Europa, la riforma del copyright è stata rimandata a settembre

L'appello internazionale con cui si chiedeva all’Ue di rivedere la morsa su diritto d’autore e copyright online ha dato, per ora, i suoi frutti

[caption id="attachment_213945" align="alignnone" width="1050"] (foto: Getty Images)[/caption]

Il Parlamento europeo, giovedì 5 luglio, ha rimandato a settembre la discussione relativa alla riforma del copyright. Non si tratta quindi di una presa di decisione netta ma soltanto di un rinvio.

Great success: Your protests have worked! The European Parliament has sent the copyright law back to the drawing board. All MEPs will get to vote on #uploadfilters and the #linktax September 10–13.Now let's keep up the pressure to make sure we #SaveYourInternet! pic.twitter.com/VwqAgH0Xs5

— Julia Reda (@Senficon) 5 luglio 2018

Lunedì 18 giugno il Comitato affari legali del Parlamento europeo (Juri) ha approvato una revisione del copyright digitale (qui una nostra analisi). Due degli articoli del nuovo complesso di norme sono finiti subito sul tavolo della critica. Sono l’articolo 11 e l’articolo 13: il primo è noto con il nome link-tax e prevede che gli editori possono pretendere una somma in denaro da chiunque dovesse condividere una notizia, anche sotto forma di link; l'altro invece prevedeva un meccanismo di filtraggio e controllo per ogni contenuto prima della pubblicazione online per combattere la pirateria.

Tutti con il fiato sospesoLa riforma europea non è arrivata al banco di prova del Parlamento in ottima salute. Il documento da dibattere è l’ennesima evoluzione della prima stesura, riscritta più volte per cercare di incontrare il favore di tutte le parti in gioco. Due macrocosmi rappresentati dalle associazioni per le libertà digitali e i suoi derivati, avversi all’entrata in vigore delle nuove norme e, sul fronte opposto, dagli editori che plaudono all’iniziativa.

Anche l’Italia è spaccata in dueIl Parlamento europeo è apparso diviso e l’Italia non fa eccezione. Da una parte il Movimento 5 stelle che si posiziona nel gruppo di coloro i quali temono gli effetti potenzialmente nefasti della riforma, con il garante Beppe Grillo che parla di limiti significativi alla libertà di internet e con il leader del Carroccio (nonché vicepremier e ministro degli Interni) Matteo Salvini che parla di "bavaglio alla rete".

Il Pd, seppure non a ranghi serratissimi, verte nella direzione opposta, accusando i partiti di maggioranza di dire falsità. La riforma, sostiene gran parte del Partito democratico, riguarda un numero limitato di piattaforme e consente agli editori e, a chi detiene i diritti d'autore, di incassare il giusto.

Forza Italia resta neutrale, riconosce nella riforma europea la volontà di proteggere il diritto d'autore senza però stravolgere la rete né bloccarne lo sviluppo.