Il social network cinese Sina Weibo ha provato a bloccare i contenuti omosessuali

Sina Weibo, il clone di Twitter in Cina, annuncia il blocco di contenuti "relativi all'omosessualità". Ma gli utenti si sono ribellati

Passo indietro per Sina Weibo: uno tra i più grandi social media cinesi si è rimangiato il blocco che aveva annunciato pochi giorni prima, e che voleva colpire contenuti collegati all'omosessualità.

Venerdì scorso la piattaforma di microblogging aveva annunciato una stretta relativa a immagini e video che potessero essere "riconducibili alla pornografia, promuovere violenza cruenta o essere collegati all'omosessualità". L'azienda spiegava l'iniziativa come volontà di creare un ambiente "solare e armonioso" per la propria community e di rispettare le leggi nazionali sulla cybersecurity.

Gli utenti, in tutta risposta, hanno cominciato a pubblicare foto di coppia, emoji e immagini arcobaleno, accompagnati dall'hashatag #iamgay e #iamgayimnotapervert. Dopo un diluvio di commenti e reazioni, molte delle quali chiamavano in causa la Costituzione – l'articolo 38 della Costituzione cinese, ha scritto un utente, sostiene che la "dignità personale" dei cittadini cinesi sia "inviolabile" e che l'insulto diretto ai cittadini è proibito – o altre leggi come la depenalizzazione dell'omosessualità del 1997.

La comunità lgbt in Cina è costretta a una condizione di semi-clandestinità, come riporta il Guardian: solo il 15% ha detto di averlo detto ai genitori, e solo il 5% di averlo reso pubblico, secondo un sondaggio del 2016 dell'Onu (va ricordato che in Cina l'omosessualità è stata considerata fino al 2001 nell'elenco dei disordini mentali da parte del governo).

Il clone d'Oriente di Twitter, in seguito al diluvio di commenti, si è rimangiato la parola, congedandosi con un "Grazie a tutti per la discussione e i vostri suggerimenti": la campagna, ha spiegato, non includerà più i contenuti omosessuali, ma si concentrerà solo sul controllo di materiale pornografico e violento.