Fenomenologia di Maurizio Costanzo

Se Porta a Porta di Bruno Vespa è definita la Terza Camera dello Stato, possiamo definire il Maurizio Costanzo Show la quarta cameretta, ma di casa nostra

Maurizio Costanzo è un animale mitologico della televisione italiana, uno di quei personaggi davanti ai quali è lecito chiedersi se non sia stato generato dal tubo catodico stesso. Con oltre 50 anni di televisione all'attivo, è stato il creatore di programmi iconici come il Maurizio Costanzo Show, unico vero paragone nostrano con i late night show americani.

In quelle notti tra il 1982 e il 2009 (negli ultimi anni ci sono stati diversi speciali, ma diciamolo, non è più la stessa cosa), Maurizio è stato il demiurgo creatore di personaggi trash per i quali i nostri ringraziamenti non saranno mai sufficienti: Vittorio Sgarbi, Platinette, Giampiero Mughini, Giobbe Covatta, Solange, Marina Ripa di Meana, Raffaele Morelli, Vladimir Luxuria, innalzati a intellighenzia da salotto depositaria delle verità ultime sulle cose del mondo. Le emozioni non sono mancate:

Se su Rai1 Porta a Porta di Bruno Vespa è stata spesso chiamata la Terza Camera dello Stato, possiamo definire il Maurizio Costanzo Show la quarta cameretta, ma di casa nostra. Quella dove tenere le cianfrusaglie accumulate negli anni, ma anche i dischi preziosi e le edizioni Adelphi da ostentare orgogliosi agli ospiti.

Perché il MCS, in una complessa commistione di generi, ha saputo puntare l'attenzione anche su questioni complesse e "alte", dalla mafia alla cultura, passando per politica e metatelevisione.

E proprio il mix tra alto e basso, ha garantito a Costanzo la duratura dote di raccontare per decenni la società italiana: dalle interviste ad Andreotti a Bontà Loro, fino alla più recente, onirica chiacchierata con Ornella Vanoni tra gess e *Bidols. *

Se la notte era il MCS, tra gli anni '90 e gli anni '00 la domenica pomeriggio è stata la sua Buona Domenica. Ancora una volta, seppe cavalcare ondate di trash senza paragone, mettendo in piedi un circo di nani e ballerine, da Claudio Lippi a Massimo Lopez, passando per Luca Laurentis e Paola Barale.

Il tutto condito dai personaggi dei programmi di punta del periodo: le prime edizioni del Grande Fratello e Uomini e Donne, in una Disneyland Fininvest dell'epoca d'oro.

In molti non perdonano a Costanzo la creazione di quella che è definita oggi nelle lezioni di costosi master in comunicazione come tv del dolore, un filone narrativo stucchevole, ma di presa sull'opinione pubblica, di cui è stato per molto tempo il sacerdote più autorevole. Il culmine, ce lo ricordiamo tutti, lo abbiamo vissuto con il caso del delitto di Cogne e Annamaria Franzoni.

Ancora una volta cultura alta e bassa mischiate tra loro, esattamente come ambivalente è percepita mediaticamente oggi la sua figura: da un lato il grande giornalista precursore di format televisivi, dall'altro un personaggio utile per meme incentrati su difetti fisici e pronuncia.

E alle volte i meme entrano a gamba tesa anche nella realtà:

Arrivato a 80 anni, Maurizio Costanzo non ha ancora abbandonato lo schermo, e se un giudizio oggettivo sul suo operato televisivo può spettare solo ai futuri massmediologi, oggi studenti di quei costosi master in comunicazione di cui sopra, nel cuore di chi vi scrive ogni giudizio negativo sarà sempre cancellato dal riconoscimento per aver scritto, 52 anni fa, il testo di questo capolavoro, con musiche di Ennio Morricone: