È morto Pawel Adamowicz, il sindaco pro-migranti di Danzica

Pawel Adamowicz aveva 53 anni ed era in carica dal 1998. Da anni difendeva i diritti della comunità Lgbt e dei migranti, ed è stato accoltellato da un 27enne che voleva punire il suo ex partito

(foto: CARMEN JASPERSEN/AFP/Getty Images)

CARMEN JASPERSEN

Pawel Adamowicz, il sindaco di Danzica accoltellato ieri durante un evento di beneficenza, è scomparso nella giornata di lunedì 14 gennaio. L'ex detenuto di 27 anni che lo ha ucciso – pugnalandolo davanti a centinaia di persone in un luogo pubblico – ha dichiarato al microfono dell'evento di averlo fatto per vendetta contro Piattaforma civica. Il partito polacco, di cui Adamowicz era un esponente, era al governo in Polonia quando il giovane finì in carcere nel 2014 per rapina a mano armata, a suo dire ingiustamente, e il movente dell'atto sarebbe dunque una vendetta personale. Piattaforma civica, una formazione europeista di centro-destra, ha tenuto in mano le redini della Polonia dal 2007 al 2015.

Adamowicz era altresì noto, sia in Polonia che all’estero, per la sua militanza in Solidarnosc, il sindacato libero che si costituì a Danzica durante il regime comunista a seguito degli scioperi nei cantieri navali.

Il primo cittadino di Danzica, in carica dal 1998, era un fiero europeista noto nel panorama politico polacco per il suo attivismo in difesa dei diritti dei migranti e della comunità Lgbt. Nel 2016, in un’intervista al Guardian, aveva detto: “Danzica è un porto e credo debba sempre essere un rifugio per chi arriva dal mare”.

Posizioni agli antipodi rispetto a quelle che caratterizzano l’attuale governo nazionalpopulista di Jaroslaw Kaczynski. Il partito Diritto e giustizia, che guida la Polonia dal 2015 e con il quale il ministro italiano Matteo Salvini vuole allearsi in vista delle europee di maggio, ha già intrapreso i primi passi verso lo smantellamento della democrazia liberale: rafforzando l’esecutivo, perseguitando il dissenso e intaccando l’indipendenza della magistratura.