Ma quando comincia il Ramadan? Il difficile compromesso tra fede e scienza

Come mai ogni anno nel mondo la data del Ramadan è incerta se si basa sulle prevedibili fasi lunari?

Giugno 2015, Gerusalemme - Un palestinese decora il suo negozio vicino alla moschea di Al-Aqsa in attesa dell'annuncio di inizio del Ramadan. (Foto: AHMAD GHARABLI/AFP/Getty Images)

La scorsa settimana è cominciato il Ramadan, nono mese del calendario islamico. Durante questo periodo i fedeli musulmani celebrano la prima rivelazione di Maometto osservando un digiuno fisico e spirituale. Non si beve né si mangia dall'alba al tramonto, e ci si astiene da rapporti sessuali, fumo e da tutti i comportamenti deprecati dal Corano che vanificherebbero il periodo di raccoglimento. È uno dei cosiddetti 5 pilastri dell'Islam eppure, con 2,6 milioni di musulmani in Italia, questa pratica spesso è vista come un'incredibile stranezza.

In realtà una volta capito che, ovviamente, le persone non digiunano per un intero mese perché il digiuno è interrotto al tramonto, e che sono previste eccezioni che sollevano alcuni fedeli dall'obbligo (per esempio chi è malato), il Ramadan non è poi così diverso dagli altri periodi di penitenza che le religioni hanno escogitato per intrattenere i propri fedeli. Un aspetto piuttosto singolare del Ramadan è invece la controversia sul modo di stabilire il suo inizio: la verità scientifica, per quanto pratica, può non essere sufficiente per le esigenze della fede.

Non è come la PasquaIl Ramadan del 2016 in Italia è iniziato il 6 giugno. Nel 2017 è cominciato il 27 maggio. Quest'anno il 17 maggio. Si potrebbe pensare che la data cambi in modo simile alla Pasqua, e in effetti sia la Pasqua che il Ramadan dipendono dalle fasi lunari. La Pasqua cade la domenica dopo la prima Luna piena di primavera; il Ramadan comincia con la Luna nuova. Il problema è che, secondo il Corano, la Luna nuova deve essere vista perché gli imam possano dare il via al Ramadan. Quindi, nonostante ci basti Google per vedere che il prossimo Ramadan comincerà il 5 maggio, quella data è in realtà molto teorica, perché ogni comunità deve aspettare l'annuncio ufficiale dalle autorità religiose di riferimento.

Oggi però le comunità islamiche sono diffuse in tutto in modo, e un meccanismo così soggettivo fa sì che, tra l'una e l'altra, possano esserci uno sfasamento nell'inizio del digiuno anche di giorni. Ma è anche possibile che nello stesso territorio non ci sia ogni anno una data condivisa, con ovvi problemi nella banale organizzazione delle giornate. Ma è necessario che sia sempre così?

Ramadan 2.0?Stefano Bigliardi, professore di filosofia alla Al Akhawayn University di Ifrane, Marocco, ha descritto il dibattito in merito nel suo libro La mezzalunae la Luna dimezzata - Islam, pseudoscienza e paranormale (Cicap, 2018). Come specifica Bigliardi, in questo caso non ci troviamo nell'ambito pseudoscientifico, ma è presente la familiare zona grigia degli scontri tra fede e ragione che vale la pena approfondire. In linea di principio, potremmo calcolare l'inizio del Ramadan per i prossimi secoli, come facciamo con la Pasqua. Questo perché l'astronomia, a cui tra l'altro i paesi islamici hanno storicamente contribuito, ci permette di prevedere ogni novilunio. Molti imam, però, ritengono che il Corano non ammetta scorciatoie, e che la Luna debba essere vista, da cui i problemi.

Secondo l'astrofisico algerino Nidhal Guessoum questo però non dovrebbe impedire ai fedeli di godere dei vantaggi della scienza. La visibilità della falce di Luna dipende molto dalle condizioni atmosferiche in cui si trova l'osservatore, ma su un'area limitata come quella di un paese potrebbe essere anch'essa prevista con un'ottima precisione. A questo scopo lo scienziato ha sviluppato un progetto internazionale che, anche con l'aiuto di software e app, permetterebbe alle autorità religiose di avere informazioni dettagliate su tutti gli eventi astronomici rilevanti per l'Islam, Ramadan incluso, su scala locale. In linea di principio non sarebbe quindi difficile stabilire una data certa universale per tutti i paesi, o almeno unificarla per ampie regioni geografiche. Sapendo quando dovrebbe cominciare a essere visibile la Luna e basandosi su osservatori strategicamente distribuiti, il Ramadan potrebbe essere annunciato ogni anno seguendo le leggi astronomiche e allo stesso tempo rispettando le scritture, semplificando la vita di molti fedeli.

Acqua e olioIl problema è che mentre la scienza spiega come funziona il mondo naturale, la teologia si occupa di altro. Non si tratta di stabilire il novilunio, ma dell'annuncio del Ramadan: l'infallibile orologio della volta celeste non è determinante. Come racconta Bigliardi la procedura tradizionale è piuttosto elaborata e coinvolge diverse persone, sia civili che religiose. Esistono dei comitati di avvistamento, ma sono utilizzati anche osservazioni da persone fuori dai comitati, purché musulmane e adulte. Quando qualcuno riesce a vedere la Luna, l'avvistamento deve essere confermato da altri, ma nemmeno questo è sufficiente per l'annuncio. Le informazioni dalle varie località arrivano alle autorità religiose, che di volta in volta decidono se si può fare l'annuncio. Questa decisione è tanto teologica quanto politica, cioè risente anche di una serie di variabili (per esempio la rivalità tra diversi gruppi) che non hanno nulla a che vedere con la realtà astronomica. È addirittura capitato che l'inizio del Ramadan, in alcune regioni, venisse annunciato quando non era possibile che la Luna fosse già visibile, ma quel Ramadan non ha avuto certo meno valore. Religione e scienza, insomma, sembrano ancora una volta come acqua e olio. Certo, sarebbe molto pratico per un mondo globalizzato un Ramadan programmabile e quasi-universale, ma di fatto bisognerebbe convincere i religiosi a cui si rivolgono 1,6 miliardi di persone a rinunciare a un po' di suspense.

http://gallery.media.inaf.it/main.php/f/32486-7/specola-imam.mp4

Ma se astronomia e Corano non si possono mescolare, si può almeno tentare una specie di emulsione. Con lo stesso spirito di Guessoum, l'Imam di Trieste Nader Akkad, ingegnere, ha cominciato a lavorare a questo obiettivo e anche quest'anno ha portato i suoi colleghi alla Specola di Padova per incontrare gli scienziati dell'Inaf e osservare (tempo permettendo) la Luna. Ma sarà possibile convergere, almeno a livello nazionale, su una data per il Ramadan informata da dati scientifici senza rubare la scena al rito?

Come osserva Bigliardi, le resistenze di alcuni religiosi alla comodità della previsione scientifica, sono del tutto coerenti:

*"Le autorità religiose, oltre a sentirsi minacciate da un criterio che esclude dalla catena decisionale il loro tipo di competenza a favore esclusivo di quello degli scienziati, osservano che l’idea di 'comodità' è a sua volta extra-scientifica, *e che se la si comincia ad applicare alle prescrizioni religiose allora tutto diventa discutibile: anche il digiuno diurno per un mese di fila, infatti, è in un certo senso 'scomodo'