Pubblicità occulta sui social, l'Antitrust marca stretto gli influencer

L'Autorità garante del mercato fa pressing sugli influencer coinvolti in una campagna marketing di Alitalia e Alberta Ferretti: sotto esame gli hashtag per segnalare i contenuti sponsorizzati

L'influencer Giulia De Lellis

Quando si fa pubblicità sui social network bisogna segnalarlo in modo chiaro e forte. L’’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), non molla sul punto e, dopo la prima “lavata di capo” dello scorso anno, è tornata ad accendere i riflettori sul fenomeno dell’influencer marketing con una seconda azione di contrasto a forme di pubblicità occulta su Instagram, Twitter, Facebook & co. di cui oggi ha diffuso risultati e sviluppi.

Se nel primo caso, era l'estate del 2017, aveva bacchettato personaggi come Fedez e Chiara Ferragni, Belén Rodriguez, Alessia Marcuzzi, Anna Tatangelo, Melissa Satta e Federica Pellegrin, il secondo intervento della scorsa estate di cui si commentano ora gli esiti è stato rivolto principalmente a influencer con un numero di follower non elevatissimo, ma pur sempre di rilievo.

Come prevede il codice del consumo queste promozioni digitali – alla pari che sugli altri canali – devono essere adeguatamente segnalate dalla presenza di hashtag specifici come #ad, #ads o #pubblicità o simili oppure, nel caso di fornitura del bene da parte del brand anche se a titolo gratuito, #prodottofornitoda o simili.

Lo scorso agosto, con la collaborazione del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, l’Autorità aveva dunque inviato una seconda serie di lettere di pressione e sensibilizzazione, per così dire, a una serie di influencer e ai titolari dei marchi promossi per ricordare a entrambi che gli i primi non possono lasciar “credere al pubblico dei follower di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand” si legge in una nota dell’Agcm. Se, insomma, dietro c’è un accordo che preveda un pagamento o altro genere di beneficio.

A quanto pare, dice oggi l’Autorità, quel secondo round è andato bene perché i personaggi interessati hanno recepito le indicazioni “facendo un uso più intenso di avvertenze circa la presenza di contenuti pubblicitari nei post pubblicati sul proprio profilo Instagram”.

Non solo: “In altri casi, gli influencer hanno scelto di rimuovere gli elementi grafici idonei ad esprimere un effetto pubblicitario, quali le etichette (tag) apposte su un’immagine che rinviano al profilo Instagram del brand”, spiega l’Agcm. E aggiunge: “Infine, le società titolari dei marchi hanno dato evidenza di aver introdotto, anche contrattualmente, procedure volte ad indurre gli influencer a rendere maggiormente trasparenti, sui loro profili personali, il legame commerciale con il marchio”.

Eppure non tutto è andato per il meglio. Per esempio l’Autorità presieduta da Angelo Marcello Cardani ha avviato su segnalazione dell’Unione nazionale consumatori un’istruttoria nei confronti di Alitalia e di Aeffe, società riconducibile alla stilista Alberta Ferretti, già destinataria di un primo intervento di moral suasion nel 2017.A loro viene contestato il ricorso a diversi influencer per promuovere il logo Alitalia impresso sui capi di abbigliamento a marchio Alberta Ferretti.

Si tratta di un’operazione promossa in parallelo alla campagna di lancio delle nuove divise Alitalia, realizzate proprio dalla stilista, insieme alle quali sono stati realizzati anche altri capi casual di abbigliamento. Fra le molte testimonial coinvolte ancora** Ferragni** (che ha coinvolto Alitalia anche nel matrimonio-show con Fedez), Martina Colombari,  Giulia De Lellis (nella foto in alto), Federica Fontana e Alessia Marcuzzi.

A seguito dell’avvio, sono stati effettuati accertamenti ispettivi presso le sedi delle due società con la collaborazione del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza” spiega ancora l’Agcm, che evidentemente intende progressivamente passare dalle maniere soft a quelle più dure.