E' stata approvata la legge sul licenziamento lampo per i dipendenti statali sorpresi a timbrare il cartellino e poi andare via. Si tratta del decreto attuativo della riforma della Pubblica Amministrazione firmata dal ministro Marianna Madia, già presentato in Consiglio dei Ministri lo scorso gennaio ed ora definitivamente approvato, con il quale si prevedono tempi certi (e rapidi) per i lavoratori pubblici che timbrano il badge e poi vanno a fare la spesa, jogging o altro, come riportato quasi quotidianamente delle notizie di cronaca.

La nuova procedura rapida per il licenziamento degli statali

Secondo quanto previsto dalla nuova norma, il lavoratore sorpreso dal dirigente a timbrare il cartellino e poi andare via dovrà essere sospeso entro 48 ore. La procedura per il licenziamento avrà inizio con la comunicazione al lavoratore dell’apertura della procedimento; a partire dalla notifica, il lavoratore avrà 15 giorni di tempo per presentare una propria difesa cui seguiranno altri 15 giorni per il completamento dell’istruttoria. In pratica, i “fannulloni” saranno licenziati nel giro di 30 giorni, contro i 120 necessari attualmente.

Nel periodo di “sospensione” il dipendente non riceverà lo stipendio, ma un cosiddetto “assegno alimentare” consistente nel 50 per cento dello stipendio stesso.

Sanzioni anche per i dirigenti nella legge anti fannulloni

La legge contro fannulloni e furbetti del cartellino prevede anche sanzioni per i dirigenti che fanno finta di non vedere evitando di avviare il procedimento disciplinare. Questi potrà, a sua volta, essere licenziato, rischiando anche un procedimento penale per omissione di atti d’ufficio, reato che prevede una pena variabile da 6 mesi a 2 anni, benché suscettibile di sospensione condizionale.

Viene prevista, per il dipendente pubblico licenziato, anche la possibilità di una sanzione pecuniaria per danno d’immagine pari a minimo sei mesi di stipendio.

L’ammontare esatto del risarcimento dovrà essere stabilito dal giudice in base al risalto mediatico della vicenda. In pratica, più i mezzi d’informazione ne parleranno, maggiore sarà il danno d’immagine subito dalla Pubblica Amministrazione e, di conseguenza, maggiore dovrà essere il risarcimento a carico del dipendente licenziato.