Il rating reputazionale per difendersi dai broker truffatori, come funziona

di Domenico Marino

La sfida dei prossimi anni è mettere gli individui, le aziende e le organizzazioni in condizione di costruire la propria affidabilità grazie alla valutazione della reputazione digitalizzata, documentata e tracciabile rappresentata da un rating

Molti hanno visto il film “the Wolf of Wall Street” interpretato da Di Caprio in cui uno spregiudicato broker truffava sistematicamente un gran numero di piccoli investitori promettendo guadagni straordinari e spingendoli ad investire in società che erano scatole vuote. Ma probabilmente pochi si rendono conto che in questo settore la realtà supera di gran lunga la fiction. A partire da Tom Ponzi, un italoamericano che negli anni ’20 del secolo scorso organizzò una truffa tanto estesa da guadagnarsi un posto nella letteratura economica. In ricordo delle sue “poco raccomandabili” imprese venne coniato il temine “Ponzi Game” per indicare appunto quel meccanismo truffaldino in cui le piccole perdite di molti finanziano i grandi guadagni di pochi che in genere coincidono con gli organizzatori del gioco truffa. Bernard Madoff, morto qualche mese fa all’età di 82 anni, è un altro esempio recente di broker-truffatore che ha frodato gli investitori di più di 65 miliardi di dollari ed è stato per questo condannato a 150 anni di carcere. Anche in Italia abbiamo avuto negli ultimi anni casi di broker-truffatori, forse un po’ più ruspanti e meno abili, ma non meno spregiudicati. Gianfranco Lande, soprannominato il Madoff dei Parioli, ha truffato 170 milioni di euro ai suoi clienti e per questo è stato condannato nel complesso a circa 10 anni di reclusione. L’ultimo in ordine di tempo ad entrare nell’Olimpo dei truffatori seriali è Bill Hwang, un americano di origini coreane che ha creato in una sola settimana un buco di 15 miliardi di dollari (il buco totale non è ancora stimato ed è destinato a crescere in maniera vertiginosa), accollando ingenti perdite anche a grosse banche del calibro di Nomura e Credit Suisse che nel complesso hanno negli anni prestato più di 50 miliardi di dollari a Hwang e che difficilmente si vedranno restituire.

Cosa ci insegnano questi casi e come ci si può difendere da simili soggetti? Un modo molto innovativo e intelligente di farlo è quello di rendere obbligatorio per tutti coloro che operano nel settore dell’intermediazione finanziaria (a cominciare dai manager per finire ai promotori) il rating reputazionale. Tutte le truffe sopra descritte si sarebbero facilmente evitate con questa piccola accortezza! La sfida dei prossimi anni è mettere gli individui, le aziende e le organizzazioni in condizione di costruire la propria affidabilità grazie alla valutazione della reputazione digitalizzata, documentata e tracciabile rappresentata da un rating. E di permettere a tutti di conoscere il grado di affidabilità dei soggetti con cui si viene a contatto per qualunque tipo di affare. L’interazione tra la AI (Intelligenza Artificiale) e il «rating reputazionale digitalizzato» pubblicato dal periodico online Crop news (cropnews.online) permette finalmente di misurare in modo oggettivo il grado di fiducia meritato in vari ambiti: penale, fiscale, civile, lavoro e impegno sociale, studi e formazione (solo per le persone fisiche). Inoltre Crop news diventa la nuova centrale rischi «onlife» gestita dalla users community in cui confluiscono gli atti endoprocedimentali e giudiziari relativi a ogni genere illeciti e inadempimenti che finalmente perdono l’anonimato, favorendo lo sviluppo ordinato dell’economia e innalzando il livello di sicurezza nei rapporti di lavoro e personali, determinando la deflazione del contenzioso, straordinariamente elevato in Italia e considerato elemento frenante dello sviluppo.

È questo un nuovo ed efficiente modello organizzativo di gestione e controllo (Mogc) capace di individuare tempestivamente i rischi a cui i privati, le aziende e gli enti sono esposti e intervenire in maniera incisiva nel corso di tutta la loro vita, al fine di evitare qualsiasi rischio di truffa. I clienti di Tom Ponzi, Madoff e Lande non avrebbero subito le forti perdite che hanno avuto e Nomura e Credit Suisse avrebbero risparmiato parecchie decine di miliardi di dollari se avessero chiesto preventivamente la «carta di identità» reputazionale alla loro controparte in affari. Con i rating reputazionali si promuove l’«economia comportamentale», mettendo in campo una nuova strategia per migliorare le decisioni sia di consumatori e utenti, sia di operatori economici, ricorrendo al «nudge, la spinta gentile», termine coniato da Richard H. Thaler, premio Nobel per l’economia 2017, con cui si intende «qualsiasi aspetto dell’architettura di scelta che altera il comportamento delle persone in modo prevedibile senza proibire alcuna opzione o cambiare significativamente i loro incentivi economici».

14 luglio 2021 (modifica il 14 luglio 2021 | 16:20)