Roma (Lazio) 10 novembre 2018

Il contratto Lega-M5s sta svecchiando la democrazia. Che questo governo piaccia o no

I primi euroscettici sono stati i laburisti britannici. Secondo loro l’Unione europea, allora definita come il Mercato economico comune, era un’espressione neo-liberista e andava rifiutata perché avrebbe accentuato le diseguaglianze di classe. Nel Regno Unito del dopoguerra il partito laburista e i sindacati rappresentavano un fronte compatto, ultimo baluardo di un socialismo occidentale che nella seconda metà del secolo scorso sarebbe svanito. In effetti l’analisi dei laburisti degli anni Cinquanta e Sessanta non era poi così sbagliata e anzi anticipava di diversi decenni i problemi odierni. La costruzione economica europea è il primo tentativo di globalizzazione mondiale, il cui avvento come ben sappiamo è avvenuto all’insegna del trionfo del neo-liberismo sul comunismo/socialismo all’indomani del 1989. Riassumendo: il mercato impera! Ne sa qualcosa l’Italia odierna alla quale è stata proibita una manovra espansiva perché farebbe gravitare il deficit oltre la soglia del 3%. Ma questo è già successo ad altre nazioni. Allora perché noi non possiamo farlo? La risposta è semplice, l’Italia è dopo la Grecia il paese con il più alto rapporto tra debito pubblico e Pil (intorno al 130%), quindi è costantemente tenuta d’occhio dai mercati perché è un cattivo debitore. Tutto qui! Bruxelles non neppure entrata nel merito della manovra, se funzionerà o se invece farà cilecca, come è stato per l’austerità. L’economia neo-liberista di mercato è brutale, una volta imprigionati nella trappola del debito eccessivo si è in pugno ai creditori: esattamente la stessa situazione in cui si trovano imprese o individui fortemente indebitati con le banche. Ma in questo caso il fallimento comporta il pignoramento ed anche la perdita dei propri beni, nel caso delle nazioni a essere pignorata è la sovranità nazionale