Le leggende metropolitane della Prima guerra mondiale

Anche le leggende possono aiutarci a capire la Grande guerra. Dai disertori cannibali, agli angeli salvatori, alle fabbriche che processano corpi umani ecco alcune delle storie in circolazione durante il conflitto

1918, protesi facciali per i mutilati della Grande guerra (foto: Jacques Boyer/Roger Viollet/Getty Images)

Il 7 luglio 1915 terminava la prima delle Battaglie dell'Isonzo, una serie di scontri che ha segnato la Prima guerra mondiale sul fronte italo-austriaco lungo il fiume che scorre tra la Slovenia e l'Italia. Una di queste battaglie ha meritato un nome a parte: Battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917), diventata sinonimo di disfatta totale. Quest'anno si concluderanno le celebrazioni per il centenario della Grande guerra e in ognuno dei paesi coinvolti si è cercato di ricordare e rileggere la storia di quella volta che, in poco meno di 4 anni mezzo, il mondo perse decine di milioni di vite umane. Ancora oggi, infatti, è difficile calcolare i caduti se non all'interno di una stima per ordine di grandezza.

Un aspetto forse meno noto dalla Grande guerra è che ha generato** miti e leggende metropolitane**, e anche quelli forse hanno qualcosa da insegnarci.

Le partite di calcio nella terra di nessuno: simbolo della tregua di Natale?Una di questi miti riguarda la famosa Tregua di Natale, quando intorno al 25 dicembre 1914 sul fronte occidentale ci furono una serie tregue *autogestite: *britannici e tedeschi uscirono dalle trincee e a volte fraternizzarono col nemico di turno. Durante la tregua i soldati fecero cose altrimenti impossibili, dalla sepoltura dei morti ai selfie con i nemici e avrebbero addirittura giocato a calcio nella terra di nessuno, cioè lo spazio tra le rispettive trincee. Le partite sono diventate il simbolo stesso della tregua, una dimostrazione della futilità della guerra e del trionfo dello sport sulla violenza. Questa lettura però è un po' troppo impegnativa ed è stata molto romanticizzata, come del resto l'intero episodio. Secondo gli storici le partite effettivamente disputate furono pochissime ed estemporanee, e solo per due di esse finora c'è qualche elemento a supporto.

La maggior parte dei racconti provenienti dal fronte riferisce dei sentito dire, che con l'effetto del telefono senza fili sono stati distorti. In altri casi si è parlato solo dell'idea di giocare, che poi è stata accantonata. Eppure il calcio ora è diventato un simbolo di quella tregua, al punto che cercando su Google tregua di Natale si trovano vecchie foto sgranate di soldati che giocano a pallone. Ma quelle foto rappresentano in realtà le partitelle che spesso gli inglesi giocavano tra loro, non nella terra di nessuno coi tedeschi.

I disertori cannibaliLa terra di nessuno fa da sfondo a un'altra leggenda della Grande guerra, quella dei Wild deserters. In questo caso, però, la speranza cede decisamente il passo all'orrore. Erano un branco di disertori che ospitava rappresentanti di quasi tutte le nazioni in conflitto (Italia compresa). Il loro territorio era appunto la terra di nessuno, dove si nascondevano in grotte o in trincee abbandonate. Questi rinnegati fedeli solo alla propria sopravvivenza, orribili nell'aspetto ma molto bene armati, emergevano dal sottosuolo e attaccavano di notte depredando i soldati. Secondo alcuni non erano nemmeno umani, ma bestie soprannaturali che si cibavano di cadaveri. La leggenda è nata con tutta probabilità nelle trincee ed è stata raccontata nelle biografie pubblicate dopo la guerra dai soldati. Le guerre sono spesso associate a miti di questo tipo, diffusi sia tra la popolazione che sul fronte. Lo storico **Cesare Bermani **scrive in Spegni la luce che passa Pippo: voci, leggende e miti della storia contemporanea (1996, Odradek):

"Queste voci e leggende presuppongono un vissuto della guerra come ritorno al dominio della ferinità dell'uomo [...]. Ma quest'ultima - oltre a essere una fantasia di palese disobbedienza all'autorità - suggerisce anche che il vero nemico di qualunque soldato è la guerra e non i soldati nemici."

Gli angeli di MonsSe c'erano creature demoniache, non potevano mancare gli angeli, e i più famosi della Grande guerra sono senz'altro gli Angeli di Mons. Il 22 e il 23 agosto del 1914 le truppe britanniche e quelle tedesche si scontrarono nella città belga di Mons. Era la prima grande battaglia della guerra, che contrariamente alle aspettative costrinse l'esercito britannico a ritirarsi. Poco dopo lo scrittore Arthur Machen, ispirato dalla battaglia, scrisse The Bowman, un racconto dove un soldato evocava grazie a San Giorgio un gruppo di arcieri fantasma della battaglia di Azincourt, avvenuta 500 anni prima. Fu pubblicato su London Evening News il 29 settembre di quell'anno, ma senza una chiara indicazione che si trattava di un racconto.

Da quel momento Machen, che non aveva mai voluto creare una bufala, perse totalmente il controllo della sua creatura. Nonostante i tentativi dell'autore di chiarire la faccenda gli Angeli di Mons furono presi sul serio. Si moltiplicarono le storie su di loro e spuntarono addirittura soldati pronti a confermare la loro esistenza, anche se non si trovavano nemmeno lì. Anche la propaganda britannica favorì la circolazione di questa (e altre) storie, che avevano il pregio di tenere alto il morale delle truppe. Come si poteva essere sconfitti con Dio dalla propria parte?

Le fabbriche di cadaveriMolte leggende di guerra devono il loro successo alla propaganda, che è particolarmente interessata a dare ampia pubblicità alle atrocità commesse dal nemico (atrocity propaganda). Queste possono reali ma esagerate o anche totalmente false, come nel caso delle fabbriche di cadaveri tedesche, in grado di trasformare corpi umani in sapone e altri prodotti. Come sempre non è facile ricostruire la genesi delle leggende, ma oggi gli storici pensano che sia andata in questo modo. Già dal 1915 erano in circolazione voci di questo genere, ma come voci appunto erano trattate e al massimo i giornali le usavano per fare satira. Nel 1917 invece, partendo da un articolo belga, a propria volta basato su un articolo in lingua tedesca, i giornali inglesi pubblicarono quella che sembrava la prova dell'esistenza di una di queste fabbriche. Persino la famosa rivista medica The Lancet non rinunciò a quello che forse oggi chiameremmo clickbait, e pubblicò un articolo su quello che si poteva ottenere in teoria da un corpo umano.

In realtà le Kadaver-Verwertungs-Anstalt descritte dall'articolo originale in tedesco processavano carcasse animali: kadaver in tedesco non si usa per corpi umani. La propaganda inglese** lo sapeva bene**, ma fece comunque in modo che la storia si diffondesse. Dopo la guerra il capo dell'Intelligence britannica John Charteris confessò di aver inventato il tutto con l'obiettivo di convincere la Cina a entrare in guerra. In realtà aveva trasformato in propaganda, cioè in un'arma, una voce già esistente, e questo ebbe delle conseguenze a lungo termine. I tedeschi non dimenticarono, e all'alba della II Guerra mondiale la loro propaganda usò la bufala per dimostrare quali falsità potevano raccontare i nemici. Inoltre le procedure di sterminio della Shoah, con treni carichi di persone inviati in centri di produzione, ricordavano molto le fabbriche di cadaveri: questo potrebbe essere uno dei motivi per cui all'inizio, anche tra gli alleati, qualcuno non credeva che stesse davvero accadendo.

La guerra finirà prestoDurante la guerra una delle necessità impossibili da soddisfare è proprio sapere con precisione quando terminerà. Ad appagare questo bisogno pensano però le storie su profeti e i veggenti, molto simili tra loro. Sofia Lincos e Giuseppe Stilo hanno ricordato in questi giorni nella rubrica Il giandujotto scettico (Cicap Piemonte) alcune delle narrazioni diffuse durante la Grande guerra, e non solo. Il 12 aprile del 1915 un giornale parigino, *Le Journal des débats, *riferì di una bambina che avrebbe raccontato alla madre di aver visto la vergine Maria. Questa avrebbe previsto la morte della bambina e che la famiglia dopo tre giorni avrebbe ricevuto la notizia del ferimento del padre. L'ultima profezia della Madonna è che la guerra sarebbe finita a maggio.

Le profezie avverate generano l'aspettativa per quella che interessa a tutti, cioè la fine della guerra. Come notano Lincos e Stilo, si tratta di un cliché di queste leggende. Sempre del 1915 è una storia diffusa dal milanese Il Secolo che riferisce le previsioni di un'anziana agli altri passeggeri di un tram. In questo caso prima pronostica che la guerra finirà in tre mesi, poi come prova indovina quanto il bigliettaio ha in tasca, che a questo punto le promette un premio nel caso effettivamente la guerra finisca. Quasi identica una storia riportata dal Corsera il 17 marzo 1917, che indica come fonte il Petit Parisien. L'indovina in questo caso è la tranviera, lo scettico un non precisato ufficiale, ma per il resto la storia è identica.