In India una diagnosi da dipendenza da serie tv. C'è da stupirsi?

No, perché si può essere dipendenti praticamente da qualunque comportamento. Facciamo un punto sulla psicologia

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This pretty young blonde seems totally shocked or amazed, possibly by what she has just seen on the TV behind her. Shot with Canon EOS 1Ds Mark III.RapidEye

(foto: Getty Images)[/caption]

La settimana scorsa il Servizio nazionale per la salute mentale e le neuroscienze (Nimhans) di Bangalore, India, ha segnalato il primo caso di dipendenza da un servizio di streaming. Un ragazzo disoccupato di 26 anni si era rifugiato in Netflix per più di sei mesi.

"Quando la sua famiglia lo spronava a trovare lavoro o ogni volta in cui vedeva i suoi amici ben sistemati, lui guardava i programmi offerti dal servizio on-demand. Era un modo per fuggire dalla realtà. Riusciva a dimenticare i suoi problemi e da questo traeva un immenso piacere", ha spiegato Manoj Kumar Sharma, docente di psicologia clinica al Nimhans, a capo del Servizio per l’utilizzo salutare della tecnologia. Il paziente aveva iniziato a guardare serie e film per più di sette ore al giorno.

Quando si svegliava al mattino, per prima cosa accendeva la tv. Ma gli effetti positivi non erano durati molto a lungo, perché presto aveva capito di non riuscire a controllarsi. Le sue abitudini l’avevano portato a un affaticamento degli occhi, stanchezza e disturbi del sonno. Per aiutarlo a superare la sua dipendenza i medici della clinica l’hanno guidato in un percorso psicoterapeutico, con esercizi di rilassamento e counseling lavorativo.

Questa vicenda non deve causare eccessivo stupore. Le fughe dalla realtà sono sempre esistite, i servizi di streaming on-demand offrono solo un nuovo modo per mettere in pratica un comportamento già visto, anche se meno diffuso, quello delle maratone televisive o binge watching.

Secondo uno studio del 2016, circa il 70% degli statunitensi fa abbuffate televisive, un terzo di questi almeno una volta alla settimana. Negli Usa quasi metà della popolazione ha un abbonamento a un servizio in streaming senza limiti.

Ma il binge watching **fa male? **Secondo alcuni, è in realtà un comportamento positivo. L'antropologo Grant McCracken l'ha definito un modo "contemplativo e intelligente di guardare un certo tipo di televisione. Specialmente buona televisione", perché consentirebbe di avere una visione unitaria dell’opera e sarebbe da assimilarsi all’immergersi nella lettura. (giusto un disclaimer, però: la sua ricerca era stata commissionata da Netflix).

I ricercatori Robert Kubey e Mihaly Csikszentmihalyi sono meno rassicuranti. Secondo i loro studi il desiderio di guardare molta televisione scaturisce da una reazione chimica cerebrale simile a quella derivata dall'assunzione di droghe o dall’ipnosi. Favorisce, ovvero, il rilascio di endorfine, in grado di rilassare lo spettatore e fargli desiderare di prolungare la visione.

Uno studio presentato nei primi mesi del 2015 dai ricercatori dell'università del Texas, condotto analizzando le abitudini televisive di 316 persone tra i 18 e i 29 anni, ha evidenziato come il binge watching sia correlato a depressione, solitudine, incapacità di autogestirsi e obesità, e utilizzato, così come avviene per altri tipi di eccessi, per allontanarsi da sensazioni negative.

A monte, dobbiamo forse fare una riflessione sul bisogno di evasione che è alla base del nostro amore per tutto ciò che è immaginario. Leggere libri, guardare film, opere teatrali e anche serie televisive è un modo per vivere altre vite e sperimentare nuove possibilità. Fin da quando i nostri antenati si raccontavano storie alla luce di un falò, in una grotta, conosciamo tutti il particolare piacere di immaginarci in situazioni diverse da quella in cui siamo. Una pulsione positiva e arricchente, se non diventa una sostituzione dell’esperienza reale.

Negli ultimi anni lo studio delle cosiddette nuove dipendenze si è ampliato sempre di più, fino a raggiungere un verdetto per molti versi scontato: quasi tutto può causare dipendenza.

La ricerca clinica ha confermato le forti similitudini di queste nuove dipendenze, in cui, al posto di una sostanza, c’è un’attività o un comportamento. L’autocontrollo entra in crisi, la compulsione ad agire limita la libertà e la resilienza della persona. I pensieri dell’addict ruotano attorno al comportamento in questione per la maggior parte del tempo, come nel caso del craving per le sostanze d’abuso più classiche. La persona prova a resistere alla tentazione, ma spesso cade preda dell’impulsività del momento, innescando quel circolo di astinenza e ricaduta ben noto nelle tossicodipendenze.

La teledipendenza, d’altronde, è una forma di dipendenza psicologica ben conosciuta. Il soggetto presenta una compulsione a guardare la tv, compulsione che può essere estremamente difficile da controllare e può sfociare in situazioni di disordine psicosomatico, con sintomi sia di tipo psicocognitivo, che fisiologico e comportamentale.

Tornando alla domanda iniziale, è possibile diventare dipendenti dalle serie tv? La risposta è: , in quanto è possibile diventare dipendenti da ogni sorta di comportamento.

La caratteristica comune alle nuove dipendenze è proprio questa: non riguardano qualcosa che assumiamo, ma qualcosa che facciamo. Giocare d'azzardo, comprare oggetti o vestiti in modo compulsivo, instaurare una relazione di dipendenza da un'altra persona (come anche esagerare con lo sport, l'uscire tutte le sere o non riuscire a staccarsi dallo smartphone).

Nel caso del *binge watching *sta a noi e a chi ci sta vicino discriminare tra una salutare abitudine all’immaginazione e una patologia che si ripercuote sulla nostra vita, sul nostro lavoro e sulle nostre relazioni. È bello sperimentare nuove realtà, se poi siamo in grado di tornare alla nostra.