Cosa succede in caso di condanna per apologia del fascismo?

La reclusione può arrivare fino a 12 anni: nel caso di edizioni Altaforte e Francesco Polacchi, già denunciati da Regione Piemonte e Comune di Torino, è difficile immaginare cosa succederà

Un militante di estrema destra fa il saluto fascista di fronte alla tomba del dittatore Benito Mussolini a Predappio (foto: TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

Manca un solo giorno all'inizio del Salone del libro, uno degli eventi culturali più importanti in Italia, e si continua a parlare (quasi) solo di un aspetto: la presenza, tra gli espositori, di Altaforte, casa editrice vicina a CasaPound, che ha pubblicato Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio e acquistato uno spazio all'interno della fiera*. *Il 6 maggio il Comune di Torino e la Regione Piemonte hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica per permettere ai magistrati di capire se esistono i presupposti per avviare un procedimento penale per apologia del fascismo.

Il reato è stato introdotto dalla Legge Scelba del 1952, che punisce con la reclusione da cinque a dodici anni e una multa da 1032 a 10329 euro “chiunque promuove od organizza sotto qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista” e “chiunque pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista”. La fattispecie è regolata anche dalla Legge Mancino del 1993 che punisce con la reclusione fino a 3 anni chiunque “incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”, e con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi “incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

Nel caso specifico, i magistrati dovrebbero valutare l'attività di Altaforte e procedere, eventualmente, contro l'editore Francesco Polacchi, attivista di CasaPound ed ex responsabile nazionale di Blocco Studentesco, un’associazione italiana di estrema destra attiva all’interno di scuole e università.

Le condanne per apologia del fascismo: i precedenti

Il caso di Polacchi e Altaforte è sui generis. Finora, infatti, i magistrati hanno sempre giudicato l'attività di un singolo, o di un'organizzazione, ma mai quella di un editore.

Nel 2015, i giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato a un mese di reclusione e a una multa di 250 euro, 16 militanti di estrema destra che avevano fatto il saluto romano durante la tradizionale commemorazione in memoria di Sergio Ramelli, il militante neofascista ucciso negli anni Settanta, tenutasi nel capoluogo lombardo due anni prima. Si è concluso con una condanna – lo scorso 27 novembre – anche un processo nei confronti di un consigliere comunale veronese, Andrea Bacciga, che a luglio aveva alzato il braccio destro per salutare le femministe di Non una di meno, che protestavano contro la minaccia di alterare l'applicazione della legge 194; la stessa violazione dell'art. 5 della legge Scelba è stata rilevata, sempre a novembre, durante un raduno di neofascisti al campo X del cimitero maggiore di Milano, dove sono sepolti i caduti fascisti della Repubblica sociale di Salò.

Per apologia di fascismo è stato condannato, in passato, anche Davide Fabbri, detto il Vikingo, pronipote del duce ed ex concorrente del reality show L'Isola dei famosi, che a gennaio 2018 aveva tappezzato il centro storico di Rimini con volantini con l'immagine di Mussolini e la scritta "per un mondo più pulito torna in vita zio Benito”.

L'ultimo caso riguarda Ercole Viri, Giampiero Frosoni e Lorenzo Peperoni, rispettivamente sindaco e assessori di Affile, piccolo comune laziale a circa 80 chilometri da Roma. I tre sono stati condannati in secondo grado per apologia del fascismo dopo aver fatto costruire nel 2012 un monumento in omaggio a Rodolfo Graziani, il gerarca fascista.

Cosa rischia Altaforte

Mentre è abbastanza facile capire, a questo punto, cosa potrebbe succedere nel caso in cui Polacchi, l'editore di Altaforte che ha appena dichiarato senza imbarazzo “sono fascista”, venisse indagato, processato e infine condannato, è solo possibile immaginare cosa ne sarebbe di Altaforte. In questo caso, per ora solo ipotetico, i giudici potrebbero infatti stabilire che la società editrice è il mezzo attraverso il quale viene messa in atto la condotta criminosa, e decretarne la fine. Al tempo stesso, una decisione del genere potrebbe essere interpretata come una minaccia alla libertà di espressione, principio riconosciuto e sancito dalla Costituzione. I giudici potrebbero quindi rimandare la questione alla sfera di competenza della politica, come hanno fatto nel processo a Marco Cappato per il suicidio assistito di Fabiano Antoniani, meglio conosciuto come Dj Fabo.

I guai di Francesco Polacchi

Polacchi è già stato indagato in passato. Nel 2007 è stato arrestato per tentato omicidio dopo aver accoltellato un giovane di Sassari durante una rissa a Porto Rotondo, dove era in vacanza. L'accusa è poi stata ridimensionata a lesioni dolose, e il reato è stato dichiarato prescritto nel 2017.

Il secondo arresto risale al 2008, anno in cui Polacchi partecipò agli scontri tra militanti di estrema destra ed estrema sinistra a Piazza Navona.

Proprio il prossimo venerdì 9 maggio, in pieno Salone del libro, l'editore affronterà un nuovo processo per lesioni. I fatti si riferiscono alla primavera del 2017, quando cui Polacchi guidò un gruppo di skinhead nel comune lombardo e aggredì fisicamente “con calci e pugni” i rappresentanti dell'associazione senza scopo di lucro per i diritti dei migranti Nessuna persona è illegale.