La conquista silenziosa di Hollywood da parte della Cina

Dall'ultimo Mission Impossible al film sullo squalo preistorico, passando per Crazy & Rich su Netflix, il cinema tiene sempre più conto del pubblico asiatico

Contrariamente a quanto avviene in Italia, in America (e un po’ nel resto del mondo) l’estate è la stagione più importante per le uscite al cinema, quella in cui prendono posto i film più grandi e ambiziosi. E questa è stata l’estate della co-produzione cinese a partire dal successo più clamoroso, Mission: Impossible - Fallout che tra poco diventerà il film con il maggior incasso in patria di tutta la saga, con oltre 200 milioni di dollari (il totale mondiale è 700 milioni e passa). Il film con Tom Cruise è stato co-prodotto con Alibaba e, di fatto, batte doppia bandiera: cinese e americana. È un film che ieri stato un vanto puro di Hollywood e che oggi attinge a capitali stranieri, del resto mostra un livello di azione superiore a qualsiasi media statunitense, più vicino ai film spettacolari, incredibili e dal ritmo impossibile che escono da Hong Kong.

La colonizzazione diventa clamorosa poi se si considera che Mission: Impossible è un prodotto targato Tom Cruise, il golden boy statunitense che non solo personalizza tutta l’operazione ma è anche produttore con la sua compagnia. Non si tratta di una joint venture ma di un vero e proprio simbolo che viene condiviso. E lo stesso avviene per un volto di certo meno simbolico ma comunque legato all’occidente come quello di Jason Statham, in un film che una volta avremmo collegato immediatamente al cinema americano di serie B come Shark - Il primo squalo e invece è diventato una grande produzione internazionale.

Storia di uno squalo gigantesco, preistorico (un megalodonte), risvegliato dal fondo dell’oceano e sconfitto da Statham a pugni in faccia, Shark - Il primo squalo è costato 130 milioni di dollari, che è esattamente quanto ha incassato nei soli Stati Uniti. Solo che poi di milioni di dollari ne ha totalizzati altri 151 in Cina e con il resto del mondo è arrivato a 500 totali. La Cina anche qui ha co-prodotto l’operazione "dettandone l'agenda romantica" e mettendo l’attrice Li Bingbing accanto a Statham.

Eppure l’operazione che forse cambierà tutto è un’altra ancora. Mentre questi "film giganti" si fanno notare, è Crazy & Rich il vero caso. Il film tratto dal bestseller Crazy Rich Asians è il primo da vent'anni a questa parte a essere prodotto in America (c’è la Warner tra le compagnie che l’hanno realizzato) con un cast tutto asiatico senza nessun attore dai tratti occidentali. Storia romantica di una ragazza americana di origini asiatiche che negli Stati Uniti si fidanza con il ragazzo ideale che la porterà a Singapore, a conoscere la sua famiglia, facendole scoprire di essere ricco oltre ogni immaginazione ma anche che il mondo dei ricchissimi è una guerra continua di posizione e tradizione, Crazy & Rich è costato 30 milioni e solo in America ne ha incassati 130 (che diventano 165 con il resto del mondo).

Nessun produttore americano avrebbe mai scommesso un soldo su un film senza attori occidentali. Come noto per Ghost in the Shell era stata scelta Scarlett Johansson invece di un’attrice dai tratti asiatici, ma Crazy & Rich dimostra che ad oggi anche per il botteghino americano attori dai tratti asiatici possono essere una risorsa, aprendo tutto un nuovo filone in modi non diversi da come negli anni ‘70 i primi film con attori afroamericani protagonisti aprirono la strada alla blacksploitation e una florida serie di lungometraggi etichettati come “per neri” ma vitali e fondamentali per la cultura afroamericana.

Non sembra allora un caso che contemporaneamente all’uscita di Crazy & Rich sia arrivata su Netflix la commedia per teenager Tutte le volte che ho scritto ti amo, in cui la classica trama di una ragazza in difficoltà, di amori nella high school e di dolce tenerezza nel dover crescere ruota (per la prima volta!) intorno ad una protagonista nata in America ma di origini e tratti somatici vietnamiti.

Loro la chiamano rappresentazione di tutte le culture (perché questo è quel che fanno le compagnie, trovano le parole migliori per pubblicizzare le proprie decisioni), ma di fatto è un’opportunità d’affari inedita, quella di andare a prendere nuovi pubblici con storie non molto diverse dal solito che invece diverse lo diventano in virtù di un universo culturale di riferimento rinnovato.