Ferrara (Emilia-Romagna) 04 dicembre 2018

Una lettera aperta al ministro Costa su parco del delta del po

Bravo, Ministro Costa. Le è bastato ben poco, il ‘magari’ pronunciato a Roma nel suo intervento al recente IX Congresso di Federparchi, per svegliare le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna dalla loro proverbiale catalessi a proposito del Parco del Delta del Po. Alla fine dell’elencazione dei sei nuovi parchi nazionali da istituire, “Matese e Portofino, tre in Sicilia, Costa Teatina”, Lei si è limitato ad aggiungere, fuori elenco, un auspicio: “e magari il Delta del Po”. ‘Magari’, l’equivalente di un ‘perché no?’, ‘forse’. Apriti cielo! Ne sono seguite immediatamente accuse, più o meno esplicite, da parte della Regione Veneto di lesa maestà regionale. Cristiano Corazzari, il suo assessore all’ambiente, Le ha richiesto al più presto un incontro chiarificatore.

Diverso l’atteggiamento, più paludato, ma non meno puntuto, in terra emiliano-romagnola. Qui, la Regione, che ha sempre ben altro a cui pensare e fare, dà sostanzialmente le spalle ai suoi parchi naturali. Il governo del proprio Parco più grande e complesso, quello del Delta del Po dell’Emilia-Romagna, è ormai solo formalmente regionale, essendosi via via affermata una conduzione addirittura di tipo intercomunale. E la Regione dal canto suo non vi ha mai messo becco e lascia fare. L’Emilia-Romagna per i propri parchi regionali non ha mai nominato Presidenti e propri rappresentanti negli organi direttivi. Di più e di peggio, la Regione non ha mai controllato gli atti principali della loro gestione. E, cosa ancor più grave, sul finire del 2011, essa ha soppresso i comitati tecnico-scientifici delle sue aree protette. Si può ben dire, infine, che essa tradisce viepiù i propri parchi.

Ripongo subito, Signor Ministro, il quaderno delle doglianze, per venire senza ulteriori indugi al punto politico, che mi spinge a scriverle questa lettera aperta. Qual è il carattere del misterioso Parco del Delta del Po previsto dalla legge quadro sulle aree protette, n.394