Molti siti usano strategie anti ad block, ma non te lo dicono

Il 30.5% dei primi 10mila siti più importanti usa sistemi di rilevamento, e la percentuale cresce tra i primi mille: ma non è affatto detto che chi rileva sistemi di ad block rilasci annunci in tal senso

Google, a giugno aveva in fase di test una una funzione che consentisse agli editori di mandare un messaggio agli utenti Chrome che stessero usando software per bloccare la pubblicità, chiedendo loro o di disabilitarli o di pagare per i contenuti da visualizzare. Antidoti contro gli ad block ce ne sono, e continuano ad essere inventati: l'alternativa è agire contro di loro, ma senza avvisare nessuno. Un'azione di intelligence, piuttosto che una guerra aperta: la "soluzione silente" sarebbe quella maggiormente scelta dai siti più importanti in circolazione. O, almeno, è per fare questo che si stanno adoprando.

Considerando il crescente grado di accuratezza della tecnologia anti ad blocking, i ricercatori dell'Università dell'Iowa e dell'Università della California Riverside hanno analizzato maggiormente nel dettaglio l'attività dei siti più in vista. Secondo i primi 10mila siti più popolari misurati da Alexa, il 30.5% usa sistemi di rilevamento di ad blocker e la percentuale cresce fino al 38% se si considerano i primi 1000 siti "top".

Secondo precedenti stime, basate in gran parte sui sistemi di boicottaggio evidenti, come avvisi pop-up o contenuti volutamente interrotti, suggerivano che qualcuno si muovesse nel silenzio in percentuale tra l'1 e il 5%. Era evidente che il numero reale fosse più ampio.

"I nostri risultati mostrano che gli anti ad block sono molto più pervasivi di quanto riportato in precedenza ... la nostra ipotesi è che una parte molto più ampia di siti web rispetto a quanto precedentemente riportato siano "preoccupati" per gli adblocker, ma molti non stanno ancora impiegando azioni dirette nei confronti degli utenti di ad blocking".

I modi in cui i siti possono giocare a guardie e ladri con gli ad blocker sono molti: per esempio, i siti possono modificare i Javascript in modo da ingannare i sistemi di blocco o, al contrario, rilevare i contenuti-esca (quelli mandati in avanscoperta per attivare i software anti-pubblicità) e rifiutarsi di bloccarli.

La ricerca dimostra che la battaglia tra chi cerca di arginare gli ad block e chi li sviluppa non si fermerà facilmente. I ricercatori hanno visitato migliaia di siti più volte, con e senza i software di blocco attivati sui browser.

Confrontando il codice finale della pagina sui browser con il blocco attivo rispetto a quelli senza, hanno potuto notare in che momento le pagine cambiavano contenuto, o intuire la presenza di un'azione di contrasto, anche in assenza di avvisi ai clienti.