5 serie tv italiane che Franceschini potrebbe imporre a Netflix

Se Netflix dev'essere obbligato a inserire più produzioni italiane nel suo catalogo abbiamo qualche suggerimento da proporre, pescando tra i grandi classici

Dopo il diktat del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, che vuole obbligare Netflix a inserire più prodotti italiani nel suo catalogo, ci è sembrato giusto accogliere (con ironia, sia chiaro) il suo appello all’italianità. Già in passato abbiamo applaudito all’iniziativa di inserire un caposaldo della produzione italiana come Don Matteo, che ha il vantaggio strategico di aprire la piattaforma di video on demand a un pubblico più vasto e meno concentrato sugli struggenti drammi di BoJack Horseman o le citazioni di Stranger Things.

Ecco dunque un suggerimento, una piccola lista di grandi prodotti italiani che su Netflix troverebbero di sicuro spazio, felicità e fortuna.

1.Fantaghirò

Ovvero quando Game of Thrones ce lo facevamo in casa e non avevamo bisogno di nessuno per raccontare la storia di un personaggio femminile forte inserito in una narrazione di genere. Una donna che con l'armatura ti cita anche l'Excalibur di Boorman, altro che trash! Cosa sono i boccoli biondi di Daenerys di fronte al fiero caschetto da paggio di Alessandra Martinez? Inutile che sghignazzate, Fantaghirò è di fatto un vero e proprio prodotto transmediale, visto che si ispira a Fanta-ghirò, persona bella, di Italo Calvino. In totale sono stati prodotti cinque capitoli a partire dal 1991, tutti divisi in due parti da 100 minuti ciascuna. Con un buon lavoro di editing potrebbe tranquillamente diventare la prima stagione di una serie fantasy italiana e, dato che il finale è aperto, rilanciare il progetto di un seguito aggiornato a giorni nostri, per dimostrare che in Italia non si fanno solo serie tv su malavita, preti, polizia e storie edificanti.

2. Elisa di Rivombrosa

26 episodi di puro understatment piemontese in costume, a metà tra Cenerentola e il romanzo storico. Elisa di Rivombrosa potrebbe essere il prodotto giusto per un pubblico Netflix amante delle belle storie di una volta. In fondo cos’è Elisa se non la nonna della nonna di una protagonista di Downton Abbey che ce l’ha fatta? Un successo tutto italiano che ha prodotto anche uno spin-off: La figlia di Elisa - Ritorno a Rivombrosa segno di una produzione nostrana che sa tenere in vita i propri franchise con nuove storie e nuove idee. Anche in questo caso secondo noi è arrivato il momento di un bel remake, oppure di un ennesimo ritorno a Rivombrosa, magari di una lontana nipote che ricorda le storie della trisavola in vari flashback e poi si iscrive a una facolta umanistica, con strazione dei genitori che la volevano dottoressa.

3.Un posto al sole

Più di 4mila puntate, la più longeva soap opera italiana, una vera e propria opera monumentale che racchiude dentro di sé commedia, farsa, dramma, poliziesco e storia d’amore. Tutto nasce come adattamento della serie tv australiana Neighbours ed è ambientato in un condominio di Posillipo che fa da sfondo alle storie di diverse famiglie, ma non fatevi fregare dai suoi sorrisi, perché la storia si separa sempre di più da questo gruppo familiare per diventare il racconto dell’umanità in ogni sua sfaccettatura, attraverso gli intrecci di personaggi che vanno e vengono nel corso degli anni, mostrando una Napoli diversa da quella brutta e triste di Gomorra e meno male, ché poi sembra che l’Italia possa essere famosa solo per la malavita. Vera e propria colonna del palinsesto di Rai Tre, Un posto al sole è stata una palestra di recitazioni per moltissime attrici e attori, come Cristina dell’Anna, che guarda caso ritroviamo proprio in Gomorra, la quale sta a Un posto al sole come Rick & Morty sta ai Teletubbies.

4.Un medico in famiglia

In questo palmares di consigli non poteva mancare la saga della famiglia Martini e soprattutto di Nonno Libero, figura mitologica a metà tra il gran maestro di Game of Thrones e un Obi Wan Kenobi in salsa pugliese, eminenza grigia che tira le fila di questo racconto iniziato ormai dieci anni fa, fingendo di esserne la parte più comica. Anche qua è importante non cadere nel tranello un po’ radical chic di etichettarla solo come trash televisivo per nonne, perché un Un medico in famiglia e ricco di storie torbide e tormentate, lussuria, tradimenti, genitori degeneri e figli che fuggono all’estero. Soltanto nell’ultima stagione abbiamo assistito a una coppia che si fa progettare casa da un architetto che la notte prima aveva reso cornuto lui, andando a letto con lei! Roba che Shonda Rhimes scansati che passiamo noi! Siete sicuri di non volervi godere tutto ciò nella comodità dell’interfaccia di Netflix?

5.Vivere

Se Un posto al sole racconta il Sud e Un medico in famiglia il centro, Vivere è stato per anni il faro del Nord operoso, ricco e raffinato, ma con qualche segreto da nascondere. Il classico posto in cui le classi sociali sono quelle del 1800, tutti sanno tutti di tutti e la realtà si svolge identica, giorno dopo giorno. Ambientata tra Como, Cernobbio e un sacco di interni particolarmente lussuosi, Vivere raccontava le vicende di famiglie che potrebbero tranquillamente essere le casate di Game of Thrones: i Bonelli, i Gherardi, i Falcon/De Carolis, i Canale/Leoni, i Moretti/Monteleone/Sarpi, i Blasi, i Draghi, i Ponti, nomi che già a pronunciarli ti fanno venire voglia di bere un whisky vista lago sul terrazzo di una villa costosa. La grande impresa di questa soap è stata senza dubbio far appassionare milioni di persone alle vicende di un’azienda tessile nella benestante provincia di Como, perché coi draghi e i non morti di ghiaccio son bravi tutti. Il trucco è stato inserire un personaggio femminile forte come Eva Bonelli, giovane stilista di belle speranze, raccontando la sua tormentata storia d’amore con Alfio Gherardi. Una storia che ha tenuto col fiato sospeso milioni di telespettatori, nonostante la serie stessa rapidamente trasformandosi in ciò che Boris racconterà poco tempo dopo.