E se... il deficit commerciale tra Cina e Stati Uniti non fosse un grave problema?

La cura per il disavanzo potrebbe essere peggiore della malattia?

Durante la campagna elettorale del 2016, l’allora candidato alla Casa Bianca Donald Trump non ha fatto mistero delle sue preoccupazioni in merito al surplus commerciale della Cina nei confronti degli Stati Uniti, ovvero del deficit commerciale americano nei confronti di Pechino. Gli Stati Uniti esportano relativamente poco verso la Cina, ma d’altro canto importano molti beni di consumo cinesi, come per esempio le lampadine a Led (quasi ogni lampadina a Led usata negli Stati Uniti arriva dalla Cina), gli ombrelli, le carte da gioco e le borse in pelle. Il risultato è un deficit commerciale che nel 2017 ha raggiunto 375 miliardi di dollari (283 miliardi di sterline).

L'inaspettata elezione alla Casa bianca non ha contribuito a mitigare il risentimento di Donald Trump in merito alla crescita del deficit commerciale degli Stati Uniti rispetto alla Cina. Anzi, nelle vesti di presidente, il tycoon americano si è mostrato ancora più risoluto nella sua intenzione di voler trovare una soluzione definitiva. Nello scorso mese di marzo si è scagliato contro il deficit, definendolo uno dei problemi più urgenti che affliggono gli Stati Uniti. “L’anno scorso abbiamo perso 500 miliardi di dollari negli scambi commerciali con la Cina”, ha affermato in una conferenza stampa.“Non possiamo permettere che ciò accada”.

Poco dopo Donald Trump ha imposto dazi doganali pari a 50 miliardi di dollari sulle merci cinesi, definendo questa misura come una difesa contro la violazione cinese della proprietà intellettuale americana. La ritorsione della Cina non si è fatta attendere: i dazi hanno colpito 128 prodotti americani, in particolare le importazioni agricole e gli alimentari (inclusi la frutta, il vino e la carne di maiale). L’indice Dow Jones ha subito una flessione istantanea e molte aziende americane che fanno affari con la Cina hanno dovuto assistere a una perdita di valore delle loro azioni.

Da allora il Presidente americano ha imposto nuovi dazi su importanti merci esportate dalla Cina, scatenando regolarmente le contromisure di Pechino. Donald Trump si è impegnato a porre fine al deficit commerciale con la Cina usando qualsiasi mezzo necessario, inclusa l’imposizione di dazi più elevati fino a una guerra commerciale vera e propria.

Ne vale la pena? O il deficit commerciale degli Stati Uniti verso la Cina non è un problema così grande come lo si vuol fare apparire?

Paul JacksonResponsabile ricerca Emea Etfs, Invesco

Anche se il deficit commerciale statunitense raggiungesse un importo in dollari ingente, non è particolarmente significativo rispetto alla dimensione dell’economia americana: il deficit delle partite correnti raggiunge solo il 2,3% del Pil ed è quindi gestibile. Pertanto è difficile comprendere l’ossessione della Casa Bianca per il deficit commerciale con la Cina, specialmente se si tiene conto che tale atteggiamento potrebbe danneggiare sia l’economia statunitense sia quella mondiale. Non è necessaria una guerra commerciale: gli Stati Uniti potrebbero ridurre il deficit risparmiando di più e spendendo di meno. Certamente la persistenza del deficit delle partite correnti ha peggiorato la posizione degli Stati Uniti come debitore netto, ma eliminare i rischi di deficit infliggerà perdite tali ai cittadini americani da indurli a pensare che non ne valga la pena”.

Jue WangAssociate fellow, Chatham House

Il deficit commerciale non ha colpito in modo significativo l'economia americana. I dati relativi al deficit americano sottolineano in modo esagerato lo squilibrio degli scambi con la Cina. In primo luogo non sono incluse le esportazioni di servizi verso la Cina. Inoltre sono comprese numerose esportazioni cinesi per le quali le operazioni di ricerca high-end e il design vengono completati altrove. Per la Cina il surplus commerciale non è solo un vantaggio, in quanto la sottopone a una considerevole pressione finanziaria. Ma il deficit commerciale potrebbe trasformarsi in un grave problema per il modo in cui l’amministrazione Trump lo affronta: alzando i toni e minacciando una guerra commerciale. La Cina reagisce e ora si avverte una certa preoccupazione in merito a un’escalation a livello mondiale”.

Michael PettisProfessore di Finanza, Università di Pechino

La debolezza della domanda interna, a causa di un basso livello dei consumi, ha consentito alla Cina di accumulare risparmi eccessivi. Per oltre un decennio Pechino ha provato a ridurre la quota di risparmio, ma questa si è rivelata un’impresa assai difficoltosa. Di conseguenza la Cina deve esportare un’enorme quota dei suoi risparmi in eccesso verso gli Stati Uniti. Questa disparità negli scambi è la vera causa dello squilibrio commerciale, non i sussidi al settore manifatturiero e i diversi costi di produzione. In un mondo di risparmi eccessivi e di debolezza della domanda, né la Cina né gli Stati Uniti possono assorbire i risparmi in eccesso cinesi, tranne nel caso in cui si facciano carico di un aumento della disoccupazione o del debito. Questo è in definitiva il nodo che la contesa commerciale deve sciogliere”.

David MaddenAnalista di mercato, Cmc Markets

Il deficit commerciale degli Usa verso la Cina è un problema perché ha irritato Donald Trump. Il Presidente americano insiste sul suo slogan American First e pensa che una contesa commerciale potrebbe indurre Pechino a riconsiderare i suoi rapporti con gli Stati Uniti. Per Donald Trump questa disputa commerciale ruota intorno a un’asserzione di potere e il Presidente non mostra alcun segno di voler tornare sulle sue posizioni”.

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