Mutui “trappola” in franchi svizzeri rate alle stelle

Rischia di esplodere anche in provincia il caso dei prestiti erogati dall’inglese Barclays. Mille clienti in Veneto

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BELLUNO. Sta per esplodere anche in provincia di Belluno la bomba dei mutui indicizzati al franco svizzero stipulati con la banca inglese Barclays. Contratti di compravendita che dovrebbero essere a rata fissa, ma che invece, da metà mutuo in poi, vedono lievitare le somme da pagare e l’importo stesso del prestito.

E tutto perché la moneta svizzera si è notevolmente rivalutata negli anni rispetto all’euro.

Se in Italia le persone che hanno sottoscritto questo tipo di prestito sono circa 5.500, in Veneto sono circa un migliaio e tra questi ci sono anche dei bellunesi. Quanti siano, però, ad oggi, non è dato sapere.

A lanciare l’allarme è l’associazione dei clienti che hanno sottoscritto questi mutui, capitanati dalla milanese Sheila Meneghetti e dalla vicentina Franca Berno che hanno costituito anche una pagina Facebook “Mutui in € indicizzati al Chf... Come funzionano realmente?” di cui fanno parte molti di coloro che si sono trovati, loro malgrado, protagonisti di questa vicenda.

«Il problema», dice Morena, una bellunese che ha sottoscritto questo tipo di mutuo, «è che la crescita delle rate avviene dalla metà della durata del mutuo in poi. Mutuo che non si può quindi nè surrogare nè estinguere, altrimenti uno si trova con cifre insostenibili da pagare».

Morena e suo marito avevano acceso il mutuo nel 2007 «quando i tassi erano molto alti: tramite un amico abbiamo contattato un consulente della Barclasy che ci ha proposto questo prestito. E noi ci siamo fidati», racconta, «accendendo un mutuo per la prima casa di 125 mila euro per 30 anni». Ma qualche anno fa la scoperta che quello che sembrava un mutuo favorevole in realtà non era così. «Nessuno ce lo aveva spiegato. Abbiamo infatti chiesto alla nostra banca un prestito per acquistare un’auto e ci è stato risposto che dovevano valutare la possibilità di darcelo perché avevamo un debito gravoso. E così mi sono informata e abbiamo scoperto che a fronte di un mutuo di 125 mila euro e di un residuo di 104 mila euro, dovremmo ridarne 148 mila. E questo per effetto della rivalutazione del franco svizzero sull’euro. Quindi la quota che dobbiamo pagare invece di diminuire è aumentata. E se all’inizio abbiamo scelto questo prestito perché a rata fissa, alla fine non è stato così».

E ora i consumatori si trovano a dover gestire una situazione del genere senza alcun punto di riferimento. «Abbiamno provato a contattare la sede di Treviso della Barclays ma non trattano mutui, così abbiamo chiamato un call center che risponde dall'Albania e infine abbiamo scritto una lettera. Non sappiamo a chi rivolgerci», dice la bellunese.

La questione è un po’ complicata. Quello sottoscritto dagli utenti è infatti un mutuo fondiario in euro indicizzato al franco svizzero: «La Barclays consigliava questo mutuo in euro assicurando tassi più bassi grazie al fatto che il Libor (il tasso di interesse di mercato a cui le banche si scambiano i prestiti in franchi svizzeri) è più basso dell’Euribor, omettendo di comunicare però che questa differenza di tassi, che aumenta il margine di guadagno per la banca, scarica sul cliente il rischio di cambio. Infatti, in caso di richiesta di estinzione anticipata o surroga l’importo del capitale residuo lievita per effetto dei cambi di valuta. «Nessuno ce l’aveva spiegato», dice anche Sheila Meneghetti, «e ora ci troviamo con debiti più grandi di quelli da cui siamo partiti, col rischio di passare a rate mensili di alcune migliaia di euro». È proprio sulla presunta mancanza di trasparenza che ora si gioca la guerra legale che in Spagna ha dato ragione ai consumatori.