La destra ha un problema con Darwin?

Un noto antidarwinista sostiene la candidatura di Foa alla Rai. Ma che rapporti ci sono tra destre, populismo e Darwin?

[caption id="attachment_197946" align="alignnone" width="1050"] (foto: Getty Images)[/caption]

Non è passata la nomina di Marcello Foa alla presidenza Rai – ma resta per ora, alla guida del cda, e Matteo Salvini sembra volerlo tenere abbarbicato lì il più possibile*.* Foa è una figura discussa non solo per le simpatie al governo gialloverde e, in generale, all’area che oggi viene chiamata sovranista, ma anche perché ha ricevuto accuse di aver diffuso bufale (un esempio di cinque affermazioni scientificamente discutibili rilanciate da Foa è raccolto qui).

Scorrendo il profilo Twitter di Foa, ci siamo accorti che tra i suoi entusiasti sostenitori – ampiamente ricambiato – c’è un personaggio singolare, Enzo Pennetta:

Il mio grazie a Enzo Pennetta, una voce libera e coraggiosa https://t.co/aSKO2dHmhO

— Marcello Foa (@MarcelloFoa) July 21, 2018

La questione è importante, perché c'è il rischio di portare l’antidarwinismo in prima serata. Per quanto ci risulta Foa di per sé non ha mai detto nulla su Charles Darwin, ma Pennetta, professore di scienze naturali in un liceo romano, è famoso principalmente per essere uno dei principali oppositori italiani della teoria dell’evoluzione darwiniana, grazie al suo blog intitolato modestamente Critica scientifica e alla pubblicazione di alcuni libri come Inchiesta sul darwinismo. Inutile ribadire che le opinioni di Pennetta sono considerate, diciamo così, scarsamente credibili da pressoché tutta la comunità scientifica, trattandosi quasi sempre di obiezioni trite e ampiamente confutate dai dati scientifici. Non intendiamo approfondire qui, ma chi volesse addentrarsi nel discorso può partire dalla risposta a Pennetta di Telmo Pievani.

Secondo Pennetta, però, il darwinismo non è pericoloso semplicemente in quanto teoria (a suo dire) falsa, ma sopratuttto quale radice e giustificazione della degenerazione politica e sociale che si tramuterebbe in darwinismo sociale. Sono esistiti certo pensatori che caddero in questa grossolana fallacia, giustificando una società brutale in competizione totale con la scusa che la natura funzionerebbe così (anche se in realtà è proprio l’evoluzione a spiegare l’altruismo), ma la colpa è loro, non di Darwin, cui interessava spiegare l’origine della diversità biologica. Curiosamente l’alt-right, che è un po’ l’equivalente americano del sovranismo-populismo europeo, sembra essere invece ispirata al darwinismo sociale.

Non stupisce che Pennetta e l’antievoluzionismo siano visti con simpatia da certi ambienti dell’integralismo cattolico, da sempre scettici sulle teorie del naturalista inglese (vi ricordate Roberto de Mattei che organizzava convegni antievoluzionisti col placet del Cnr?). Tra i fan di Pennetta c’è infatti anche Costanza Miriano, l’autrice molto cattolica di Sposati e sii sottomessa, colonna portante del Popolo della famiglia di Mario Adinolfi, che almeno in un’occasione ha presentato il suo libro in un evento intitolato sfacciatamente Goodbye Darwin.

Locandina dell'incontro con Pennetta e Miriano del 2016

Al blog di Pennetta collabora un altro insegnante di scuola superiore, Umberto Fasol, autore cattolico di libri dai titoli inequivocabili come La creazione della vita e sostenitore della realtà letterale di Adamo ed Eva. Ma va detto che Pennetta, più che alla Chiesa e al creazionismo (dal quale precisa sempre di distanziarsi), è appassionato a posizioni consone alla galassia sovranista-rossobruna-complottista, come ad esempio la lotta alla fantomatica ideologia gender o il negazionismo climatico. Non a caso ultimamente, a dispetto del nome, il suo blog Critica scientifica si occupa sempre più schiettamente di politica vera e propria, con post dai titoli come Il nemico alle porte: le minoranze democratiche contro i popoli.

Pennetta infatti riscuote pieno supporto in ambienti come il circolo Proudhon, editore del suo ultimo libro e think tank rossobruno, il cui nome è un riferimento dichiarato al Cercle Proudhon del 1911 che mirava a una sintesi tra sindacalismo, monarchismo e nazionalismo. Pennetta è anche vicino al celebre Claudio Byoblu Messora, ex responsabile della comunicazione del M5S, che ne ospita diverse e spesso assai lunghe interviste sul proprio canale YouTube. Ma soprattutto, idee congruenti a quelle di Pennetta (che infatti le riporta entusiasta sul suo blog) sono riprese da uno dei leader italiani del pensiero sovranista rossobruno, Diego Fusaro, secondo il quale “Il neodarwinismo fa da sfondo simbolico di riferimento al prosperare del neoliberismo”, anche se mette le mani avanti dicendo che questo accade “certo al di là della sua lettera e del suo spirito”.

Pur di dare addosso a Darwin la destra italiana riesce perfino a mettere da parte il suo disprezzo per l’Islam. Artefice dello strano connubio è Fabrizio Fratus. Sociologo, ex dirigente di Fiamma tricolore, portaborse di Daniela Santanché, ora coordinatore del think tank di destra il Talebano (Fratus cita tra i suoi simpatizzanti Marion Le Pen, Massimo Fini e Diego Fusaro), vicino alla Lega di Salvini. Ma soprattutto, Fratus è da molto tempo a capo di un cosiddetto Comitato antievoluzionista che tra l’altro spinge per rimuovere la teoria dell’evoluzione darwiniana dai libri di scuola. Fratus, non sorprendentemente, partecipa a dibattiti proprio con Enzo Pennetta, organizzati dal solito Circolo Produhon.

Locandina dell'incontro tra Fratus e Pennetta

Dove sta l’Islam? Il Comitato antievoluzionista a sua volta collabora attivamente con Harun Yahya, pseudonimo di Adnan Oktar, il volto principale del creazionismo di matrice islamica: oltre a numerosi interventi di Fratus ospitati online da Oktar, e viceversa, nel 2010 Fratus ha infatti organizzato a Milano una conferenza ospitando due sodali turchi di Yahya, Oktar Babunia e Cihat Gundoglu. Per chi non lo conoscesse, Yahya/Oktar è celebre soprattutto per l’Atlante della Creazione, un testo creazionista particolarmente ricco di strafalcioni di cui Oktar ha mandato in giro migliaia di copie in varie lingue. Turco, nato ad Ankara, residente a Istanbul, fino a poco tempo fa in buoni rapporti con Erdogan, Oktar è un facoltoso predicatore televisivo, considerato leader di una setta religiosa. La sua devozione all’Islam non gli impediva di mostrarsi in giro attorniato dalle sue “gattine” (così le chiamava), ovvero un parterre di giovani e avvenenti fanciulle poco vestite: nelle foto e video che lo rappresentano Oktar sembra il baricentro tra un cattivo da fumetto e Hugh Hefner. Non è da sottovalutare, però: in Turchia Darwin è diventato un problema anche grazie al suo proselitismo. Recentemente comunque Oktar ha subito una brutta batosta: l’11 luglio è stato arrestato. Non che fossero i suoi primi guai con la legge, ma stavolta c’è stato un raid vero e proprio, con accuse che vanno dalla truffa all’abuso sessuale e 160 arresti. Pare non se la caverà troppo facilmente, ma staremo a vedere.

Una sobria immagine di Adnan Oktar/Harun Yahya a Istanbul, circondato dalle sue

Ma le radici antidarwiniste sono profonde, nella destra italiana del dopoguerra. Se già Julius Evola, il ***maître à penser ***del neofascismo italiano, riteneva il darwinismo un “focolaio di infezione”, una parte importante la giocarono Giuseppe e Rutilio Sermonti. Rutilio Sermonti, ex combattente repubblichino e poi figura carismatica del neofascismo italiano, morto a 93 anni nel 2015, scrisse e pubblicò libri come Rapporto sull’evoluzionismo (1985)e Evoluzionismo: scienza o frode? (2005)Quest’ultimo, nel dicembre 2005, fu tra i primi libri presentati in una ancora poco nota Casapound.

Un quaderno sulla

Ma fu il fratello Giuseppe Sermonti a essere per decenni uno dei fari dell’antidarwinismo italiano e non solo, anche perché aveva dalla sua un curriculum non trascurabile quale microbiologo e genetista. Il suo libro Dimenticare Darwin venne tradotto in inglese nientemeno che dal Discovery Institute, il principale istituto propugnatore del creazionismo mascherato sotto la teoria pseudoscientifica del disegno intelligente.

Sebbene Sermonti non fosse forse apertamente schierato a destra come il fratello Rutilio, vari siti di destra radicale tengono comunque accesa la luce sulla sua opera. Del resto un altro dei libri di Sermonti, Dopo Darwin, venne pubblicato in collaborazione con Roberto Fondi, paleontologo all’università di Siena. Guarda caso, Fondi ha collaborato a un’antologia in onore di Julius Evola parlando proprio del rapporto tra Evola ed evoluzione, oltre ad aver pubblicato un altro libro con le edizioni di destra radicale Settimo Sigillo. Dal canto suo, Giuseppe Sermonti ebbe l’onore di firmare la prefazione al volumetto La disfatta evoluzionista, opera antidarwiniana di uno dei grandi padri del complottismo italiano (un suo libro si intitola Tutti i complotti), filo-Putin e antimondialista, ovvero Maurizio Blondet.

Possiamo chiudere qui. È certamente possibile essere evoluzionisti e di destra, ed è possibile essere antidarwinisti e di sinistra. Come mai allora Darwin è odiato così spesso a destra (rossobruna, populista, nera, verde che sia)? Le motivazioni, ammesse con vari gradi di onestà intellettuale, spesso le danno loro stessi. La teoria dell’evoluzione di per sé non fa altro che descrivere l’origine delle specie, la diversificazione dei viventi. Ma nel momento in cui offre una spiegazione razionale dell’origine dell’essere umano, che non abbisogna di interventi divini o spirituali, che non conforta l’esistenza di razze superiori e inferiori, che non permette di credere a mitiche età dell’oro, di certo mina molte delle mitologie dell’estrema destra. "You and me baby ain’t nothing but mammals": è qualcosa che dovrebbe farci sentire liberi di costruire il nostro destino, non farci paura o umiliarci. Ma se questa paura va al governo e rischia di introdursi nei mezzi di comunicazione, c'è poco da stare tranquilli.