4 libri per capire l'editoria di estrema destra

Il legame tra neofascismo e attività editoriale è sempre stato strettissimo, da ben prima di Altaforte: qualche libro per indagare l'assurdo microcosmo degli editori “nostalgici”

(immagine via il fu account Twitter @HipsterHitler)

La settimana della Polemica – con la maiuscola, visto quanto si è protratta – sul Salone del libro si trascina stancamente al termine, ma il dibattito sui libri editi dai fascisti non accenna a placarsi: non tanto per venire a capo della discussione (è ormai impossibile) quanto per capire meglio a che assurda macedonia facciamo riferimento quando parliamo di editoria di estrema destra, abbiamo scelto cinque titoli per iniziare a indagare questa nicchia d'improvvisa attualità.

Michael Schmidt Salomon, Scusi, per andare da Dio? (Edizioni di Ar)

Esponente dell’estrema destra da Ordine Nuovo al Fronte Nazionale, teorico di un fronte comune tra rossi e neri, condannato per terrorismo e processato per la strage di Piazza Fontana, Franco Freda nasceva come editore nel 1963, prova dello strettissimo legame che c’è sempre stato tra neofascismo e attività editoriale. Tanto che si potrebbe pensare che pubblicare libri per minuscole nicchie sia in fin dei conti una delle principali forme in cui si è esercitata la cultura di estrema destra nell’Italia post-fascista — soltanto occasionalmente punteggiata da spedizioni punitive, stragi o complotti eversivi. Del Freda intellettuale colpisce una certa erudizione claudicante e pomposa tipica di quegli ambienti, che lo fa assomigliare al profeta di un racconto satirico di Thomas Mann. A meno che non si tratti di follia, la follia sprezzante e crudele suggerita dal nome della collana in cui è uscito questo libro per bambini, ovvero “I viaggi del Capitano Hamid”. Hamid, ovvero il fantomatico agente dei servizi segreti algerini per il quale, a processo, Freda affermò di avere acquistato i timer che erano serviti a far detonare le bombe di Piazza Fontana. Buona lettura bambini!

Jean Thiriart, L’Impero Euro-sovietico da Vladivostok a Dublino (Edizioni All'insegna del veltro)

L’estrema destra, antieuropeista? Non è il caso dei cosiddetti eurasiatisti, ispirati al pensiero del belga Jean Thiriart, che anzi promuoveva il superamento delle nazioni e persino la moneta unica. Le Edizioni all’insegna del Veltro, così chiamate in onore di un profezia attribuita da René Guénon alla Divina commedia, diffondono il loro verbo attraverso la rivista Eurasia e i libri del teorico russo Aleksandr Dugin, insieme a vari testi letteralmente nazisti, proto-nazisti e negazionisti. Come se non bastasse a confondere abbastanza le idee – e tenere alla larga i leghisti più ortodossi – all’insegna del Veltro si trovano anche molti libri sull’Islam, grande passione dell’editore Claudio Mutti, vicino a Freda e a suo tempo coinvolto (e prosciolto) nelle inchieste su Ordine Nero, associazione eversiva fondata dopo lo scioglimento di Ordine nuovo. Un contesto tutto sommato sobrio, come si vede, nel quale il filosofo Costanzo Preve scelse sobriamente di pubblicare i suoi ultimi libri, prima di passare il testimone al suo allievo prediletto, l'altrettanto sobrio Diego Fusaro.

Léon Bloy, Dagli ebrei la salvezza (Adelphi)

Quando nel 1994 Roberto Calasso decide di pubblicare questo controverso saggio del polemista cattolico Léon Bloy, la sua casa editrice non è certo vergine di autori considerati di destra. Nel suo catalogo si trovavano già Nietzsche, Jünger, Schmitt, Guénon, con una netta virata proprio dall’inizio degli anni Novanta che retrospettivamente potremmo interpretare come reazione liberatoria alla crisi della sinistra dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Eppure il saggio antisemita di Bloy crea lo scandalo, lanciando uno di quei dibattiti da terza pagina dei quotidiani. L’editore ne esce con un’assoluzione piena: Calasso è semmai uno snob, un provocatore, insomma un intellettuale vero e fa quello che gli pare. Di quel dibattito ci resta, come una cartolina sbiadita che oggi non può che farci sorridere, una domanda di Ernesto Galli della Loggia: “Per usare un’immagine metaforica: fino a che punto i libri del catalogo Adelphi sono compatibili con la democrazia?”. La risposta di Calasso è un tweet ante litteram: “Mah… c’è da non dormirci la notte…”.

Maurizio Blondet, Adelphi della dissoluzione (Effedieffe)

Non ce ne voglia Maurizio Blondet di trovarsi in questa lista, dopo due neofascisti per giunta islamofili e soprattutto dopo Roberto Calasso: il giornalista milanese appartiene evidentemente a un’altra famiglia della destra, quella dei cattolici tradizionalisti, nella variante complottarda. Per giunta questo suo libro è praticamente un classico, perché nella sua ricostruzione paranoica della vicenda delle edizioni Adelphi l’autore riesce a regalare qualcosa che assomiglia a un romanzo, anzi a una moderna sotie come I sotterranei del Vaticano di André Gide. Secondo Blondet — che tra le varie cose ha scritto anche di banche, 11 settembre, extraterrestri… — la casa editrice fondata da Calasso sarebbe al cuore di un complotto gnostico per scatenare la venuta dell’anticristo. Che dire, se non che aspettiamo il film con Tom Hanks?

[Edit dell'11 maggio, ore 19]: Lo scrittore Pietro Ratto, di cui originariamente era stato incluso in questa lista un titolo, si è risentito con l'autore dell'articolo, spiegando in un commento su Facebook che l'estrema destra è un ambiente con cui non ha, né vuole avere, nulla a che fare. Abbiamo quindi proceduto a rimuovere il riferimento a Ratto, che comunque era inteso come pretesto per offrire una prospettiva su alcuni temi ritenuti di rilevanza per un certo mondo.