Cosa dicono davvero gli oggetti nella libreria di Salvini

La foto di Baresi, il santino di Putin, i riferimenti a Bossi e alla Lega che ce l'aveva coi “terùn” che oggi gli hanno accordato il 23% delle loro preferenze: l'iconografia di Salvini riesce a far convivere tutto con tutti, in Italia e nel mondo

(foto: Matteo Salvini/Twitter)

La Lega è stata data fin dai primi exit poll come il partito vincente alle europee. Così, poco prima della mezzanotte del 27 maggio, il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini ha postato su Facebook una foto, nel suo studio in via Bellerio a Milano, che lo ritrae con un cartello tra le mani: “Primo partito in Italia, grazie, recita la scritta. L'immagine riassume il rapporto impulsivo – anche se in realtà accuratamente mediato – tra Salvini e i suoi elettori. Ma l'attenzione degli utenti si è subito rivolta sugli oggetti che si intravedono sullo sfondo: cosa ci raccontano del politico che da ieri sera è di fatto il padrone politico dell'Italia?

La foto di Franco Baresi

Sappiamo tutti che Salvini è tifoso milanista, e non smette di farlo notare ogni volta che la sua squadra si presenta a un appuntamento importante. Appesa in bella vista sulla parete c'è la foto di Franco Baresi, bandiera del Milan per un ventennio, capitano (anche lui) della squadra per quindici anni e simbolo dell'epopea sacchiana tra fine anni Ottanta e inizio Novanta.

Alle spalle del leader del Carroccio c'è del resto un libro dal titolo Leggenda Milan a sottolineare la sua fede calcistica. Gennaro Gattuso, allenatore dei rossoneri, si è reso protagonista in questa stagione di uno scontro tra due scuole ideologiche: lui, da un lato, pragmatico e laconico; Salvini, incarnando lo spirito populista, aveva invece provato a mettersi in sintonia con la tifoseria delusa, in occasione di alcune sconfitte. Tutto risolto uno scambio di sms pacificatori, ma la presenza ostentata, ossessiva della fede calcistica nell'iconografia salviniana è un tema solo apparente secondario: l'italiano è soprattutto un tifoso di calcio, e Salvini vuole rappresentare l'arci-italiano anche in questo. E ben venga Baresi, allora.

La biblioteca salviniana

Il Corriere della Sera fa notare che nella libreria spiccano il saggio La crociata di Himmler, che narra di una spedizione pseudoscientifica dei nazisti in Tibet, alla ricerca della razza pura. Seguono, nella sezione bibliografica (se così possiamo chiamarla) un libro della giornalista Lilli Gruber (uno dei nemici giurati della base leghista, a cui così facendo Salvini sembra mandare il più classico dei suoi “bacioni” con smiley) e due guide turistiche: una su Cassano Magnago, paese nel varesotto, e un'altra su Cornate d'Adda, nel monzese: il primo è il luogo di nascita di Umberto Bossi, il secondo un semplice feudo della Lega. Con questa scelta, Salvini sceglie di celebrare la Lega primigenia, senza dimenticare le sue origini (questo nonostante abbia raccolto il 23% del voto al Sud Italia, che la Lega bossiana dipingeva in modo non proprio lusinghieri).

Il santino di Putin

Non si tratta di un'allegoria, ma proprio di quello che si vede sulla libreria di Salvini: un ritrattino tascabile che raffigura il presidente russo Vladimir Putin, accompagnato da un fiocco o una bandierina con i colori della Russia e una foto o una copertina di un libro col volto del suo alleato spirituale. Lo scorso anno, il leader del Carroccio aveva espresso tutta la sua stima per il leader della federazione: “Ritengo Putin uno degli uomini di stato migliori”. Salvini però ha il cuore geopolitico diviso a metà: su un altro scaffale si vede infatti il cappello con lo slogan “Make American Great Again” usato dal presidente americano **Donald Trump, **nella sua versione blu (anziché la più comune rossa).

Il pantheon di Salvini ha forse troppi dei, ma il leader della Lega non ha paura di mostrarli tutti insieme: Putin è un super-alleato, Trump un estimatore sulla stessa lunghezza d'onda; la libreria, il posto giusto per metterli insieme in un'internazionale sovranista.

I cimeli leghisti

Nella libreria prendono posto anche i riferimenti alla Lega: guardando la foto, sulla sinistra si vede l'ampolla bianca con il Sole delle Alpi, contenente l'acqua del Po, e il leone di San Marco. A destra, invece, un gufo – altra icona ricorrente nel linguaggio populista, fin dai tempi del governo di Matteo Renzi – reca la scritta: “Salvini premier”. Nello studio di Salvini non manca nemmeno il riferimento alla religione: alle sue spalle è presente un'icona di Cristo che si direbbe basso-medievale. È un altro passo nella direzione di una comunicazione sempre più ultracattolica, culminata poi con la famigerata benedizione “affido il futuro del paese a Maria”.

Da quanti anni Salvini accumula quegli oggetti? E sono lì per caso, oppure disposti accuratamente per farcene parlare? Viene da propendere per la seconda opzione, ma due foto sulla parete – che immortalano quella che sembra una gita scolastica e una squadra di calcio – paiono spontanee. Sul ripiano in basso, davanti a un suo ritratto che si direbbe recente, si intravede un cappello dei carabinieri: le forze dell'ordine sono un'altra passione di Salvini, che non ha mancato di sostenerle anche quando si parlava di un pestaggio subito da un giornalista di Repubblica, oppure durante il voto, postando un video in cui dei cittadini di tutte le età affrontavano un muro di poliziotti in assetto antisommossa.

Il tapiro di Striscia la notizia

Infine, sempre alle spalle e in basso a destra del vicepremier, fa bella mostra il tapiro d'oro, ricevuto nel settembre del 2017 da una delle trasmissioni nazional-populiste per eccellenza, Striscia la notizia. Motivazione? I fondi della Lega che il tribunale di Genova aveva bloccato. Per un politico normale le mancate risposte sono un problema perché attirano altre domande, ma con Salvini è diverso: i quesiti gli scivolano addosso e scompaiono, sommersi da meme beffardi, simbologie da decriptare e un guazzabuglio pop che fa svanire i problemi reali nel nulla. Anche stasera ci rideremo su guardando Striscia la notizia.