Emanuela Petrillo, 30 anni, di Mogliano Veneto, è l'assistente sanitaria che è stata in questi giorni accusata di aver omesso di effettuare le vaccinazioni obbligatorie su centinaia di pazienti, soprattutto bambini, che si erano recate regolarmente in ospedale per effettuare le vaccinazioni come dal protocollo sanitario.

Ad oggi 23 aprile, sul suo capo pendono le accuse della Procura che ha riaperto le indagini a suo carico per omissione di atti d'ufficio- appunto il reato a lei ascritto per non aver vaccinato i pazienti.

Parla l'infermiera di Treviso indagata per finte vaccinazioni

Lei però si proclama innocente, favorevole ai vaccini, e dichiara di non aver mai evitato di effettuare il vaccino.

Dichiara di aver sempre fatto il suo dovere e di non sentire di dover nascondersi o vergognarsi per questo.

Tuttavia, assistita dal suo legale , avv. Paolo Salandin, afferma di essere ora impaurita e seriamente preoccupata per sè e la sua famiglia, dal momento che la notorietà di questa notizia l'ha esposta ad una gogna mediatica ed ad un attacco continuo sui giornali e sui social media. Avrebbe ricevuto pesanti insulti e minacce e si sente in pericolo e teme per l'incolumità dei suoi cari.

Non risulta al momento al legale della donna, che la Petrillo sia indagata, rimane invece la volontà della stessa di rispondere in Procura quale persona informata sui fatti.

E' inoltre sua intenzione riabilitare la sua immagine infangata su tutti gli organi di informazione immotivatamente. Rivela come il clima nell'ambiente lavorativo non fosse il massimo anche se si dice sconcertata di fronte al comportamento di colleghi e azienda sanitaria, ma non in grado al momento di difendersi visto che non conosce i nomi e le circostanze che la accusano. Il provvedimento disciplinare a suo carico le sembra un provvedimento dovuto a questioni politiche sindacali, estranee ai vaccini.

La Petrillo conferma di essere a favore dei vaccini e di averli sempre somministrati regolarmente nonché di aver anche convinto gli indecisi a effettuarli.

Non si spiega come mai l'80% dei pazienti da lei vaccinato non risulti coperto dal vaccino, ed a sua difesa dichiara come al momento dell'effettuazione del vaccino non è mai stata sola in quanto assieme ai bimbi c'è sempre anche un genitore-quasi sempre la madre- per cui le sarebbe stato impossibile gettare il siero senza effettuare il vaccino.

Per quanto riguarda il fatto che i pazienti da lei vaccinati non piangessero lo ha sempre considerato un punto a suo favore e non un motivo di condanna.