IL COMMENTO | Un anno dopo le politiche, la legge di Censore impera ancora nel Pd vibonese

Solo Antonio Lo Schiavo, dall'esterno, tenta di fare opposizione all'ex deputato, mentre i dirigenti nicchiano e assecondano i voleri dell'uomo che, piaccia o meno, ha ancora la maggioranza del partito in mano

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Non ci sono dubbi. Bruno Censore è ancora il principale referente del Pd vibonese. Con buona pace di tutti. Borghesi, professionisti della politica, gente con la puzza sotto il naso che lo snobba ma alla resa dei conti continua a soccombere a lui. Un anno dopo la sconfitta alle elezioni politiche, che non fu un tracollo per l'ex deputato serrese, capace di ottenere il miglior risultato nel Mezzogiorno d'Italia, gli equilibri non sembrano mutati. Ed anche le primarie per l'elezione del segretario nazionale Nicola Zingaretti hanno confermato questo trend. Tra gli iscritti e i militanti del Pd vibonese, Censore, senza più cariche da ormai un anno, controlla circa il 70% delle adesioni o dei consensi. Sui metodi di gestione si potrà anche discutere, come pure sul tesseramento e sulle operazioni di voto nelle sezioni durante le primarie, ma l'aritmetica non è un'opinione, tantomeno un ragionamento giornalistico. L'aritmetica è una scienza esatta.




L'uomo forte di Serra San Bruno, peraltro, in questo anno, ha fatto delle scelte importanti. Prima fra tutte, quella di abbandonare il governatore Mario Oliverio al proprio destino e creare un progetto alternativo, insieme a Carlo Guccione che, nelle sue intenzioni, dovrebbe riportarlo in auge. Magari a palazzo "Campanella" se non addirittura a Roma. In molti erano convinti che, dopo le politiche, per Censore fosse arrivato il momento del tracollo, tanti denunciavano la sua gestione "militare" delle sezioni. Sembrava essere arrivata l'ora del cambiamento dopo oltre 10 anni per il Pd vibonese, gestito dall'ex deputato serrese capace di mettere alla porta fior di dirigenti senza che mai da Roma i vari Bersani, Renzi e compagnia alzassero un dito. Ebbene, così non è stato. In silenzio Censore ha ricominciato a "viaggiare" e, al di là dei sospetti sulle primarie della scorsa domenica, ha dimostrato che nel Vibonese comanda principalmente lui e gli altri sono poca cosa.

Eppure, in questo anno, Censore ha subito defezioni importanti. Ha perso, nella città capoluogo, Vito Pitaro, suo uomo di riferimento, capace di assicurargli un pacchetto consistente di voti; e con lui tutto l'ex gruppo consiliare. Pitaro ha scelto il centrodestra. Sta lavorando insieme al senatore Giuseppe Mangialavori alla costituzione delle liste per le elezioni amministrative a sostegno di Maria Limardo e alle prossime regionali avrà la ricompensa opportuna in termini di voti dal parlamentare azzurro. Saranno i numeri a chiarire ciò che oggi sembra molto difficile spiegare a parole. Ma questo avverrà...

Intanto, Censore non ha perso colpi. Nel Pd ha trovato, per sua fortuna, una grande acquiescenza, ad eccezione del tentativo encomiabile del prof. Antonio Viscomi di smuovere le acque e riannodare i fili di una tela difficile da ricomporre. E l'unico a fargli realmente opposizione, nella città di Vibo, è stato Antonio Lo Schiavo. Tant'è che il politico serrese su di lui ha posto un vero chiarissimo: non sarà il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni amministrative perchè non è in grado di schierare liste "di sostanza". Parole forti dinanzi alle quali solo Pino Ceravolo, responsabile della commissione per l'elaborazione delle liste, ha reagito sdegnato. Per il resto, solo silenzio, dal segretario provinciale in giù. E ciò significa che Censore - per tutti i dirigenti dem - anche per quelli che fanno finta di stare dall'altra parte della barricata nel partito, ha detto bene. Lo Schiavo non avrà, alla fine dei giochi, il sostegno del Partito democratico. Sostegno che andrà a Stefano Luciano, l'ex presidente del Consiglio comunale che già lo scorso anno sostenne la corsa al parlamento del politico serrese. E questa scelta, tra oggi e domani, potrebbe anche passare per essere unitaria. Perchè nel Pd c'è una sola legge: la legge di Censore! Una legge confortata dai numeri, se è vero che l'ex parlamentare è stato l'unico, in Calabria, a battere Oliverio, tra i sostenitori di Zingaretti alle ultime primarie. Questi sono i numeri. Le altre restano chiacchiere.

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