La sanzione a Rousseau toglie credibilità al Movimento 5 stelle

Multa di 50mila euro: secondo il Garante della privacy la piattaforma mostra criticità che ne minano la trasparenza. La difesa dei grillini per ora si limita a trincerarsi nel complottismo

L’associazione Rousseau, pilastro della democrazia diretta made in Casaleggio, è stata multata per 50mila euro. Il garante della privacy ha affermato che “sono state evidenziate persistenti criticità”. La piattaforma, si legge, “non garantisce la protezione delle schede elettroniche e l’anonimato dei votanti in tutte le fasi del procedimento elettorale elettronico”. Dunque, “non gode delle proprietà richieste a un sistema di e-voting". Tali criticità ribadiscono quanto già stabilito dal garante nel 2017, quando aveva prescritto "l'adozione di misure necessarie e opportune per rendere i trattamenti dei dati personali degli utenti conformi ai princìpi della disciplina in materia di protezione dei dati personali".

Tra le principali criticità evidenziate, il fatto che gli amministratori detengono una password unica e possono entrare nella piattaforma senza lasciare traccia, dunque con un margine di manipolazione potenzialmente molto alto. Inoltre, alcuni database consultabili contengono le informazioni relative alle operazioni di e-voting dei mesi scorsi, con un ID utente che permette indirettamente di risalire al soggetto votante. Questo significa che la segretezza del voto tanto decantata, nella realtà dei fatti non esiste. Rousseau dovrà ora prendere veloci provvedimenti per correggere le sue falle, se non vorrà incorrere in nuove sanzioni.

Anche volendo andare oltre alle indicazioni del garante, diverse inchieste avevano già dimostrato negli ultimi anni le falle del sistema Rousseau. Il quadro che ne usciva era quello di una democrazia dall’alto più che dal basso, un sistema di potere controllato da Davide Casaleggio e da pochi altri suoi collaboratori, che proprio grazie agli strumenti informatici della piattaforma hanno potuto di volta in volta influenzare e definire la linea del Movimento Cinque Stelle.

Di fronte a queste criticità, emerse più che mai con la sanzione del garante della Privacy, la dirigenza del M5S ha preferito giocare la carta del** **complottismo, come lascia pensare la replica dell'associazione Rousseau sul Blog delle Stelle: “Temiamo che ci sia un uso politico del garante della privacy e che possa risentire della sua pregressa appartenenza al Pd. Il garante della privacy dovrebbe tutelare tutti, non solo le persone del suo partito". La colpa non sarebbe dunque della piattaforma, ma di un disegno politico per affossarla.

Quanto stabilito dal garante della privacy è invece molto importante, perché rivela ancora una volta la vera natura di un sistema di fare politica definito innovativo e rivoluzionario. E che invece fa acqua da tutte le parti. È una pesante sconfitta per il grillismo, che da anni rivendica la sua trasparenza e il suo coraggio di dare il potere alla base, e che sistematicamente viene invece smentito da chi ha il compito di vigilare su questi meccanismi. Il vero dramma non sono però le falle nel sistema, la sua opacità e il rischio di controllo e manipolazione, quanto piuttosto i soliti complottismi con cui tutti questi problemi vengono derubricati a spazzatura dalla dirigenza del M5S.

Riguardo al sistema e alle sue fragilità tecniche, il M5S ha  asserito che i provvedimenti presi dal garante sulla piattaforma riguardano una versione precedente, già superata da misure migliorative. Il garante ha risposto che le dichiarazioni a tali miglioramenti "sono giunte, via mail, ad istruttoria già chiusa, il giorno precedente l’adozione definitiva del provvedimento e senza alcuna documentazione a sostegno. Tali misure risultano comunque ininfluenti ai fini delle pregresse criticità evidenziate e sanzionate nel provvedimento".

Questa situazione di incertezza sulla effettiva trasparenza di Rousseau non può che generare preoccupazione, soprattutto in queste ore che vedono lo svolgimento delle votazioni sulla piattaforma per i candidati pentastellati alle elezioni europee di maggio. E poco più di un mese fa si è votato su un altro tema delicato, il via libera (negato dalla base) al processo a Matteo Salvini per il caso Diciotti. Un voto decisivo, da cui dipendeva la sopravvivenza del governo.

Se il meccanismo di evoting pentastellato è manipolabile, come dichiarato dal garante della Privacy, che credibilità si può dare a queste votazioni?