5 libri per capire Matteo Salvini

Salvini è il personaggio più centrale dell'attualità politica. Qualche titolo per capire lui e il complesso sistema di fenomeni sociali e culturali che gli ruota attorno

(foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

È ovunque: sui social network, nelle trasmissioni televisive, in radio, nei discorsi al bar e in metropolitana, nelle polemiche, nelle politiche: Matteo Salvini è certamente il personaggio più centrale della nostra attualità politica. Per capire meglio lui e il complesso sistema di fenomeni sociali e culturali che ha creato (o risvegliato), Raffaele Alberto Ventura ha messo insieme 5 titoli che faremmo meglio a inserire nella nostra reading list.

Giacomo Papi, Il censimento dei radical chic (Feltrinelli)

Con sprezzo del pericolo, la settimana scorsa in questa stessa rubrica ho citato il linguista Saussure per parlare del tema dell’integrazione: giustamente un lettore mi ha redarguito, invitandomi a provare ad andare a dirlo a Torre Maura, se ne avevo il coraggio. L’immagine di me che sproloquio dei massimi sistemi di fronte a gente che vive quotidianamente nell’insicurezza è sicuramente divertente, e ricorda vagamente quella del professore che nel romanzo di Giacomo Papi si lascia inavvertitamente scappare una citazione di Spinoza in diretta televisiva. Ucciso a bastonate. Perché l’intellettuale, o il presunto tale, è diventato oggi la figura più visibile dell’élite. Meglio nascondere in ogni modo i propri libri, come fanno i personaggi di questo romanzo stranamente realistico. E se si ha la sfortuna di parlare un italiano corretto, passare direttamente al dialetto regionale. Questa cosa Matteo Salvini l’aveva capita prima di tutti, fin da quando nel 2011 rispondeva a Mentana fingendo di non conoscere l’espressione casus belli: ovvero che c’è solo una cosa più fastidiosa di un rom che ti si accampa nel salotto, ed è un intellettuale che fuma la pipa sul tuo divano.

Gianluca Passarelli e Dario Tuorto, La Lega di Salvini. Estrema destra di governo (il Mulino)

Estrema destra di governo: il sottotitolo dice tutto. Perché dietro alla facciata dipinta coi colori del buonsenso post-ideologico – dire pane al pane, occuparsi dei veri problemi degli italiani, rimbalzare le obiezioni dei professoroni, bere il sugo Star freddo direttamente dal barattolo o cagare sui neonati, come arrivano a immaginare certi memer irrispettosi su Facebook – quella di Salvini è soprattutto una strategia per costruire un blocco egemonico che va dal centro ai nostalgici del fascismo. Una strategia fatta di avvicinamenti, come quello con CasaPound, e continui ammiccamenti attraverso frasi, citazioni, persino magliette, e oggi anche atti e leggi dello stato. Questo libro, firmato da due politologi, racconta un partito che non è più quello di Bossi ma una macchina da guerra incredibilmente sofisticata, con al centro proprio lui: il Capitano.

David Allegranti, Come si diventa leghisti (Utet)

Sarebbe un errore credere che l’elettorato di Salvini si esaurisca all’estrema destra, proprio com’era un errore credere che il suo margine di evoluzione fosse circoscritto al Nord. Di fatto la forza del nuovo discorso leghista è di rispondere a una domanda politica molto più ampia e diffusa. Per spiegarlo il giornalista David Allegranti sceglie il genere microstorico del reportage, spostandosi dalla teoria astratta all’esperienza concreta, partendo dalla città di Pisa. Vecchio bastione della sinistra dove, come in una canzone degli Offlaga Disco Pax di un universo parallelo (il nostro), la Lega è passata dallo zero al venticinque percento in pochi anni.

Allegranti ne esplora il territorio, le disparità, le trasformazioni, parla e fa parlare, e finisce per individuare alcuni elementi centrali del successo leghista: una reazione viscerale al renzismo vissuto come tradimento di fin troppe promesse; una divergenza crescente degli interessi dei diversi gruppi sociali, in particolare tra la classe media dei centri urbani e i cittadini periferici; la percezione diffusa che la Lega sia la sola in grado di ascoltare il grido disperato degli esclusi. Il microcosmo toscano come immagine di un intero paese che, non bisogna dimenticarlo, è appunto composto da tanti microcosmi: una cosa che la vecchia Lega aveva capito molto bene.

AA. VV., Il capitale disumano. Salvini e l'odio per decreto (People)

Se la convivenza deve essere regolata, non è detto che la più efficace delle regolazioni sia quella che si presenta come la più spietata; al contrario. Emblematico il caso del decreto sicurezza fortemente voluto dalla Lega e approvato nel novembre 2018 grazie ai voti decisivi del Movimento 5 stelle, un insieme di misure che smantella il precedente sistema di accoglienza e rende più difficile l’esistenza degli immigrati sul territorio nazionale, rischiando di aumentare il fenomeno della clandestinità. Questo libro esamina per filo e per segno il decreto, denunciandone gli effetti collaterali e perversi, e suggerendo il paradosso per cui Salvini stia semplicemente accentuando dei problemi che poi sarà lui stesso chiamato a risolvere.

Charles Beaumont, The Intruder (Valancourt Books)

Questo romanzo scritto nel 1959 non è mai stato tradotto in italiano, ma potete pur sempre guardarvi (come ho fatto io) lo splendido adattamento cinematografico firmato da Roger Corman con protagonista un giovane William Shatner, il capitano Kirk della serie Star Trek. È la storia di un lobbista che scende in un paese del Sud degli Stati Uniti per fomentare l’odio della popolazione bianca contro i neri. Ci mostra innanzitutto che va fatto un vero e proprio salto per passare dallo spontaneo conservatorismo delle comunità chiuse, comprensibilmente scosse dall’incontro con le altre comunità, alle dinamiche artificiali di polarizzazione che portano al conflitto. E ci fa capire infine quello che succede quando una comunità capisce di essere stata manipolata… E prima o poi succede, basta avere pazienza.