C'è una sentenza importante che riguarda la maternità surrogata

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che le donne possono riconoscere i bambini partoriti da una madre surrogata, anche se non hanno con loro legami biologici

(foto: Pixabay)

Gli stati europei dovrebbero permettere a una donna di riconoscere come proprio figlio il bambino partorito da una madre surrogata. È quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo in un parere consultivo che i giornali non hanno esitato a definire storico. Secondo i giudici di Strasburgo, fare un passo in questa direzione significa tutelare il diritto del minore al rispetto della sua vita privata. Inoltre, è obbligatorio per legge individuare chi sono i responsabili sul piano legale per la crescita del bambino. Non riconoscere i cosiddetti genitori intenzionali – cioè quelli non biologici – come madre e padre effettivi del bambino è quindi incompatibile con la tutela del minore.

Il parere consultivo non indica come dovrebbe avvenire questo riconoscimento e lascia ogni paese libero di scegliere se trascrivere l'atto di nascita estero o, per esempio, far figurare la madre intenzionale come madre adottiva. L'importante, specificano le toghe, è riconoscere un legame di filiazione, purché la donna sia già stata riconosciuta come madre legale all'anagrafe dove è avvenuto il concepimento.

La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo non è vincolante. Può, però, essere richiamata da tutte quelle donne che fanno ricorso all'utero in affitto e continuano a sentirsi dire che, per legge, la madre del neonato resterà la surrogata, proprio come è avvenuto alla signora Sylve Mennesson.

Il caso Mennesson

La corte è intervenuta sul tema su richiesta della Cassazione francese, chiamata a stabilire lo statuto di Sylve Mennesson. La donna aveva deciso insieme al marito Dominique di far ricorso alla pratica dell'utero in affitto e nel 2000 era diventata grazie a questa pratica mamma di due gemelle, nate da madre surrogata in California (nello stato americano la pratica è legale, in Francia no).

Al momento della trascrizione all'anagrafe in Francia, però, solo il marito – che aveva donato il seme – era stato registrato come genitore. Lei no, non avendo nessun legame biologico con il bambino. Come riporta Avvenire, la legge francese difende infatti il principio della realtà del parto e non riconosce lo status di genitore alle cosiddette madri intenzionali, anche se sono così definite negli atti di nascita stranieri.

Le reazioni alla sentenza

Le associazioni che si oppongono alla pratica dell'utero in affitto hanno parlato di una “sentenza politica” e ambigua. A questo proposito Tugdual Derville di Alliance Vita ha dichiarato: “Se questo parere ha appena dato ragione alla Francia, riguardo al suo rifiuto di trascrivere gli atti di nascita menzogneri prodotti all’estero, esso contribuisce purtroppo a relativizzare questa frode verso la legge“. Secondo Derville, il riconoscimento delle madri intenzionali legalizza, in un certo senso, il ricorso alle madri surrogate ed è perciò in contrasto con un divieto stabilito dai legislatori di Parigi.

Sul pronunciamento della Corte è intervenuta anche Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia. “Abominevole la decisione della Corte europea dei diritti umani che vorrebbe imporre agli Stati che aderiscono al Consiglio d'Europa (tra cui l'Italia) la legalizzazione dell'utero in affitto e delle adozioni gay“.