Bolsonaro, nuovo amico di Salvini, e quel regalo di nome Battisti

Il Brasile ha scelto il presidente, un uomo conosciuto per i suoi slogan nazionalisti e omofobi. Salvini si congratula mentre il mondo continua a sbilanciarsi a destra

Sessantatré anni, ex ufficiale dei paracadutisti (e nostalgico dichiarato della dittatura militare che in Brasile ha governato fino al 1984), noto per le sue posizioni apertamente omofobe, razziste, ultra-securitarie (“Se un poliziotto uccide venti criminali, non lo metto sotto indagine; gli do una medaglia”) e per la sua visione economica turbocapitalista, Jair Bolsonaro è appena stato eletto presidente del quinto stato più popoloso del mondo, facendo da apripista all’ondata populista anche in Sud America.

Ammiratore di Donald Trump, Bolsonaro rappresenta il nuovo punto fermo dell’asse mondiale di destra che sta prendendo forma. E in cui l’Italia gioca un ruolo di primo piano: “Anche in Brasile i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al Presidente Bolsonaro, l’amicizia fra i nostri Popoli e i nostri Governi sarà ancora più forte”, ha scritto su Twitter Matteo Salvini. Un tweet al quale ha risposto il figlio di Bolsonaro, Eduardo: “Il regalo è in arrivo”.

🔴Anche in #Brasile i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al Presidente #Bolsonaro, l’amicizia fra i nostri Popoli e i nostri Governi sarà ancora più forte!!!🇮🇹🇧🇷#Eleiçoes2018 #OBrasilVota17 pic.twitter.com/UC3bHM9IY0

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 28 ottobre 2018

Non è un mistero quale sia questo regalo: Cesare Battisti, terrorista condannato all’ergastolo in contumacia per quattro omicidi risalenti agli anni di piombo. Dal 2004, Battisti vive in Brasile; nazione che – anche per la diffusa incomprensione di cosa fu il terrorismo in Italia – ha sempre rifiutato la sua estradizione. Ma questa situazione potrebbe cambiare a breve: Bolsonaro ha promesso fin dall’inizio l’estradizione di Battisti e Salvini intende fargli mantenere la promessa nel minor tempo possibile.

Un “regalo” che potrebbe avere ripercussioni elettorali per il governo giallo-verde (sono decenni che i governi italiani provano a farsi consegnare Battisti, protetto a lungo dalla Francia della “dottrina Mitterand”) e inaugurerebbe un nuovo collegamento tra Brasile e Italia, uniti in nome del nazionalismo, di una visione securitaria dello stato mentre Donald Trump dall’alto osserva un mondo che si sta rimodellando in piena armonia con i suoi valori.

Per Bolsonaro non dovrebbe essere difficile concedere l’estradizione (il Tribunale Supremo brasiliano ha recentemente affermato che questa decisione “spetta solo al presidente della Repubblica”). In questo nuovo scenario passa quasi in secondo piano il fatto che consegnare Battisti all’Italia è un atto dovuto, negato a lungo, e non un favore di Bolsonaro a Salvini. La vicenda diventerà la cartina di tornasole del nostro nuovo assetto geopolitico in cui la Russia è il principale interlocutore dell’Italia (che in Europa dialoga volentieri con le forze populiste di destra) e in cui i nuovi alleati nel continente americano non sono le residue democrazie liberali (a partire dal Canada), ma Donald Trump e Jair Bolsonaro.

Un vento estremista soffia forte in tutto il mondo. Un vento talmente radicale che sta spaventando anche la pioniera della rinascita della destra: Marine Le Pen. “Non vedo cosa rende Bolsonaro un candidato di estrema destra” ha affermato recentemente la leader del Front National (appena ribattezzato Rassemblement National). “Dice cose davvero spiacevoli che non possono essere trasferite nel nostro Paese. Attacca in modo orrendo lavoratori, omosessuali e donne, questo è un modello illegale di stare nelle istituzioni”.

Una presa di distanza che la differenzia dal suo alleato Matteo Salvini, ma in cui si vede come Marine Le Pen sia figlia di un’epoca in cui, per puntare al governo, l’estrema destra aveva ancora bisogno di mostrare il suo volto più presentabile. Dopo la vittoria, però, anche lei si è inevitabilmente congratulata con Bolsonaro. E forse non è solo una formalità: la leader dell’ex Front National è parte integrante di questa nuova rete globale e, in quanto tale, non può compromettere i rapporti con gli altri esponenti di punta. Ma il semplice fatto che Bolsonaro, il nuovo grande amico di Salvini, sia troppo estremista anche per Marine Le Pen è la dimostrazione più evidente di quanto dovremmo essere preoccupati.