Cronaca

‘Ndrangheta, processo al clan Bonavota di Sant’Onofrio: quattro condanne all’ergastolo

Il gup del Tribunale di Catanzaro ha condannato all'ergastolo i fratelli Pasquale, Domenico e Nicola Bonavota. Carcere a vita anche per Onofrio Barbieri

operazione-conquista-foto-clan-bonavota-1.png

Si è concluso con una vera e propria stangata il processo scaturito dall'operazione antimafia "Conquista" contro il clan Bonavota di Sant'Onofrio. Il gup del Tribunale di Catanzaro Barbara Saccà ha infatti condannato all'ergastolo quattro dei nove imputati. Si tratta dei fratelli Pasquale, Domenico e Nicola Bonavota e di uno dei loro luogotenenti, Onofrio Barbieri. Mano pesante anche per Francesco Fortuna per il quale il giudice ha inflitto una condanna a 30 anni di reclusione. Quattro anni a testa per Vincenzino Fruci di Curinga, Giuseppe Lopreiato e Domenico Febbraro di Sant'Onofrio. Condannato invece a 2 anni e 4 mesi il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi.




Operazione "Conquista". Nei confronti dei nove imputati, giudicati con rito abbreviato,  coinvolti nel duplice blitz Antimafia “Conquista 1 e 2”, scattato nel dicembre del 2016 e a giugno 2017, contro vertici e sodali del clan dei Bonavota, egemone a Sant’Onofrio e Maierato, nel Vibonese il pubblico ministero Antonio De Bernardo davanti al gup del Tribunale di Catanzaro Barbara Saccà aveva chiesto il carcere a vita per 5 imputati e condanne comprese tra i 5 e 2 anni di reclusione per gli altri quattro. In particolare aveva invocato l’ergastolo per i fratelli Domenico Bonavota, (38 anni) di Sant’Onofrio; Pasquale Bonavota, (43 anni) di Sant’Onofrio; Nicola Bonavota, (41 anni) di Sant’Onofrio;  Francesco Fortuna, 37 anni di Sant’Onofrio e Onofrio Barbieri, 37 anni di Sant’Onofrio. L'unico ad evitare il carcere a vita è stato quindi Francesco Fortuna. Pene leggermente ridotte rispetto alla richiesta del pm antimafia per Domenico Febbraro, (24 anni) di Sant’Onofrio , Vincenzino Fruci, (41 anni) di Curinga  e Giuseppe Lopreiato, (23 anni) di Sant’Onofrio. Nei loro confronti la richiesta era di 5 anni e 4 mesi ciascuno.

Le accuseAi vertici e affiliati del clan Bonavota, la Dda contesta una sfilza di reati che vanno, a vario titolo, dall’ associazione a delinquere di stampo mafioso, alla detenzione e porto d’armi comuni e da guerra, dalla ricettazione in concorso ai danneggiamenti ai danni di due aziende facenti parte del gruppo Callipo. In particolare l’intimidazione a colpi di arma da fuoco nel 2004 alla “Giacinto Callipo converse alimentari spa” e nell’aprile del 2016 al complesso residenziale “Popilia Country Resort”. Gli imputati  devono inoltre rispondere a vario titolo di due omicidi, quello di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, freddato il 4 maggio 2004 a colpi di arma da fuoco a Pizzo Calabro, e quello di Domenico Di Leo, alias “Micu Catalanu”, ucciso a Sant’Onofrio in via Tre Croci il 12 luglio 2014.

Più informazioni