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LA CATARATTA NEL CANE - Università degli Studi di Parma

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il Golden ed il Labrador Retriever, lo Schnauzer Nano, il Bob Tail, il Barbone ed ilWest Highland White Terrier (11) (Foto 1).Se consideriamo il periodo d’insorgenza parleremo invece <strong>di</strong> cataratte congenite,giovanili e senili. Per quanto riguarda la sede <strong>di</strong> sviluppo invece, si avranno catarattecapsulari, sottocapsulari, nucleari, corticali, equatoriali, delle linee <strong>di</strong> sutura, polario zonulari a seconda <strong>di</strong> quale porzione della lente è coinvolta dal processo patologico(20, 23).In base allo sta<strong>di</strong>o evolutivo parleremo invece <strong>di</strong> cataratta incipiente in cui è coinvoltodal processo patologico solo un 10-15% della lente e quin<strong>di</strong> si riescono ancoraa visualizzare i particolari del fondo dell’occhio (in questo caso la visione non è compromessa)(11), <strong>di</strong> cataratta immatura in cui all’esame oftalmoscopico è ancora visibilesolo il riflesso del fondo, <strong>di</strong> cataratta matura nella quale non è più <strong>di</strong>stinguibilenemmeno il riflesso tappetale e l’animale è quin<strong>di</strong> cieco in quell’occhio (Foto 3).Infine si parla <strong>di</strong> cataratta ipermatura quando si ha la liquefazione della corticaledovuta all’azione <strong>di</strong> enzimi proteolitici e la fuoriuscita delle proteine della lente attraversola capsula lenticolare (8). Il riassorbimento del materiale lenticolare può portarein queste fasi al ripristino <strong>di</strong> parte della visione ed alla possibilità <strong>di</strong> percepire ilriflesso tappetale. Spesso, in concomitanza con questa situazione, si verifica ancheun’uveite “lente indotta” più o meno grave, a causa dell’antigenicità delle proteinerilasciate dal cristallino (8, 11, 22, 27) (Foto 4).La maggior parte delle opacità della lente osservate nel cane sono <strong>di</strong> natura ere<strong>di</strong>taria.Le cataratte ere<strong>di</strong>tarie sono in genere bilaterali, ma raramente simmetriche.Nonostante gli animali vengano <strong>di</strong> frequente portati alla visita clinica per una catarattamonolaterale, l’accurato esame previa <strong>di</strong>latazione rivela quasi sempre la presenza<strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> opacizzazione anche a carico dell’occhio controlaterale (8).3) GLI INTERVENTI CHIRURGICINel corso <strong>degli</strong> anni, a partire dal 1970, sono state tentate numerose terapie me<strong>di</strong>chevolte sia alla guarigione della cataratta, che al rallentamento del suo processoevolutivo, ma nessuna si è ancora <strong>di</strong>mostrata efficace (22, 27). <strong>Stu<strong>di</strong></strong> clinici hannoinfatti <strong>di</strong>mostrato che questi farmaci (superossido-<strong>di</strong>smutasi, paloseina e zinco citratoascorbato) non hanno, nella migliore delle ipotesi, alcun tipo <strong>di</strong> effetto (8, 11).L’unica terapia efficace fino ad ora si è <strong>di</strong>mostrata l’estrazione chirurgica dellalente: essa è stata riportata nel cane nel lontano 1880, ma sembra essere <strong>di</strong>venuta praticacorrente in oftalmologia veterinaria solo attorno al 1950 (27).Vi sono fondamentalmente due tipi <strong>di</strong> tecniche chirurgiche volte alla rimozionedella cataratta nel cane, quella intracapsulare in cui si ha la rimozione complessivadel cristallino e della sua capsula, e quella extracapsulare, in cui vengono asportatesia la lente che la capsula anteriore, mentre rimane in sede la capsula posteriore (22).3a) Estrazione intracapsulare della lenteL’estrazione intracapsulare comporta l’asportazione della corteccia e del nucleodella lente all’interno <strong>di</strong> una capsula lenticolare intatta, attraverso una larga incisionein prossimità del limbo.358


Foto 1: Cataratta ere<strong>di</strong>taria matura in un Cocker Spaniel AmericanoFoto 2: Cataratta monolaterale matura in uno Yorkshire Terrier (occhio destro)Il cristallino viene rimosso esercitando una contropressione ed usando un’ansaapposita o me<strong>di</strong>ante criosonda. Questo tipo <strong>di</strong> procedura è stata eseguita piuttostofrequentemente in me<strong>di</strong>cina umana prima dell’avvento e dell’impianto delle lentiintraoculari (IOL). Nel cane esistono non pochi rischi correlati al suo impiego, percui questo tipo <strong>di</strong> tecnica viene ora abitualmente impiegato esclusivamente perrimuovere lenti lussate (25).359


Nel cane vi è infatti il problema della persistenza <strong>di</strong> un legamento che unisce ilvitreo alla capsula posteriore della lente (legamento ialoideo-capsulare).Conseguentemente, attraverso l’estrazione intracapsulare, è possibile il verificarsi delprolasso della parte anteriore del vitreo seguito, a volte, nel post-operatorio, da<strong>di</strong>stacco retinico ed emorragie coroidali. Un altro problema è dato inoltre dalla necessità<strong>di</strong> rompere le fibre zonulari del cristallino prima che la lente intatta possa essereestratta dall’occhio (4, 8, 22, 25).L’unico vantaggio <strong>di</strong> questa tecnica consiste nel fatto che, venendo rimossa l’interalente, non si possono verificare opacità post-operatorie, né per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> proteine daparte del cristallino durante l’estrazione (20, 25).3b) Estrazione extracapsulare della lentePer l’intervento <strong>di</strong> estrazione extracapsulare della lente, viene eseguita un’incisionea livello della cornea o in prossimità del limbo, si procede quin<strong>di</strong> ad asportazionedella capsula anteriore e si prosegue estraendo corteccia e nucleo nella lorototalità. Il vantaggio <strong>di</strong> questa tecnica è dato dal fatto che non implica la rottura dellazonula, evitando traumi, <strong>di</strong>fficoltà e possibili emorragie (20). La capsula posteriorelasciata in situ elimina poi il rischio <strong>di</strong> eventuali spostamenti del vitreo (20).Gli svantaggi <strong>di</strong> questa meto<strong>di</strong>ca sono dati dalla possibilità che si formi un’opacitàsulla capsula posteriore (cataratta secondaria) e che il materiale lenticolare liberonel segmento anteriore dell’occhio possa provocare un’uveite (20).La lunga incisione necessaria per eseguire questo tipo <strong>di</strong> procedura (180°-190°circa dell’intera circonferenza della cornea) (30), causa poi il collasso dell’occhio escatena quasi sempre una violenta reazione uveitica <strong>di</strong>fficile da controllare nell’imme<strong>di</strong>atopost-operatorio (8).4) L’ANESTESIAPer quanto riguarda l’anestesia, l’uso <strong>di</strong> bloccanti neuromuscolari come il pancuronioo l’atracurio ha agevolato molto l’intervento chirurgico per cataratta in questiultimi anni. Questi agenti, infatti, consentono all’occhio <strong>di</strong> essere posizionato centralmente,senza alcun movimento, durante l’operazione, danno la possibilità <strong>di</strong> tenereil paziente in un piano <strong>di</strong> anestesia non troppo profondo e, attraverso la paralisi deimuscoli extraoculari, rendono molto meno probabile l’eventuale prolasso del vitreo(8, 14, 18, 23, 29, 30).5) <strong>LA</strong> SELEZIONE DEL PAZIENTEL’intervento <strong>di</strong> estrazione chirurgica del cristallino catarattoso è sicuramente unaprocedura elettiva, quin<strong>di</strong>, prima <strong>di</strong> prenderlo in considerazione, bisogna assicurarsiche le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute del paziente siano buone. In ogni paziente, prima dell’intervento,devono essere eseguiti una visita clinica accurata, un controllo emocromocitometricoed un profilo biochimico completo. Nei cani <strong>di</strong>abetici, inoltre, la glicemiadeve essere ben regolata e stabile prima che l’intervento chirurgico possa essereconsiderato sicuro (27).360


Foto 3: Cataratta ipermatura in un Segugio ItalianoFoto 4: Impianto <strong>di</strong> una lente intraoculare (IOL) pieghevole a 2 mesi dall’interventoL’esame oculare deve essere preciso e completo, devono essere valutati la reazione<strong>di</strong> ammiccamento alla minaccia, i riflessi pupillari <strong>di</strong>retti ed in<strong>di</strong>retti e la produzionelacrimale me<strong>di</strong>ante test <strong>di</strong> Schirmer (STT). Devono essere eseguiti il test <strong>di</strong>colorazione me<strong>di</strong>ante fluoresceina, la valutazione della pressione intraoculare (IOP)me<strong>di</strong>ante tonometria per applanazione o per indentazione e, se in<strong>di</strong>cata, la valutazionedell’angolo iridocorneale (gonioscopia) (27). Se il fondo non è visibile per la cata-361


Foto 5: Complicanza post-operatoria: danno endoteliale in un Samoiedo dopo intervento<strong>di</strong> facoemulsificazionetervento chirurgico, l’occhio viene mantenuto irrigato tramite una porta <strong>di</strong> irrigazionesituata sulla punta del facoemulsificatore. Per l’infusione continua vengono solitamenteutilizzati Ringer Lattato o Soluzione Salina Bilanciata (BSS) ad<strong>di</strong>zionati conuna soluzione <strong>di</strong> eparina al fine <strong>di</strong> ridurre la formazione <strong>di</strong> coaguli <strong>di</strong> fibrina in cameraanteriore (15).Si pratica una prima incisione corneale a due terzi della sua profon<strong>di</strong>tà e ad 1-2mm da limbo me<strong>di</strong>ante una lama Beaver n. 64. Tale incisione effettuata ad ore 11 siestende per circa 4-5 mm in lunghezza ed ha un’angolazione <strong>di</strong> circa 90° rispetto alpiano corneale (15). Successivamente con una lancetta da facoemulsificazione (<strong>di</strong>ametro3,2 mm) si penetra in camera anteriore mantenendo con il piano della corneaun angolo <strong>di</strong> lavoro acuto. Subito dopo si inietta attraverso la ferita chirurgica dellasostanza viscoelastica che può essere idrossipropilmetilcellulosa (HPMC) al 2%,ialuronato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o all’1% o so<strong>di</strong>o condroitin-solfato al 4% per mantenere una certapressione in camera anteriore e proteggere l’endotelio durante la facoemulsificazione(10, 11, 12, 15, 29, 30).Se si vuole eseguire una facoframmentazione extracapsulare della lente si lacerae si rimuove la capsula anteriore del cristallino (capsuloressi). Nel caso in cui si vogliainvece eseguire una facoframmentazione endocapsulare (o intercapsulare) vieneeseguita solamente una piccola incisione nella capsula anteriore (9). Questa tecnica,rispetto alla facoemulsificazione extracapsulare, ha il vantaggio <strong>di</strong> produrre minoreturbolenza in camera anteriore e quin<strong>di</strong> minor danno a livello endoteliale (11, 28).La punta ad ultrasuoni in titanio, del <strong>di</strong>ametro esterno <strong>di</strong> 1 mm (1, 60 mm con laguaina in silicone), viene allora inserita in camera anteriore e si procede alla frammentazionedel nucleo e della corteccia ed alla contemporanea aspirazione dei frammenti(8).363


La sonda del facoemulsificatore viene utilizzata con una punta angolata a 45°, lapotenza <strong>di</strong> lavoro oscilla tra il 10% ed il 100% a seconda della durezza del cristallino(13, 19). La facoemulsificazione viene effettuata con movimenti in senso prossimo-<strong>di</strong>stale,tenendo la punta del manipolo ben lontana dall’endotelio corneale, dall’iridee dalla capsula posteriore. La tecnica più comunemente usata per la facoemulsificazionenel cane è la cosiddetta “<strong>di</strong>vi<strong>di</strong> e conquista”. Attraverso questa tecnicasi scava prima nella porzione centrale della lente, poi il cristallino viene <strong>di</strong>viso indue metà ed ogni metà in due quarti, si procede quin<strong>di</strong> alla frammentazione ed all’aspirazione<strong>di</strong> ogni quarto della lente. Vi sono alcune varianti <strong>di</strong> questa tecnica tra cuile più famose sono la “faco chop” e la “stop and chop” (14).Terminata la frammentazione viene eseguita la rimozione delle masse corticalirimanenti me<strong>di</strong>ante l’apparecchio I/A (infusione/aspirazione) (15, 18, 19). Anche ilmateriale viscoelastico andrebbe rimosso prima della chiusura della camera anterioreper impe<strong>di</strong>re eventuali rialzi pressori post-operatori causati dal suo elevato pesomolecolare (12, 28, 29).Per quanto riguarda il materiale <strong>di</strong> sutura, sia in me<strong>di</strong>cina umana che in veterinaria,il polyglactin 910 (USP 8/0-9/0) rappresenta un’ottima alternativa al più tra<strong>di</strong>zionalefilo in nylon nella chirurgia routinaria della cataratta. Questo filo, infatti, presentaun’ottima maneggevolezza, ma soprattutto scarsa reazione tissutale e buona tollerabilitàda parte dei pazienti (5).La facoemulsificazione ha il vantaggio <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re il completo collasso dellacamera anteriore, consente un più veloce recupero visivo e riduce i problemi correlatiall’astigmatismo e al dolore post-operatorio; inoltre le cicatrici corneali sononotevolmente più piccole e si hanno minori rischi <strong>di</strong> deiscenza della ferita (4, 10, 15,28). Nel post-operatorio si hanno poi una maggiore trasparenza della cornea dovutaal minor danno a carico delle cellule endoteliali corneali e minori rischi <strong>di</strong> uveitedovuti al fatto che l’occhio viene meno traumatizzato e che solitamente tutto il materialelenticolare può essere asportato senza problemi (8, 15).Per contro, gli svantaggi <strong>di</strong> questa procedura sono rappresentati fondamentalmentedalla <strong>di</strong>fficoltà tecnica e dal costo delle attrezzature (15, 28). Qualche <strong>di</strong>fficoltàsi ha pure nel caso in cui ci si trovi <strong>di</strong> fronte ad una lente molto dura, frequentein cani <strong>di</strong> età avanzata: questo poiché il maggior tempo impiegato nella frammentazionedella lente può essere causa <strong>di</strong> una più intensa uveite (8).Le complicanze intra-operatorie comprendono miosi, ifema, lussazione del cristallinoin camera anteriore, possibili rotture della capsula posteriore, prolasso delvitreo e migrazione <strong>di</strong> materiale lenticolare all’interno del vitreo stesso (11, 14, 18,28). In uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Nasisse et al. del 1991, la rottura della capsula posteriore durantel’intervento <strong>di</strong> facoemulsificazione viene riportata come la complicanza più frequente,la percentuale risulta infatti del 16,5% su un campione <strong>di</strong> ben 182 casi sottopostiad intervento chirurgico (18).Con la tecnica endocapsulare, rispetto a quella extracapsulare, si crea sicuramenteuna minore turbolenza in camera anteriore dovuta a rottura della lente, quin<strong>di</strong> unconseguente danno corneale endoteliale <strong>di</strong> minore entità. Tuttavia, un problema <strong>di</strong>questa tecnica è dato dall’opacizzazione della capsula anteriore causata dalla conseguenteproliferazione <strong>di</strong> fibre lenticolari al <strong>di</strong> sotto della capsula stessa (8).364


6b) Le lenti intraoculari (IOL)L’industria delle lenti intraoculari ha da poco compiuto trent’anni ed è alla continuaricerca <strong>di</strong> una lente che riproduca le caratteristiche del cristallino. Il <strong>di</strong>segno ela manifattura delle lenti hanno seguito <strong>di</strong> pari passo le tecniche <strong>di</strong> estrazione e lasede anatomica <strong>di</strong> posizionamento. La facoemulsificazione e la capsuloressi circolarehanno consentito lo sviluppo <strong>di</strong> lenti capsulari con agevole impianto anche attraversouna capsuloressi piccola. All’inizio, infatti, in me<strong>di</strong>cina umana risultava pocoproduttivo eseguire la rimozione della lente attraverso un’incisione <strong>di</strong> 3,2 mm, poiampliata a 6,5 o 8 mm per inserire la IOL. Negli anni 80 le IOL flessibili e pieghevolierano ancora in via sperimentale (3, 10, 28). Le prime lenti ideate ed usate anchein me<strong>di</strong>cina veterinaria erano monopezzo (6-7 mm) in polimetil-metacrilato(PMMA) (9); i primi risultati importanti riguardanti l’impianto <strong>di</strong> queste lenti intraocularinel cane si sono avuti nel 1991 (6, 18, 19).Ultimamente, anche negli animali si stanno usando lenti in materiale pieghevole(silicone, acrilico) che possono essere impiantate ad<strong>di</strong>rittura attraverso incisioni inferioriai 5 mm (10).Inizialmente, attraverso biometria e cheratometria si era visto che l’occhio delcane richiedeva lenti da 30 a 40 D (<strong>di</strong>ottrie), poi, in seguito ad ulteriori misurazioniattraverso retinoscopio, si è giunti alla conclusione che il potere <strong>di</strong>ottrico ottimale perle lenti intraoculari nel cane è <strong>di</strong> 41 D (10, 14).In cani in cui il cristallino asportato non viene sostituito dall’impianto della lenteintraoculare atta a correggere il <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> rifrazione, si ha una visione iperopicarispetto alla visione normale ed è questo il motivo per il quale gli animali afachicihanno problemi a vedere piccoli oggetti posti vicino a loro (8).7) LE COMPLICANZE POST-OPERATORIELe complicanze chirurgiche dell’intervento <strong>di</strong> cataratta possono comparire dapochi giorni a parecchi anni dopo la rimozione del cristallino. Per questo motivo ipazienti vengono controllati frequentemente per parecchi mesi dopo l’intervento. Uncontrollo a lungo termine, ogni sei mesi, viene mantenuto per tutta la vita.Esistono numerosi potenziali problemi post-operatori, qualunque sia il metodochirurgico utilizzato. Queste possibili complicanze sono l’ifema, l’uveite, il glaucoma,il danno endoteliale, le opacità capsulari ed i <strong>di</strong>stacchi retinici (4, 6, 7, 17, 19 30).In uno stu<strong>di</strong>o eseguito da Bagley e Lavach nel 1994 emerge come le complicanzepost-operatorie siano le stesse e della stessa entità in cani operati me<strong>di</strong>ante facoemulsificazionesia <strong>di</strong>abetici che non (2).L’ifema e le emorragie vitreali possono verificarsi sia durante che dopo l’intervento<strong>di</strong> estrazione del cristallino. Le cause sono date da un possibile sanguinamentoa livello del sito <strong>di</strong> incisione, da tensione a livello dei corpi ciliari, da improvvisicambiamenti della pressione intraoculare, contatto <strong>degli</strong> strumenti con il tessutouveale o strappi a carico della retina (11).L’uveite è sicuramente il più grave problema da affrontare dopo l’intervento <strong>di</strong>chirurgia della cataratta. Infatti, in camera anteriore si possono osservare fibrina ecorpuscoli in sospensione, la pupilla può <strong>di</strong>ventare miotica (nonostante l’uso dell’atropinatopica) e possono svilupparsi sinechie posteriori (28). In alcuni soggetti un’u-365


veite <strong>di</strong> basso grado può persistere ad<strong>di</strong>rittura per parecchi mesi dopo l’intervento.L’uveite pre-operatoria lente-indotta, inoltre, nonostante non rappresenti una controin<strong>di</strong>cazioneall’intervento chirurgico, tuttavia può <strong>di</strong>minuirne la percentuale <strong>di</strong>successo (8, 14). Per questo motivo, molto spesso, i pazienti vengono sottoposti adun trattamento pre-operatorio topico con corticosteroi<strong>di</strong> al fine <strong>di</strong> controllare il piùpossibile l’infiammazione intraoculare (7, 28).In bibliografia emerge come nel decorso post-operatorio in circa il 37-48 % deipazienti sia frequente un rialzo pressorio definito con il termine ipertensione ocularepost-operatoria (POH), che in genere si verifica entro alcune ore dall’intervento chirurgicoe <strong>di</strong> solito si risolve in ventiquattr’ore (8, 17, 24). Nella nostra esperienza personalesi è verificato un aumento pressorio post-operatorio nel 40% dei pazienti sottopostiad intervento <strong>di</strong> facoemulsificazione. Questo non è da considerarsi un veroglaucoma, evento in genere possibile dopo mesi o anni dalla chirurgia e a volteresponsabile dell’insuccesso chirurgico (11).Il danno a carico dell’endotelio corneale è un problema comune in caso <strong>di</strong> qualsiasiprocedura intraoculare, poiché l’endotelio non si rigenera. Se viene <strong>di</strong>strutto un<strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> cellule endoteliali durante l’intervento, come conseguenza <strong>di</strong>rettasi crea un edema corneale persistente. La durata <strong>di</strong> utilizzo <strong>degli</strong> ultrasuoni sembrainterferire con l’entità dell’infiammazione post-operatoria ma non con quella deldanno endoteliale (16). Gran parte del danno, infatti, sembra essere fondamentalmenteindotto dall’azione traumatica provocata dai frammenti della lente a caricodell’endotelio e dal possibile contatto <strong>di</strong> strumenti, punte ed aghi con la superficieinterna della cornea (8, 16, 17). E’ stato comunque <strong>di</strong>mostrato che il danno endotelialedurante l’intervento <strong>di</strong> cataratta è sicuramente maggiore con la tecnica <strong>di</strong> estrazionechirurgica extracapsulare piuttosto che con la facoemulsificazione (16).A questo proposito, da sempre, sono state impiegate sostanze viscoelastiche alfine <strong>di</strong> proteggere l’endotelio dal trauma meccanico provocato durante l’interventochirurgico, tamponare eventuali emorragie e mantenere costante il volume dellacamera anteriore permettendo al chirurgo <strong>di</strong> avere maggior spazio per le manualitàchirurgiche (29, 30).Dopo l’intervento chirurgico esiste la possibilità che si sviluppino opacità a caricodella capsula anteriore e posteriore conseguenti al deposito <strong>di</strong> tessuto fibroso inquesta sede. Tali opacità possono potenzialmente pre<strong>di</strong>sporre il cane alla cecità (8).L’ultima complicanza post-operatoria che si può avere nel cane in seguito all’intervento<strong>di</strong> facoemulsificazione è la comparsa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacchi retinici regmatogeni (conlacerazione della retina) con conseguente cecità definitiva (6, 8, 27). In uno stu<strong>di</strong>o del1991 (30) viene riportata una percentuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacchi pari al 23% associata ad estrazioneextracapsulare della lente, mentre solo del 4%-5% in caso <strong>di</strong> facoemulsificazione(28). Parecchi stu<strong>di</strong> sono stati fatti nel tentativo <strong>di</strong> risolvere questi <strong>di</strong>stacchime<strong>di</strong>ante trattamenti chirurgici, ma i successi relativi ad un recupero della visionesono molto bassi, specialmente quando l’area retinica <strong>di</strong>staccata si presenta ampia(30).8) CONSIDERAZIONI CONCLUSIVENel corso <strong>degli</strong> anni sono stati pubblicati vari risultati riguardanti la percentuale<strong>di</strong> successo dopo l’intervento chirurgico <strong>di</strong> estrazione della lente interessata da cata-366


atta nel cane. Questo, tenendo presente che per successo dell’intervento chirurgicosi intende chiaramente il ritorno dell’animale ad una visione funzionale.Questi risultati hanno <strong>di</strong>mostrato come a breve termine l’intervento sia moltosod<strong>di</strong>sfacente e che, a lunga scadenza, i risultati siano da considerarsi sod<strong>di</strong>sfacenti(8). In particolare, in uno stu<strong>di</strong>o del 1985 su 53 cani, Paulsen et al. riferiscono unapercentuale <strong>di</strong> successo dell’83% a 6 settimane dall’intervento <strong>di</strong> asportazione extracapsularedella lente, questa percentuale risulta del 69% a 6 mesi e scende fino al38% dopo 23 mesi dall’intervento. Similmente, sempre in uno stu<strong>di</strong>o del 1985 su ben240 cani, Rooks et al. riportano una percentuale <strong>di</strong> successo del 79% a sei settimanedall’intervento (21). Miller et al., invece, riportano, in uno stu<strong>di</strong>o del 1987 eseguitosu 56 cani sottoposti all’intervento <strong>di</strong> facoemulsificazione, una percentuale <strong>di</strong> successodel 95% a 2 settimane dall’intervento; la percentuale scende poi all’86% dopo2 anni e al 71% a 4 anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza (8, 17). Questo ci <strong>di</strong>mostra ancora una voltacome, attraverso l’evoluzione nel campo dello strumentario e delle tecniche chirurgiche,le possibilità <strong>di</strong> successo siano, nel corso <strong>degli</strong> anni, <strong>di</strong> gran lunga aumentate.La facoemulsificazione è attualmente, il tipo <strong>di</strong> intervento chirurgico preferito perquanto riguarda l’estrazione del cristallino interessato da cataratta. Uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>Taylor et al. (1995) <strong>di</strong>mostra inoltre come l’incidenza <strong>di</strong> contaminazioni battericheintraoculari sia sei volte maggiore nei cani sottoposti ad intervento tra<strong>di</strong>zionale extracapsulareo intracapsulare rispetto ai pazienti operati me<strong>di</strong>ante facoemulsificazione(26).Un altro aspetto da sottolineare è che attualmente la tendenza <strong>degli</strong> oftalmologiveterinari è quella <strong>di</strong> rimuovere la cataratta in fase più precoce, allo sta<strong>di</strong>o immaturo,rispetto al passato in cui si tendevano ad operare solo occhi del tutto privi dellavisione (27). Questo permette <strong>di</strong> eseguire interventi più rapi<strong>di</strong>, meno invasivi e <strong>di</strong>minuisceil rischio <strong>di</strong> complicanze post-operatorie.La percentuale <strong>di</strong> successo dell’intervento chirurgico varia, quin<strong>di</strong>, in base allecaratteristiche della cataratta, al tipo <strong>di</strong> tecnica usata, nonché alla cooperazione delpaziente e del suo proprietario (25).Un ulteriore aspetto da non sottovalutare riguarda la prevenzione. L’incidenzadelle cataratte ere<strong>di</strong>tarie, infatti, può essere ridotta evitando <strong>di</strong> accoppiare tra loroanimali malati o portatori. Sarebbe auspicabile un controllo oculistico sistematico <strong>di</strong>tutti i riproduttori onde ridurre l’incidenza delle malattie oculari ere<strong>di</strong>tarie (25).Parole chiave: cane, cristallino, lente, cataratta, chirurgia, facoemulsificazioneRIASSUNTO - Gli autori fanno un excursus delle tecniche chirurgiche che si sonosperimentate nel corso <strong>degli</strong> anni relativamente all’intervento <strong>di</strong> estrazione della lenteinteressata da cataratta nel cane.Vengono descritte le tipologie delle varie cataratte, gli interventi tra<strong>di</strong>zionaliintra- ed extra-capsulari e la più moderna tecnica <strong>di</strong> facoemulsificazione unitamenteall’impiego delle lenti intraoculari (IOL). Vengono inoltre prese in considerazionel’anestesia, la selezione del paziente e le complicanze post-operatorie in corso <strong>di</strong>intervento <strong>di</strong> cataratta.367


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