Cronaca

Furti nelle case, auto incendiate ed estorsioni: benvenuti a Vibo, “zona franca” per la criminalità

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Il prefetto Longo determinato a ripristinare la legalità. Convocato un vertice interforze ma l’assenza di un adeguato sistema di videosorveglianza pubblico non aiuta le indagini

di MIMMO FAMULARO

Auto incendiate, negozi svaligiati, furti alle abitazioni e ai casolari di campagna, richieste estorsive recapitate via posta con i soliti messaggi intimidatori sempre più frequenti. Nelle ultime settimane Vibo e il Vibonese si sono trasformati in una sorta di “terra franca” dove accade di tutto e di più. E se a queste latitudini la ‘ndrangheta è sempre più una holding criminale con diverse sfumature di grigio ed un tessuto politico, economico e sociale fortemente inquinato ed infiltrato, a destare preoccupazione tra i cittadini è anche l’exploit della microcriminalità che rende ancora meno sicuro un territorio già abituato all’asfissia dei clan.

Allarme criminalità. Emblematico quanto accaduto prima e dopo Natale con un numero imprecisato di furti negli appartamenti: da Nicotera a Parghelia, passando per Zaccanopoli, Filadelfia e Filogaso. Il nuovo anno è iniziato con la piaga delle auto bruciate e con le solite intimidazioni alle imprese locali, chiamate a mettersi a posto. Furti, rapine, pressioni estorsive. Di tutto di più.

Vertice interforze. Di certo non è rimasta e non rimarrà a guardare la Prefettura di Vibo Valentia decisa a dare una risposta per ripristinare la legalità su un territorio fin troppo spesso salito agli onori della cronaca. Il prefetto Guido Longo ha infatti convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza allo scopo di fare il punto sulla situazione e di tracciare le strategie da attuare per prevenire ogni forma di reato. Le forze dell’Ordine stanno facendo il massimo per fronteggiare le diverse emergenze che attanagliano il territorio. Si deve però fare i conti con la dura realtà: mezzi, tecnologie e uomini insufficienti a contrastare l’arroganza della criminalità, sia quella organizzata nel mirino della Direzione distrettuale antimafia, che quella formata dai cosiddetti “cani sciolti” al vaglio degli investigatori coordinati dalla Procura ordinaria.

Videosorveglianza inadeguata. Non aiuta la mancanza di un adeguato sistema di videosorveglianza di cui sono sprovvisti la maggior parte dei comuni vibonesi. Laddove le telecamere ci sono non vengono invece utilizzate o risultano addirittura spente. Al contrario sono sempre di più i privati a dotarsi degli impianti di videosorveglianza a circuito chiuso quale principale deterrente per dissuadere i malviventi vari, cercare di prevenire eventuali azioni delittuose o aiutare le indagini di carabinieri e di polizia. Ciò che la gente non dice o ha paura di dire, finisce magari per essere filmato. 

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