata stabilisce che Traini ha fatto quello che ha fatto mosso dall’odio razziale. La condanna è infatti per strage aggravata dall’odio razziale oltre che per danneggiamenti (prese di mira anche una sede del Pd), porto abusivo dell’arma e di munizioni.

Non si registra un commento su di essa, ovviamente, da parte di chi in quei giorni pur condannando a mezza bocca si impegnava in pericolosi distinguo di questo tipo, costruendo intorno a un attentato un muro protettivo fatto di propaganda o di facile ricorso al problema mentale. Nulla di tutto questo. Vergogna.