Assicurazioni fasulle, truffati 200 clienti

Sotto indagine la Diamante snc, subagente Unipol: polizze incassate senza versarle alla Compagnia. Danni per 150mila euro

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(ansa)

di Claudio Erné

Duecento famiglie e ditte coinvolte. Centocinquantamila euro di danni accertati fino a questo momento. Polizze fasulle, certificati di assicurazione-auto “virtuali” che non coprivano alcun rischio ed esponevano i proprietari delle vetture al sequestro dei loro mezzi. Premi incassati e non versati alla Compagnia.

È questa la dimensione e la fisionomia dell’ennesimo “sbilancio” in ambito assicurativo su cui sta indagando la Procura della Repubblica: ipotesi di reato, truffa aggravata e appropriazione indebita. Al centro dell’inchiesta vi è la società “Diamante snc” di Franco Barbarino e Donatella Gellalia. Aveva sede in via Beccaria 5 e lavorava con un mandato di gestione a tempo indeterminato come subagente dell’Unipol Assicurazioni.

L’esposto-querela che ha messo in moto la macchina investigativa è stato presentato dal titolare dell’Agenzia Unipol di via Roma 18 a Trieste, per cui la “Diamante” operava come subagente. Si chiama Carmine Simeone ed è il primo danneggiato da quanto è accaduto. Ha ripianato personalmente l’ingente ammanco, ha attivato per i clienti gabbati vere polizze di assicurazione a copertura dei «pezzi di carta straccia» che aveva fornito, secondo l’accusa, la “Diamante snc” dopo aver incassato il premio, mettendosi i soldi in tasca o nel proprio cassetto. Talvolta per settimane, altre per sempre.

Ora Carmine Simeone, attraverso l’intervento del Tribunale e dei suoi legali, cerca di farsi risarcire dai suoi ex subagenti in cui aveva riposto fiducia in forza dell’antico rapporto di amicizia col padre di Franco Barbarino. L’Unipol gli ha intanto riconfermato il mandato di agente e la propria fiducia: altrettanto ha fatto la stragrande maggioranza dei clienti, anche quelli che sono stati incolpevolmente coinvolti nelle “iniziative” targate “Diamante snc”.

Ecco la storia. I primi sospetti nella gestione della subagenzia di via Beccaria, ora chiusa, sono emersi all’inizio del 2011. La sede centrale dell’Unipol per fare chiarezza ha inviato a Trieste un proprio ispettore-revisore. Oscar Michelazzi, questo il suo nome, ha verificato i registri, la cassa, i versamenti; ha sentito i dipendenti e molti clienti. In due mesi di indagini è riuscito a capire che l’epicentro del contagio e dello sbilancio era circoscritto all’interno della “Diamante snc” che non operava attraverso una gestione patrimoniale separata, come prevede il Decreto legge 209/05 all’articolo 117 e il regolamento Isvap. Il mancato rispetto di queste norme ha impedito alla Compagnia di verificare il percorso seguito dai premi incassati. Niente tracciabilità e di conseguenza la necessità di sentire uno a uno i clienti in modo da ricostruire il percorso dei loro soldi.

In questa brutta storia sono state prevalentemente coinvolte polizze per infortuni e malattia, polizze sulla vita e sul rischio casa, nonché Rc auto. Decine e decine di assicurati ovviamente non sapevano di non essere coperti dalle garanzie: tra essi ditte artigiane, capifamiglia. Anche case e appartamenti assicurati contro il rischio di incendio non erano per nulla garantiti; risultavano anzi totalmente scoperti. Questi clienti avevano accettato senza alcun sospetto le ricevute che la Diamante snc rilasciava loro, nell’ambito di un rapporto consolidatosi in 13 anni di attività.

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