Cosa ci fanno i gattini sulla pagina Facebook di Salvini?

L'operazione comunicativa di Salvini è un espediente narrativo difficile da contrastare, se non si crea un'alternativa a questa forma di distrazione

Lunedì 19 novembre: Piazza Affari chiude la giornata a - 0,29% con il differenziale Btp-Bund arrivato a toccare 322 punti base, dopo un pomeriggio in cui il ministro dell'Economia Giovanni Tria si è speso per rassicurare l'Eurogruppo sulle possibili ripercussioni della manovra economica italiana sui mercati e il resto d'Europa. Quella sera, il ministro degli Interni, nonché vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini - o meglio, chi per lui gestisce la pagina Facebook, si veda alla voce Luca Morisi -, chiude il piano editoriale della giornata condividendo questo contenuto: il gatto bambino.

Per capire la "sottile" operazione comunicativa, culminata la sera del 21 novembre con un post in cui il ministro ha condiviso alcune delle foto più belle di gattini arrivate nelle ore precedenti dai propri follower, è necessario spostare lo sguardo allo scenario. Ricapitoliamo: una volontaria italiana è stata rapita in Kenya; tutti gli alleati di Salvini, incluso l'ultra sovranista Orbán, si esprimono contro la manovra economica italiana, mentre l'Europa passa dalle minacce ai fatti chiedendo una procedura d'infrazione per l'Italia; ci sono tensioni nel governo, su temi come la Tav, gli inceneritori, le norme anticorruzione.

Insomma, le grane non mancano, ma neppure lo spazio per un contenuto leggero, affettuoso, "acchiappa-consensi", grazie al quale il ministro può dipingersi come il vicino *umano, troppo umano *della porta accanto. I gattini non sono solo uno strumento di distrazione di massa, ma un espediente narrativo che risponde a necessità precise. La pillola xenofoba, sovranista e patriarcale di una certa politica, viene edulcorata, alleggerita, resa digeribile se intervallata con un'immagine che ha poco a che vedere con quel medicinale amaro.

Amaro perché, nella stessa narrazione, il popolo, l'entità superiore e inesistente alla quale la politica finge di rispondere, non è per sua natura xenofobo o aprioristicamente sovranista, ma lo è diventato - questo nella narrazione del governo gialloverde - per colpa degli avversari, rei di aver trascinato il paese in questa situazione, e per colpa dell'Europa distante anni luce dai suoi interessi. Italiani brava gente, esasperati da fattori esterni, che per sopportare la maschera della discriminazione e dell'odio necessitano un'autoindulgenza che passa anche - e soprattutto - dai gatti bambini.

Nel frattempo, gli avversari politici, coloro che potrebbero e dovrebbero proporre una narrazione alternativa, non sembrano riuscire a cogliere il significato più profondo dell'espediente dei gatti sul profilo di Salvini.

Perché non si può credere che una guerra ideologica di questa portata passi da un hashtag come #SeQuestoÈUnMinistro. Non è più sufficiente, e forse non lo è mai stato. C'è bisogno di spiegare, a chi si ferma a guardare quei gattini e ne sorride - e potete starne certi, parliamo di centinaia di migliaia di persone -, che cosa significhino: sono fuochi d'artificio sparati in aria per farci alzare lo sguardo, mentre sotto succede di tutto. E siamo disposti a sopportare quel tutto, proprio in virtù dei botti che fanno un gran rumore e ci distraggono, mentre sotto, in mezzo alle brutture della Storia, non c'è nessuno che riesca a far più rumore e riportarci con lo sguardo sulla terra.

È necessario capire che questo tipo di narrazione piace per trovarne una migliore, non guardarla dall'alto al basso sottolineandone l'assurdità. È necessario accendere la musica per superare i botti, non lanciare hashtag muti. Su Tumblr un account raccoglie foto di gerarchi nazisti impegnati a coccolare i gattini o i cani di casa. Corsi e ricorsi storici preoccupanti, mentre aspettiamo di capire quale sarà il nuovo gusto che renderà più dolce l'amara pillola che da mesi stiamo ingerendo. Abbiamo un suggerimento ossimorico e di sicuro successo:** le ricette di dolci.**