Se ti indigni per Salvini col mitra, sappi che stai facendo il suo gioco

Ennesimo post per evitare che i cittadini non pensino a problemi reali. Ad esempio, il leghista Siri indagato per corruzione in un'inchiesta che coinvolge Vito Nicastri, imprenditore vicino a Matteo Messina Denaro

Nel 2012, prima di vincere le primarie degli iscritti contro Umberto Bossi, appena 18mila persone seguivano Matteo Salvini su Facebook. Sette anni dopo, nel 2019, il segretario della Lega può contare sull’appoggio di oltre 3 milioni e mezzo di seguaci virtuali. Raccogliendo i cocci di un partito, falcidiato dalle inchieste giudiziarie che ne avevano travolto i fondatori, Salvini ha iniziato la sua ascesa. Un’escalation rapidissima. Del resto non è la prima volta che accade: l’imprenditore Silvio Berlusconi che decide di “scendere in campo”; l’allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, riuscito – nel giro di mesi – ad arrivare ai vertici del Pd, del governo e dell’Europa. E persino i “cittadini” pentastellati passati dai sottoscala ai banchi dell’opposizione, poi alla poltrona più alta della Capitale e infine al governo (o almeno alla metà di esso).

Esperienze molto diverse con una cosa in comune: l’abile uso dei mezzi di comunicazione. Nessuno però ha mai adoperato gli strumenti comunicativi come il Carroccio 2.0. Se la foto del ministro dell’Interno che imbraccia un mitra – e il relativo post che ricorda come la Lega sia armata – sia un’istigazione a delinquere o meno lo deciderà la magistratura. Il dato è un altro: ancora una volta il genio della comunicazione è uscito dalla lampada. Era già accaduto, d'altronde, ad esempio col caso del pane e Nutella. Una foto postata da Salvini qualche mese fa, mentre addentava una fetta di pane accompagnava la frase: “Il mio Santo Stefano comincia con pane e Nutella, il vostro???”. Le critiche erano piovute copiose sull’opportunità che in un momento particolare –il  ministero dell'Interno non aveva tutelato il fratello di un collaboratore di giustizia ucciso dalla ‘ndrangheta – il ministro pensasse alla colazione, senza dubbio gustosa (insomma, pane e Nutella erano più digeribili del piombo con cui la vittima era stata uccisa).

La dinamica si ripete in questi giorni. Matteo Messina Denaro, il mafioso più ricercato di sempre, era in contatto con un imprenditore, il cui socio era a sua volta in contatto coi vertici della Lega. Un duro colpo per in ministro che ha il compito di acciuffare il boss, quindi occorre spostare la polemica. Ma il fatto è grave, quindi l’attenzione deve essere spostata senza possibilità di sbagliare: ed ecco arrivare il post con la mitraglietta.

Il genio – del bene o del male non è dato sapere – è uscito ancora dalla lampada. Si chiama Luca Morisi, ha 46 anni, è originario di Mantova, laureato, dottorato, professore universitario e deus ex machina della comunicazione salviniana. Se i 18mila seguaci del Capitano sono divenuti 3 milioni e mezzo è anche opera sua: Morisi, com'è noto, è la benzina del Carroccio 2.0. C’è però una novità rispetto ai guru della comunicazione già visti: adesso si conoscono i loro volti, sono diventati a loro volta personaggi. Non è più possibile – né, forse, consigliabile –nascondersi dietro i computer, e i rivali attaccano gli spin doctor perché sanno che sono loro i motori degli attori politici.

Al genio in questione però andrebbe fatta una sola domanda: qual è il limite all’estremo di questa comunicazione? Cosa può succedere, proseguendo su questa china?