In mutande. Ma con giacca e cravatta. Una provocazione di quattro ragazzi emiliani, che salgono sul palco di Palazzo D’Avalos, interrompendo la festa nazionale dell’Italia dei valori. Striscioni in mano, hanno spiegato il perché dell’irruzione: Il terremoto è come la vita. I ricchi ce la fanno. I poveri si devono arrangiare e Sul terremoto dell’Emilia dai media solo propaganda.
Mentre salgono le scale del palco, Di Pietro fa segno a qualcuno e dice ad alta voce: “Dategli il microfono”. Uno dei giovani in mutande tira fuori un foglietto e legge frasi che tanti ragazzi italiani potrebbero condividere: “Potremmo andarcene, ma noi vogliamo rimanere in Italia”. “Non siamo contro la politica, ma dalla politica abbiamo sentito solo chiacchiere”.
Alla fine Di Pietro sale sul palco e dice: “Noi non facciamo le chiacchiere. Facciamo i fatti, devolvendo alle popolazioni emiliane i soldi del finanziamento pubblico ai partiti”.
Nel pomeriggio, al termine del dibattito sul tema Il contributo di Italia dei valori ai terremotati dell’Emilia Romagna, al sindaco di Finale Emilia, Ferdinando Ferioli, e al presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, viene comunicato l’ammontare del contributo: un milione 700 mila euro per la ricostruzione.