Mps, Siena tra rabbia e speranza: “Non sarà mai come prima...”

LO sanno che sulla banca non possono più far conto: «Non tornerà mai com’era per Siena» dice a mezza voce un pensionato cercando un po’ di ombra in una delle stradine intorno a piazza del Campo. Voltare pagina non è facile, il Monte dei Paschi è una radice a cui Siena aveva legato il cuore. E lo sanno bene i piccoli azionisti che in questi anni di salti nel vuoto ci hanno rimesso liquidazioni e sogni. «C’è gente che ha perso anche il 97% di quello che aveva investito - racconta Romolo Semplici dell’Associazione Pietraserena e nel consiglio direttivo di Mps per i piccoli azionisti: «Ci prenderanno in giro ancora? Sono quattro anni che sento dire che siamo dentro al tunnel ma che vediamo in fondo una luce...». Cautela e diffidenza sono i compagni di viaggio: «Non ci possiamo fidare. A questo punto Siena l’ha persa davvero la sua banca e noi cosa dovremmo dire? Che siamo contenti?». L’obiettivo minimo è salvare i posti di lavoro e quello che resta: «Su questo non ci sono dubbi. Ma vorrei ricordare che eravamo 4-500 noi piccoli azionisti. Tra un aumento di capitale e l’altro siamo rimasti meno di 100 e adesso con il nuovo aumento precipiteremo un’altra volta» spiega Semplici. Hanno vergogna a dire nome e cognome, hanno vergogna a dire che loro, da dipendenti Mps o ex, ci sono cascati e quando Mussari aprì la possibilità di investire in azioni della banca la propria liquidazione in diversi hanno detto sì: «Ho colleghi di Mps che nel 2007 aveva 20mila azioni, per un valore fra i 35-40mila euro, in questi anni non si sono mossi e non avendo fatto nessun aumento di capitale, non avendo diluito le perdite si sono ritrovati con 10 azioni e 8 euro» confida un ex dipendente. È questo uno dei drammi di Mps. «Sì ma i magistrati devono indagare, vogliamo chiarezza - spiega Sergio un altro dell’associazione Piccoli azionisti per il Buongoverno della banca - Qualcuno ha indagato sul fatto che i crediti in sofferenza sono al 70% di grandi imprenditori? Sono concentrati in 9.300 pratiche quando invece soltanto il 30% riguardano famiglie, artigiani, piccoli commercianti e lì le pratiche salgono a 117mila? Chi sono quei grandi imprenditori che hanno lasciato i crediti in sofferenza? Chi sono i cinque o sei alti dirigenti dentro Mps che hanno concesso quei prestiti?». Siena è in una morsa. «Come stiamo dopo che i risultati degli stress test ci danno come i peggiori d’Europa e dopo l’aumento di capitale di 5 miliardi di euro? - comincia il sindaco Bruno Valentini - Stiamo sospesi fra rabbia, ansia e speranza». Rabbia? «Sì, perché si vedono le conseguenze prodotte dalla banda di delinquenti che ha governato la banca in passato - riprende Valentini -, ansia perché eravamo in attesa al verdetto dell’Europa che non mi sembra preoccupata della sicurezza dei risparmiatori e del progredire della banca; speranza perché la soluzione individuata con l’aumento di capitale mette la parola fine alla turbolenza degli ultimi anni e dà una rotta stabile confermando il risanamento. Se la banca ha retto in queste condizioni abbiamo speranza». C’è poi chi come il rettore uscente dell’università indica le vie d’uscita: «Siena ha possibilità di sviluppo» predica Angelo Riccaboni, uno che si è trovato a governare nel crack dei conti accademici riuscendo a ritrovare riequilibrio e rilancio. «Bisogna puntare su tre aree di sviluppo: le scienze della vita, il food e il patrimonio artistico». Saranno quete le nuove banche di Siena?