Cosa prevede la nuova proposta di legge del Pd sul salario minimo

Il disegno di legge, a firma di Tommaso Nannicini, vuole dare valore legale ai minimi contrattuali e chiedere alle parti sociali di fissare un minimo per tutti quei lavoratori che non hanno un rapporto subordinato, come i rider

Il senatore Pd Tommaso Nannicini, primo firmatario della nuova proposta sul salario minimo, e il segretario del partito Nicola Zingaretti (foto: Valerio Portelli/LaPresse)

Il segretario del Partito democratico ha presentato in una conferenza stampa al Senato una nuova proposta di legge sul salario minimo. Il disegno di legge, a prima firma Tommaso Nannicini, dà valore legale al compenso più basso previsto dai singoli contratti nazionali e fissa un **limite sotto il quale non sarà possibile scendere **per retribuire tutte quelle categorie di lavoratori che non hanno un rapporto subordinato, come i fattorini. Se il disegno di legge venisse approvato, non ci sarebbe quindi un salario minimo uguale per tutti, ma più salari minimi a seconda del tipo di lavoro e della mansione.

La proposta di Nannicini segna un cambio di marcia rispetto al passato. In un primo momento il Pd aveva infatti presentato una proposta, a prima firma Mauro Laus, con la quale fissava il minimo a 9 euro netti. Poi aveva fatto sapere di essere pronto ad approvare il disegno di legge del Movimento 5 stelle, che invece prevedeva un salario minimo di 9 euro lordi.

Dopo aver cambiato idea, il partito ora si dice contrario a entrambe. Fissando una retribuzione minima di 9 euro lordi o netti all'ora il pericolo, sostiene Nannicini, è che ci sia “una fuga dalle tutele” e tutti gli attori giochino al ribasso, anche quando il contratto nazionale fissa limiti più alti. La nuova proposta, invece, eviterebbe questa stortura e si allineerebbe alle richieste dei sindacati. Le associazioni dei lavoratori si erano sempre opposte alle determinazione, per legge, di un salario minimo e avevano chiesto al governo di rendere vincolanti i minimi già presenti nei singoli contratti.

Una questione di sostenibilità?

La scelta di fissare un salario minimo a 9 euro all'ora era stata criticata da più parti in quanto poco sostenibile. Dario Di Vico, giornalista del Corriere della Sera esperto di tematiche inerenti al lavoro, aveva commentato spiegando che a suo dire una scelta del genere avrebbe aumentato il costo del lavoro, che in Italia è già molto alto, e costretto alcune aziende a licenziare o a pagare in nero molti dipendenti.

Lo stesso rischio era stato evidenziato anche dall'economista Stefano Scarpetta e dall'analista finanziario Mario Seminerio. “L’ipotetico salario minimo italiano sarebbe tra i più elevati al mondo, in termini di incidenza sul salario mediano, collocandosi su livelli sudamericani. Da ciò conseguirebbe un rischio altissimo, diciamo la sostanziale certezza, che molte aziende finirebbero fuori mercato, e reagirebbero con licenziamenti o con esternalizzazioni verso il sommerso”, aveva scritto Seminerio in un post a proposito del salario sui 9 euro netti.

Secondo Seminerio, il salario minimo andrebbe garantito ma non dovrebbe superare i 5-6 euro: una soglia che Tito Boeri, ex presidente dell'Inps e Claudio Lucifora, professore di Economia politica all'università Cattolica di Milano, avevano consigliato di fissare già nel 2014, quando il tema non era ancora nell'agenda di governo.