Twitter e Facebook hanno un problema con razzisti e suprematisti

Il social network dei tweet sta valutando se bloccare chi fa discorsi di odio e discriminazione. Mentre Menlo Park deve fronteggiare i razzisti che sfuggono ai suoi controlli

Twitter sta iniziando a condurre delle ricerche interne per comprendere meglio come i nazionalisti e suprematisti bianchi usino la piattaforma al fine di decidere se bandirli. Il motivo per cui la società non ha ancora cacciato i razzisti e i suprematisti bianchi dal social network – come hanno già fatto altri concorrenti – è stato spiegato da Vijaya Gadde, responsabile globale per questioni legali, politiche, fiducia e sicurezza: “Il dibattito e la conversazione sono una forza positiva e possono fungere da base per la de-radicalizzazione, lo abbiamo già visto accadere su altre piattaforme”.

In compagnia dell'amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey, la Gadde era andata a parlare di salute della conversazione pubblica” con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e in quella sede aveva dichiarato che il social network aveva iniziato a collaborare con dei ricercatori esterni “specificatamente sul nazionalismo bianco, la supremazia e radicalizzazione bianca online, comprendendone i movimenti, e che ruolo può avere una piattaforma come Twitter nel peggiorare o migliorare la situazione”.

Twitter quindi per il momento preferisce affidarsi alla sua community che tramite il dibattito e la conversazione spera possa tener testa ai discorsi degli estremisti bianchi.

E Facebook?

D’altra parte Facebook, che ha recentemente affermato di aver eliminato dal proprio social network decine di pagine e gruppi di suprematisti bianchi e nazionalisti, sta affrontando un ritorno sulla piattaforma dei medesimi gruppi che persistono nella loro azione di reclutamento e diffusione di discorsi d’odio.

Come riporta BuzzFeed News, Kevin Chan, uno dei direttori delle politiche globali di Facebook, ha detto che mentre rimuove in modo proattivo alcuni gruppi di odio, la società si affida anche a utenti, giornalisti e altre fonti per segnalare quando le personalità cacciate tornano sulla piattaforma.

Il problema di Facebook è legato al fatto che la società ha eliminato dalla piattaforma i gruppi razzisti ma ha lasciato i profili degli utenti iscritti a quei gruppi che, una volta accortisi della chiusura, hanno impiegato pochi giorni a ricrearne di nuovi.

A dimostrarlo è stato il blog canadese Anti-Racist Sudbury che ha dimostrato come i membri di alcuni gruppi eliminati siano ancora attivi sul social network sotto un altro gruppo e continuino indisturbati nelle loro azioni razziste e di incitamento all'odio.